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Ecco perché il Pnrr è “un’occasione da non sprecare”. Parla l’esperto

"L’opportunità nasce non solo dal flusso di risorse nette in arrivo, ma anche dal fatto che l’impiego di queste risorse è vincolato agli investimenti", spiega Luigi Grassia, storica firma economica della Stampa

Pnrr come treno da non perdere. In Terris ha intervistato Luigi Grassia, firma storica della Stampa e uno dei più autorevoli giornalisti economici italiani sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il pacchetto di misure è stato approvato dall’Italia per rilanciarne l’economia dopo la pandemia di Covid-19, al fine di permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese. Dalle riflessioni di Luigi Grassia esce uno spaccato illuminante sulla globalizzazione tra economia e comunicazione

Pnrr
Foto concessa da Luigi Grassia

Opportunità Pnrr

Le risorse stanziate per il Pnrr sono pari a 191,5 miliardi di euro, ripartite in sei missioni. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 40,32 miliardi. Rivoluzione verde e transizione ecologica: 59,47 miliardi.
Alla luce della sua lunga esperienza nel giornalismo economico, ritiene che il Pnrr sia più un’opportunità o un rischio per l’Italia?
“L’opportunità del Pnrr nasce non solo dal flusso di risorse nette in arrivo, ma anche dal fatto che l’impiego di queste risorse è vincolato, ed è vincolato agli investimenti; non possono essere sprecate per spese correnti o per bonus, come capita troppo spesso. L’Italia negli ultimi vent’anni è stata affetta da una carenza cronica di investimenti pubblici (anche privati, ma questo è un altro discorso), carenza dovuta al fatto che per rispettare i vincoli europei di bilancio le prime spese a essere sacrificate sono sempre state quelle d’investimento a lungo termine (a vantaggio di quelle correnti e dei bonus, che rendono di più nel breve termine sul piano del consenso elettorale). Adesso invece è proprio l’Europa che ci chiede, anzi ci impone, di usare questi soldi per investimenti, altrimenti il flusso si interrompe”.pnrrCiò cosa comporta?
“Questo ci impone anche delle responsabilità e fa sorgere un rischio. La crisi economica indotta dal Covid ha spinto l’Unione europea a violare uno dei suoi tabù, cioè a emettere titoli di debito comune, soprattutto a carico dei pesi del Nord Europa. Se l’Italia e gli altri paesi beneficiari (soprattutto del Sud Europa) dimostreranno di saper usare bene questi fondi, la strada sarà aperta per una sempre maggiore integrazione anche da questo punto di vista. Se invece i progetti andranno a rotoli (e molti gufi nel Nord Europa lo sperano) si dirà “visto? È solo un modo di sprecare denaro” e questa prospettiva si chiuderà”.pnrr
In che modo l’affermarsi del giornalismo digitale e della comunicazione “fai da te” dei social hanno cambiato la sua professione?
“Hanno cambiato il sistema della comunicazione in generale, probabilmente in peggio, ma a dir la verità non hanno cambiato la mia professione, o se lo hanno fatto è stato in meglio. Democratizzare l’informazione, dando a tutti la facoltà di parola offerta dai mass media digitali, è stata cosa buona e giusta, e non si tornerà indietro, ma gli esiti sono così così. Il dibattito sui social degenera quasi sempre nell’insulto dopo un paio di scambi, inoltre si fonda quasi esclusivamente sul commento di notizie prodotte dal sistema dei mass media tradizionali, mentre la produzione di notizie originali da parte dei social è praticamente nulla; le speranze del “citizen journalism” non si sono realizzate, e visto che ormai se ne parla da trent’anni, direi che la sentenza è passata in giudicato”. PnrrPuò farci un esempio?
“Il modo consueto di procedere sui social è orecchiare un sentito dire e rilanciarlo come “notizia”, senza le procedure di verifica tipiche del lavoro nei giornali e nelle tv. Si potrà obiettare: ma anche leggendo giornali diversi si scoprono letture diverse, a seconda del loro orientamento, quindi non ci può essere una verità univoca. Corretto. Però leggendo quattro o cinque giornali di diverso orientamento si mette insieme il quadro di una verità che non sarà la Verità ma è la sommatoria di diverse verità complementari e convergenti, da cui il lettore può trarre un quadro chiaro di che cosa è successo e di quali sono gli orientamenti del dibattito. Giudichi ognuno di voi se lo stesso si può ottenere frequentando un po’ di siti online. Quanto alla mia personale condizione professionale, non ho da lamentarmi dell’avvento del digitale; se a centomila lettori di un giornale di carta si sommano due milioni potenziali di utenti unici, che leggono le sue pagine web, può solo far piacere al giornalista. Molto meno farà piacere agli amministratori dei giornali, le cui testate (in sostanza) si trovano a produrre notizie quasi gratis da lanciare nel sistema della comunicazione, facendo fatica a farsi remunerare per il lavoro svolto”.PnrrQuale consiglio può dare a un giovane che voglia intraprendere la professione giornalistica?
“Mi spiace ma passo! Già quando ho cominciato io, nell’ambito di una professione tradizionale, era difficilissimo capire come muovere i primi passi; adesso che tutto sembra essersi sbriciolato i miei consigli lascerebbero il tempo che trovano. Però uno lo posso dare: se un/a ragazzo/a può vantare delle competenze speciali nel campo dei media digitali, ha una marcia in più e può farsi apprezzare nelle redazioni dei giornali. Parlo però di competenze speciali, non semplicemente saper usare il computer e navigare nei siti, che sarebbe come dire ‘mi lavo con l’acqua calda e uso lo spazzolino da denti'”.pnrrLibri, giornali, web, televisioni: cosa aiuta maggiormente un cittadino a informarsi e a comprendere l’attualità?
“Tutto. Il sistema è integrato. Però è un fatto che nella fruizione dei giovani i libri e i giornali di carta sono in nettissimo declino. A parziale smentita di quanto ho detto in una risposta precedente, devo ammettere di averne incontrato qualcuno che ne fa a meno, usa solo web e tv, eppure si mostra  capace di sostenere una conversazione di argomento politico o economico, senza ricorrere a frasi fatte o affermazioni apodittiche infondate. Ma sono eccezioni, serve una capacità di discernimento non comune”.Lei viaggia e lavora in tutto il mondo da molti anni, in che direzione sta andando la comunicazione?
“Tutto quello che ho detto riguarda la situazione italiana. Sembrerebbe naturale estrapolare le linee di tendenza al mondo intero, ma forse non sarà così. Se mi si chiede una previsione per la comunicazione in Italia, immagino un ulteriore sbriciolamento del sistema in direzione del “tutto digitale”; però in molti paesi stranieri, dal Nord America all’Europa e all’Australia, continuano a esserci giornali che vendono milioni di copie (di carta). Chissà perché noi facciamo eccezione; e non ci aiuta neanche avere una popolazione mediamente più anziana, che si immaginerebbe più affezionata ai giornali tradizionali. Nell’ex Terzo Mondo la lettura di giornali e libri è addirittura in aumento, con la scolarizzazione e la crescita del tenore di vita pro-capite (globalmente intesa, è ovvio, non in ogni singolo quadrante). Perciò il futuro ci potrebbe sorprendere”.

 

 

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