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Plogging: il lato sano della competizione

Foto di Brian Yurasits su Unsplash

Il “plogging”, termine derivato dalla fusione di “plocka upp” (“raccolta” in svedese) e dell’inglese “jogging” (corsa lenta), è una recente pratica sportiva, diffusa ormai in tutto il mondo, in cui podisti e camminatori ripuliscono il territorio, eliminando i rifiuti sparsi. Il plogging coniuga una sana attività sportiva con la salvaguardia dell’ambiente. Spesso è svolto in gruppo e permette di rastrellare grandi quantità di rifiuti. È stato lanciato, in particolare, dall’attivista ambientale svedese, nonché runner, Erik Ahlström, il primo “plogger”.

Il problema dell’immondizia sembra non essere legato solo all’Italia: se il fondatore, svedese, ha avuto l’idea poiché infastidito dai cumuli di spazzatura che notava lungo le strade del suo Paese, vuol dire che, anche in realtà notoriamente impeccabili e green, la situazione non è del tutto rosea. Una delle caratteristiche di questa pratica è l’altissima contagiosità: piace e raccoglie estimatori ovunque. Si tratta di un aspetto molto confortante che, in qualche modo, ammortizza l’amaro spettacolo dell’immondizia lasciata ovunque.

Sempre più spesso, cittadini a passeggio nei parchi, notano i podisti fermarsi improvvisamente, tornare inspiegabilmente un po’ indietro e raccogliere qualcosa da terra: il mistero è spiegato e il fenomeno si fa conoscere, si tratta di plogger. Accanto a iniziative dei singoli o di piccoli gruppi di appassionati, in cui dominano una maggiore semplicità e una minima organizzazione, vi sono eventi e manifestazioni competitive, basate su regolamenti molto precisi. Non è necessario, comunque, un allenamento di tipo agonistico per correre nelle gare ufficiali, si può “competere” anche fra amici, al piccolo trotto, pur di centrare l’obiettivo ecologico. Si tratta di una tendenza in continuo sviluppo: il duplice fine ha contagiato tanti appassionati e tante persone sensibili all’ambiente. È necessario portare con sé una borsa per raccogliere i rifiuti. Per una raccolta più comoda e veloce, sono indicate le pinze specifiche, in grado di arpionare la singola cartaccia o il residuo di plastica. In alcuni casi “urbani” di degrado, vista la presenza enorme di rifiuti abbandonati, in cui correre è oggettivamente più difficile, si renderebbe necessario un esercito di runner. O, forse, basterebbe un esercito di persone educate.

Il 5 dicembre 2001, nel Messaggio del Santo Padre in occasione dell’Anno internazionale del volontariato, San Giovanni Paolo II, affermò “Il volontariato costituisce un fattore peculiare di umanizzazione: grazie alle svariate forme di solidarietà e di servizio che promuove e concretizza, rende la società più attenta alla dignità dell’uomo e alle sue molteplici aspettative. Attraverso l’attività che svolge, il volontariato giunge a sperimentare che, solo se ama e si dona agli altri, la creatura umana realizza pienamente se stessa. […] Spesso i volontari suppliscono e anticipano gli interventi delle pubbliche istituzioni, alle quali spetta di riconoscere adeguatamente le opere nate grazie al loro coraggio e di favorirle senza spegnerne lo spirito originario”.

Kate O’Neill, professoressa universitaria, è l’autrice del volume “Oro sporco” (sottotitolo “Economia e politica della spazzatura”), edito da Luiss University Press nel settembre 2022. Parte dell’estratto recita “I rifiuti possano rappresentare non solo un rischio ambientale e sanitario, ma anche un asset prezioso per la nuova economia globale. In un mondo in cui la scarsità di risorse sta diventando un problema sempre più tangibile è forse proprio da ciò che siamo abituati a gettare via che possiamo costruire gli strumenti di rigenerazione del nostro futuro”.

