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Avvocato Rometta (Penelope Italia): “Così la scomparsa delle persone è intrecciata alla ‘vita quotidiana’”

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Penelope Italia soccorre i familiari delle persone scomparse. “Imprigionati in una specie di limbo dove non c’è vita e non c’è morte“, racconta a Interris.it l’avvocato Daica Rometta, legale di Penelope Italia.

La missione di Penelope

Evidenzia Rometta: “Spesso nell’immaginario collettivo, il fenomeno della scomparsa di persone è associato a situazioni legate a qualche difficoltà. O a un disturbo lontano dalla cosiddetta ‘vita quotidiana’. Chi si confronta da anni con il fenomeno sa, però, che non è così”. Infatti, aggiunge il legale di Penelope Italia, “rispetto ai casi di cronaca venuti a conoscenza del grande pubblico, e non solo, la realtà degli scomparsi presenta dati decisamente più preoccupanti. Coinvolgendo sempre maggiormente persone con un lavoro. Una stabilità affettiva. E una vita ordinaria”.Quanto grava la pandemia sul fenomeno delle persone scomparse?

“L’emergenza sanitaria ha indubbiamente inciso su persone già minate nel loro equilibrio psicologico. Fermo restando che, rispetto al fenomeno scomparsa, la causa legata al disagio o al disturbo esistenziale rappresenta una modesta percentuale. In considerazione dei molteplici fattori che posso incidere sulla scomparsa di una persona”.

Come agisce Penelope Italia?

“L’associazione Penelope si occupa del dramma delle persone che devono affrontare la scomparsa di un proprio caro. Dal 2002 la nostra ‘mission’ è dare sostegno su più fronti. Umano. Tecnico. Burocratico. Psicologico, su più fronti. All’interno della nostra associazione ci sono numerosi familiari di persone scomparse. Ciò ha fatto sì che la tragedia diventasse motivo di solidarietà e assistenza”.In che modo?

“La scomparsa è un fenomeno sociale e come tale è ‘in itinere’. Non si sa se può essere solo temporanea. Risolta con il ritrovamento in vita della persona. Oppure con il ritrovamento di un cadavere o di resti cadaverici. Ma dopo quanto? In molti casi dopo tanto, forse troppo tempo per un familiare. E noi di Penelope rimaniamo vicini. Supportiamo anche i familiari che aspettano da anni di avere notizie sul proprio caro. E questo limbo, questa condizione di incertezza,  genera indubbiamente dolore”.A cosa si riferisce?

“Le ricerche, purtroppo, dopo un certo periodo di tempo vengono sospese. E noi dell’Associazione Penelope cerchiamo sempre di stimolare le istituzioni competenti. Affinché, anche a distanza di anni, possano essere riattivate le ricerche. Così da poter riaccendere una speranza di ritrovamento. Nel cuore delle famiglie che vivono questa tragica esperienza. Io personalmente non sono familiare di persona scomparsa. Ma comprendo e conosco bene le ansie, le paure, le angosce che i familiari si trovano a dover affrontare”.Può farci un esempio?

“Ho assistito tante persone che purtroppo si sono trovate a dover affrontare questa dolorosissima situazione. Prima di tutto come socia. Come volontaria. Poi come legale di Penelope da oltre 8 anni. I familiari devono combattere soprattutto con la complessità di una burocrazia che fin troppo spesso è rimessa alla sensibilità del singolo soggetto. Anche perché la legislazione in materia è estremamente lacunosa. Datata. E non tiene conto delle problematiche reali e concrete”.

Ciò cosa comporta?

“I familiari che si trovano a vivere questa drammatica esperienza restano imprigionati in una specie di limbo. Dove non c’è vita e non c’è morte. C’è solo sospensione. In una condizione di incertezza dove si è confinati a restare in attesa di notizie. E’ una condizione angosciante. In cui, da un lato, la vita quotidiana, con i suoi ritmi, impone di andare avanti. E dall’altro, invece, si vive nell’attesa di un possibile ritorno. Il familiare, molto spesso, sperimenta proprio la mancanza di un luogo fisico dove piangere il proprio caro. Ecco perché, nell’universo del dolore, quello degli scomparsi rappresenta, senza dubbio, un mondo nel mondo. Un tema quello della scomparsa, che oggi più che mai ha bisogno di essere discusso. Messo in luce. Ed affrontato”.

 

Giacomo Galeazzi: