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“Per chi esistono le stelle?”: i 30 anni di Fondazione Progetto Arca

Interris.it ha intervistato Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca, che ha spiegato il significato della mostra "Per chi esistono le stelle?"

Una mostra per raccontare il grande impegno di Fondazione Progetto Arca che, da trenta anni, è al fianco delle persone fragili. Un percorso fatto di istallazioni, storie e opere d’arte, che si ispira al verso di Majakovskij: “Ascoltate! Se accendono le stelle vuol dire che qualcuno ne ha bisogno? Vuol dire che è indispensabile che ogni sera al di sopra dei tetti  risplenda almeno una stella?!”.

La mostra

Il primo elemento che viene presentato al visitatore è un pavimento di cocci rotti che rappresenta la fragilità di ogni essere umano. C’è una stanza che riportà alla realtà della strada dove la Fondazione offre il primo aiuto. E ancora il racconto della vita delle famiglie che vivono in difficoltà economica e non riescono a sfamare dignitosamente tutti i componenti del nucleo. A concludere la mostra l’opera dello scultore Alberto Gianfreda: cocci rotti dell’inizio del percorso appaiono ora ricomposti nella sagoma di una persona che dorme, pacifica e armoniosa nonostante i segni delle ferite e fratture vissute.

L’intervista

Interris.it ha intervistato Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca, che ha spiegato il senso della mostra esposta al Meeting di Rimini (visitabile fino al 25 agosto al Meeting di Rimini, Piazza Hines C1) e qual è l’essenziale che ognuno di noi deve ricercare.

“Per chi esistono le stelle? Il cammino di Progetto Arca al fianco dei poveri”. Come è nata l’idea di realizzare questa mostra?

“Dalla consapevolezza che la fragilità è una condizione di tutti. Ad ognuno di noi, nel corso della nostra vita può capitare di cadere e di ‘rompersi’. La mostra inizia con un pavimento pieno di cocci e finisce con una scultura che rappresenta un uomo che dorme, anche lui fatto di cocci, ma con le cicatrici ben visibili e tenuto insieme da delle catene che rappresentano le relazioni. E’ un percorso esperienziale che vuole far comprendere a tutti che ognuno di noi, nei momenti di fragilità, ha bisogno di una relazione, una famiglia, un’associazione su cui poter contare. Inoltre, la mostra racconta ciò che Progetto Arca fa per essere sempre al fianco di chi è in difficoltà”.

Quali sono le fragilità dell’uomo del nostro tempo?

“Sicuramente manca la pace emotiva in questo momento di grande pressione e confusione. Sono molte le persone che incontriamo in strada che provengono da famiglie che purtroppo si sono sciolte. Inoltre, nel nostro Paese, ogni giorno, in molti vengono sfrattati: solo a Milano si parla di circa 10 sfratti al giorno. Avere una casa è fondamentale per il recupero della persona. in Italia le persone senza dimora sono oltre 96mila (dati Istat 2021), tutte persone che vivono una grave deprivazione materiale e di esclusione che porta alla perdita dei diritti civili, sociali, sanitari. La casa è un punto di partenza, non di arrivo. E’il pilastro necessario che permette di attivare percorsi di integrazione lavorativa”.

Quante sono le persone che vivono in povertà assoluta? 

“In Italia nel 2023 le famiglie in povertà assoluta sono l’8,5% del totale delle famiglie residenti, corrispondenti a 5,7 milioni di persone (dati Istat). Rientrano qui anche le persone che vivono la grave emergenza abitativa, di cui la mostra offre ai visitatori il racconto di tre ospiti di Progetto Arca a cui è cambiata la vita grazie all’inserimento in progetti di housing sociale”.

Con questa mostra festeggiate e ripercorrete i vostri trenta anni di attività? Quali sono stati i momenti più importanti e significativi?

“Vorrei sottolineare la bellezza delle porte che si aprono man mano che un’opera prende il via. Abbiamo iniziato l’accoglienza di senza fissa dimora con solo otto posti letto, oggi accogliamo 1.200 persone fragili in 163 strutture. Questo sarebbe stato impossibile senza i nostri sostenitori, amici e volontari, attualmente sono circa 500. La creatività nel farsi prossimi è un altro aspetto che in questi anni mi ha stupito: durante la pandemia, quando non potevamo aprire le mense, un volontario ha avuto l’idea della cucina mobile per andare incontro ai senzatetto dove loro dormono. Una grande intuizione che ancora oggi è attiva”.

Come Progetto Arca siete presenti al Meeting di Rimini che, giunto alla 45esima edizione, ha come tema “Alla ricerca dell’essenziale”. Qual è l’essenziale che ognuno di noi dovrebbe ricercare?

“L’essenziale lo dobbiamo ricercare alzando lo sguardo e scoprire così le stelle che sono il sorriso di Dio che ci guarda, ci dà ispirazione e spirito per poter vivere in questo mondo materiale travagliato dalle guerre e dai problemi umani. Se non alzassimo lo sguardo a questo bisogno dell’essenziale sarebbe difficile proseguire nel nostro cammino”.

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