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Perché il Giovedì Santo i sacerdoti rinnovano il loro sì al Signore. L’intervista a mons. Mauro Parmeggiani

Per comprendere il valore della celebrazione del Giovedì Santo, Interris.it ha intervistato mons. Mauro Parmeggiani, Vescovo di Tivoli e di Palestrina

La fede dei religiosi va rinnovata come la sposa rinnova la propria fedeltà allo sposo. La messa del Crisma celebrata ogni giovedì Santo è un momento di festa in cui i sacerdoti e i presbiteri rivivono la propria vocazione e ringraziano Dio per il dono concesso. In questa occasione ogni Vescovo benedice il sacro Crisma, olio misto a preziose fragranze profumate, con il quale verrano poi unti i battezzati, i cresimati, i nuovi sacerdoti, i nuovi altari e le nuove chiese. Vengono anche Benedetti l’olio per i catecumeni e per i malati. Interris.it ha intervistato mons. Mauro Parmeggiani, Vescovo di Tivoli e di Palestrina.

Mons. Parmeggiani, perché questo rinnovo avviene il Giovedì Santo?

“Perché si ricorda il giorno in cui il Signore ha istituito il sacerdozio. Lo stesso Paolo VI lo chiamava il giorno della festa del sacerdozio ministeriale perché tutti i sacerdoti si incontrano con il vescovo e festeggiano insieme quello che può essere definito il proprio anniversario di ordinazione. Gli anni passano, la salute può venire meno, ma è bello sapere che ogni anno ci uniamo e insieme al popolo di Dio rinnoviamo il nostro sì al Signore e allo stesso tempo con immensa gratitudine lo ringraziamo per averci fatto questa proposta. Lui ci ha preso dal popolo e ci ha costituiti per essere con il popolo e per il suo popolo”.

Perché un sacerdote ha necessità di rinnovare le promesse?

“Come una moglie e un marito hanno bisogno di rinnovare il proprio sì ogni mattina, anche noi sentiamo il desiderio di rinnovare nuovamente le promesse fatte a Dio nel giorno dell’ordinazione e non perché ce le siamo dimenticate, ma perché nutriamo il desiderio forte di rinnovarle nel nostro cuore e di continuare a mettere la nostra vita a servizio del Signore e del suo popolo. Per farlo però abbiamo bisogno delle preghiere dei fedeli”.

Papa Francesco chiede sempre di pregare per lui. Che valore hanno queste preghiere?

“Sono preziose perché pure noi uomini di Dio siamo persone umane con i nostri pregi e con le nostre tante debolezze. Tutti possono avere momenti di ombra, non a caso siamo a conoscenza di molti sacerdoti che fanno fatica a vivere con fedeltà il proprio ministero. Le preghiere servono a illuminarci e ad aiutarci a seguire la via maestra che il nostro Signore ogni giorno con tanta pazienza non si stanca di indicarci.”

Alla luce degli eventi accaduti in questi ultimi tre anni, quale è la sfida più difficile che dovete affrontare?

“Ridare Dio all’uomo, ma perché questo avvenga è fondamentale che i sacerdoti vivano una vita spirituale intensa. Oggi ci muoviamo in una società in cui oramai sembra mancare il senso di Dio. Questo accade perché si ha percezione che è vero solo quello che si può toccare con le proprie mani, tutto quello che si può avere nell’immediato, ma tutto ciò non ha nulla a che fare con il senso autentico della vita. Purtroppo però, si finisce per condurre un’esistenza vissuta come se Dio non esistesse”.

Ce la farete?

“Confido di sì e i motivi sono due. Il primo perché al mondo c’è molta gente buona. Proprio in questi giorni ho terminato il giro delle scuole superiori della mia diocesi e ho incontrato molti ragazzi che dicono di non credere, ma che si sono resi disponibili per svolgere delle attività al servizio degli altri. Il secondo perché Dio è fedele e non ci abbandonerà mai e questa sicurezza ci deve far sentire forti e sostenuti dal suo immenso amore”.

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