Il “Rapporto Rifiuti Urbani”, nell’edizione 2023 (riferita all’anno 2022), pubblicato dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), visibile al link https://www.isprambiente.gov.it/files2023/pubblicazioni/rapporti/rapportorifiutiurbani_ed-2023_n-393_versioneintegrale.pdf, offre una mole imponente di dati interessanti. Fra questi, si legge “Nel 2022, la produzione nazionale dei rifiuti urbani (RU) si attesta a circa 29,1 milioni di tonnellate, in calo dell’1,8% (544 mila tonnellate) rispetto al 2021. […] A fronte degli incrementi rilevati per gli indicatori socioeconomici, quali prodotto interno lordo e spesa per consumi finali sul territorio economico, rispettivamente pari al 3,7% e 6,1%, i dati sui rifiuti urbani diminuiscono dell’1,8% rispetto al 2021 […] Nel 2022, la percentuale di raccolta differenziata (RD) è pari al 65,2% della produzione nazionale, con una crescita di 1,2 punti rispetto al 2021. In termini quantitativi, la raccolta differenziata si mantiene pressoché invariata (-0,1%, quasi 23 mila tonnellate in meno rispetto al 2021) attestandosi a 18,9 milioni di tonnellate. […] La produzione pro capite si attesta, nel 2022, a 494 chilogrammi per abitante, facendo registrare una variazione percentuale negativa dell’1,6%, rispetto al 2021”.

Focus Junior, al link https://www.focusjunior.it/news/plogging-correre-per-lambiente-e-non-solo/, ricorda “Secondo l’app di fitness Lifesum mezz’ora di plogging  fa bruciare 288 calorie circa, rispetto alle 235 bruciate facendo solo jogging, mentre una camminata veloce ne brucia circa 120”. Rammenta anche che il primo campionato mondiale (dal I al 3 ottobre 2021) si è svolto in Italia, in Val Pellice (Torino) e che i 55 atleti hanno raccolto ben 795 kg di spazzatura.

Il 30 settembre e il I ottobre 2023 si è svolta, a Genova, la III Edizione del Campionato Mondiale di plogging, con 80 partecipanti. Un blog del settore,  ambientenonsolo.com, al link https://ambientenonsolo.com/durante-il-campionato-mondiale-di-plogging-a-genova-raccolti-circa-tremila-kg-di-rifiuti/, ha precisato che, nell’occasione “Sono stati raccolti circa 3.000 kg di rifiuti abbandonati, più di 2.000 kg (il 71% del totale) di esso è stato riciclato […] In media sono stati raccolti 2,2 kg di rifiuti per km”.

Nel 2021, in seno alla polisportiva S.S. Lazio, si è costituita la sezione “Plogging”, prima associazione sportiva del settore. L’entusiasmo e la voglia di chi prende parte a queste iniziative (o le conduce in solitario) ripagano dell’atteggiamento distaccato e freddo del “chi te lo fa fare?”. La risposta: non si tratta di tempo perso ma di un contributo alla qualità di vita del pianeta, degli abitati e, di conseguenza, di se stessi, sia fisicamente sia spiritualmente.

Altro luogo comune, frutto dell’indifferenza, è il concetto insano del “tanto qualcuno pulisce”. Si realizza, così, una fattispecie prossima all’“effetto spettatore” (o “apatia degli astanti”), teorizzata dalla psicologia sociale, in cui, dinanzi a un’emergenza, non si interviene poiché si delega e si assume che qualcuno, fra i tanti presenti, si muoverà. Più sono gli astanti, più aumenta la deresponsabilizzazione. Nel caso dell’abbandono dei rifiuti, l’emergenza è costante e distribuita nel tempo, non immediata ma presente. Il numero degli astanti è variabile ma il problema è profondamente collettivo.

Tali considerazioni alimentano la necessità di una sensibilizzazione profonda e diffusa, per far aprire gli occhi (e il cuore) su una problematica oggettiva e palese, dove non c’è spazio per soggettività e pareri discordi. Si tratta di una piaga senz’appelli. Almeno a parole e negli intenti, c’è unanimità, non vi può essere, in questo caso, alcun aspetto divisivo.

È importante che la sensibilizzazione proceda sin dalla scuola, perché le giovani leve si rendano conto dell’importanza della tutela e del rispetto per il Creato.

La “fine” del plogging è in un utopistico mondo in cui non ci siano rifiuti sparsi da raccogliere. Solo allora, in occasione della comparsa della civiltà, il plogging potrà mutare pelle, rinnovarsi e convertirsi.

Marco Managò: