I pilastri del giornalismo cattolico in un mondo che cambia

Le nuove sfide e i baluardi etici del giornalismo cattolico spiegati a Interris.it da Vincenzo Varagona, presidente nazionale dell' Ucsi, l'Unione Cattolica Stampa Italiana

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Nel suo messaggio in occasione della cinquantaquattresima Giornata delle Comunicazioni Sociali, Papa Francesco, ha ricordato ai professionisti della comunicazione presenti che “per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone, storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme”. Alla luce di ciò, i giornalisti e in particolar modo quelli cattolici, hanno di fronte un orizzonte ampio, che spazia dalla tutela della democrazia, all’incentivazione del diritto di cittadinanza, fino ad arrivare all’impatto e al conseguente utilizzo delle nuove tecnologie. Interris.it, in merito a questi temi e alle nuove sfide che connotano il mondo dell’informazione, ha intervistato Vincenzo Varagona, giornalista e presidente dell’Ucsi, l’Unione Cattolica Stampa Italiana, nata nel 1959 con l’intento di valorizzare il contributo dei laici cattolici impegnati nella comunicazione “per accrescere nell’opinione pubblica la stima per il giornalismo quale strumento di verità, giustizia e fraternità”.

Vincenzo Varagona, presidente nazionale dell’Ucsi (@ a sx Pexels da Pixabay a dx Vincenzo Varagona)

L’intervista

Presidente, qual è il ruolo dei giornalisti cattolici in un mondo dell’informazione connotato dall’emergere di veloci cambiamenti?

“Viviamo in un momento storico che ha forti difficoltà a caratterizzarsi con la necessaria visione etica. Ai giornalisti cattolici è richiesto un supplemento di impegno su questo versante. Pertanto, negli ultimi tempi, la ricerca di un nuovo stile professionale è diventata per l’Ucsi anche questa una necessità, proponendo una strategia comune a tutte le istituzioni di categoria, dall’Ordine dei Giornalisti, alla Federazione della Stampa, coinvolgendo anche tutti i movimenti che stanno lavorando per tentare di raggiungere questo obiettivo.”

L’intelligenza Artificiale sta prendendo sempre più piede. Quali sono gli aspetti etici che il giornalismo deve considerare in merito?

“L’atteggiamento sbagliato per affrontare questi nuovi scenari tecnologici è quello dettato dalla paura, perché, in genere, questa riduce la lucidità necessaria ad affrontare le sfide. È importante essere pronti, ma ciò dipende anche da una capacità di controllo dei processi e dei fenomeni. Il primo passaggio verso questo obiettivo è rappresentato dalla conoscenza degli strumenti quindi, spesso, anche a livello pedagogico, ci si trova ad essere presi in contropiede, in quanto non c’è un sufficiente sforzo educativo e formativo verso queste competenze. Più adeguata è la conoscenza, minori diventano i timori. Oggi la paura maggiore per molti colleghi è perdere la sfida con l’Intelligenza Artificiale, e di conseguenza perdere spazi professionali e lavoro. Penso invece, come dice anche padre Benanti, che occorra operare affinché le persone siano preparate nella maniera migliore possibile alla formazione degli algoritmi e ad allenare l’I.A. Nella fattispecie, guardando al prossimo futuro, quando il giornalista si allenerà a governare questi processi, le nuove tecnologie saranno preziose alleate e non un fattore di rischio. I contenuti proposti e il nostro stile dovranno sempre avere una frequenza etica in grado di mettere al centro la persona e la sua crescita a 360 gradi.”

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L’Ucsi è in prima linea per la promozione del giornalismo costruttivo. Di cosa si tratta? Quali sono i vostri auspici per il futuro?

“L’Ucsi, nel mettersi in rete insieme a diversi soggetti istituzionali e non solo nell’ambito del giornalismo, con l’obiettivo di perseguire un nuovo stile di informazione, ha stretto un’alleanza con il ‘Constructive Network’, movimento nato negli Stati Uniti ed affermato in Italia. Le buone notizie non sono più sufficienti: occorre invece, oltre ad affinare l’approfondimento delle fonti e la loro verifica, puntare al giornalismo delle soluzioni, con un lavoro di ricerca e di verifica delle soluzioni che non hanno funzionato. Inoltre, questo stile professionale, in base ai riscontri che attivano da oltreoceano, riesce a riconciliare la professione con l’opinione pubblica, fa tornare ad aumentare vendite, abbonamenti nonché ascolti e, conseguentemente, fa crescere i profitti degli editori. Mi domando perché, in Italia, si debba sempre aspettare l’onda lunga degli Stati Uniti quando, mediante condotte virtuose, potremo tranquillamente riuscire ad accorciare i tempi della ripresa professionale, la quale inizia obbligatoriamente da un profilo etico.”

Quali sono gli aspetti fondamentali della Carta Etica del giornalismo costruttivo? Quale strada indica l’Ucsi per uscire dalla crisi professionale del mondo del giornalismo?

“La Carta Etica del giornalismo costruttivo, firmata dalla professoressa Maria Grazia Villa, docente dell’Università di Venezia, racchiude in sé i paradigmi sia dei messaggi di papa Francesco. Già il pontefice ci invita a tornare a consumare la suola delle scarpe: la carta ci richiama all’empatia, all’ascolto con l’orecchio del cuore e all’assenza di giudizio nell’esercizio della professione giornalistica. Inoltre, la stessa, richiama anche i paradigmi propri del counseling. L’Ucsi, per questi motivi, indica come strada per uscire dalla crisi professionale, la via del giornalismo costruttivo e, dall’altra, una ripresa motivazionale attraverso il counseling, ovvero la disciplina che riesce a riattivare le risorse personali e professionali degli operatori dell’informazione che, ad oggi, sono un po’ spente. Girando l’Italia e incontrando diversi colleghi, noto che ci sono molti casi di depressione e carenza motivazionale”.

Recentemente avete proposto le ‘5 M’ del giornalismo, di cosa si tratta?

“L’altra nostra proposta originale dell’Ucsi, che abbiamo presentato alla Settimana Sociale di Trieste e veicoleremo nuovamente alla Scuola di Giornalismo di Assisi dal 18 al 20 ottobre prossimo, è quella delle ‘5 M’. Quest’ultima si ricollega al giornalismo costruttivo ed evidenzia che, le ‘5 W’, ovvero chi, che cosa, dove, quando e perché, non bastano per completare la formazione giornalistica, ma occorre qualcosa di più. Le ‘5 M’ sono le ‘5 W’ rovesciate e indicano il termine inglese ‘more’ e significa ‘più’, ossia l’aggiunta di quei paradigmi che aiutano a realizzare i paradigmi del giornalismo costruttivo. A questo proposito, un’alleanza tra tutte le forze in campo è molto importante e riporta noi giornalisti cattolici al ‘Giubileo dei giornalisti’, che verrà celebrato a Roma il 24, 25 e 26 gennaio 2025, proprio in occasione della festa del nostro patrono San Francesco di Sales. In particolare, il giorno 25 gennaio, al mattino, saremo ricevuti da Papa Francesco e, al pomeriggio, ci sarà un evento con l’Ordine dei Giornalisti, Federazione della Stampa Italiana, Ucsi, stampa estera e giornalismo costruttivo, che si terrà presso la sede dell’OdG in via Sommacampagna e cercherà de essere rappresentativo di tutte le forze sane della nostra categoria.”