Tutto ebbe inizio un normale giovedì dell’11 febbraio 1858, quando una ragazza di 14 anni, Bernarde-Marie Soubirous, detta semplicemente Bernadette, si recò a raccogliere legna secca nel greto del fiume Gave di Pau, nel sud-ovest della Francia, sui Pirenei, insieme alla sorella e ad una loro amica. Un rumore che proveniva dal cespuglio che si trovava nella grotta di Massabielle, a Lourdes, attirò la ragazzina alla quale apparve la Vergine Maria. La donna, un “signora vestita di bianco”, si presentò a lei come “Immacolata concezione” confermando così a dei semplici bambini il dogma del concepimento immacolato di Maria promulgato da papa Pio IX solo quattro anni prima, l’8 dicembre 1854. L’apparizione fu la prima di una lunga serie ed ebbero termine solo il 16 luglio. In una di queste, nella grotta di Massabielle – su indicazione della Vergine – sgorgò una sorgente d’acqua. Nel frattempo un numero sempre maggiore di fedeli iniziò a frequentare la grotta, sia per pregare, sia per quell’acqua “miracolosa” che guariva gli infermi.
Unitalsi: in cammino dal 1903
Negli anni Lourdes è divenuto uno dei principali siti di pellegrinaggio al mondo della fede cattolica. Luogo di guarigione fisica e spirituale. Oggi si calcola che vi giungano annualmente circa sei milioni di visitatori l’anno. Moltissimi i malati, accompagnati da parenti o volontari. In prima linea per i pellegrinaggi dei malati dall’Italia è L’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali, o UNITALSI. L’Unitalsi nasce nel 1903 per iniziativa del 22enne Giovanni Battista Tomassi, da 10 anni in carrozzella per una grave forma di artrite acuta e irreversibile. Giovanni è deciso, se non dovesse ottenere la guarigione miracolosa, a togliersi la vita davanti alla grotta di Lourdes. Dinanzi alla grotta non ottiene il miracolo ma, colpito dalle cure amorevoli dei volontari ai malati, rinuncia al suo proposito e – al momento del ritorno in Italia – manifesta al vescovo monsignor Radini Tedeschi, direttore spirituale del pellegrinaggio, e al giovane sacerdote che lo accompagna, don Angelo Roncalli (il futuro papa Giovanni XXIII), l’intenzione di fondare un’associazione per il trasporto dei malati. Da 121 anni Unitalsi permette a tutti coloro che lo desiderano di vivere un’esperienza forte di fede e condivisione fraterna, che lascia il segno nella mente e nel cuore, organizzando pellegrinaggi in treno, pullman, aereo nei maggiori santuari del mondo. Così che nessuno senta il peso della propria condizione e sia sempre amorevolmente assistito e accompagnato. Lunedì 23 settembre prende il via, fino a domenica 29, il pellegrinaggio nazionale Unitalsi a Lourdes, il luogo dove tutto ebbe inizio. Per l’occasione, Interris.it ha intervistato il presidente nazionale Unitalsi, Rocco Palese.
L’intervista a Rocco Palese di Unitalsi
Qual è il significato e l’obiettivo principale del pellegrinaggio nazionale a Lourdes per i pellegrini e i volontari?
“Il pellegrinaggio è un’opportunità per vivere giornate di speranza, qualcosa di cui abbiamo tutti molto bisogno in questo contesto storico globale. Per raggiungere questo obiettivo, la fede è fondamentale e può essere rafforzata attraverso le opere quotidiane in famiglia, sul lavoro, e nel volontariato. Ecco perché, durante questo pellegrinaggio, ci concentreremo sulle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Partiremo da queste virtù per vivere al massimo i giorni di pellegrinaggio, tornando a casa con una missione rinnovata, una speranza diversa e un nuovo modo di affrontare la vita”.
Quanti pellegrini e volontari parteciperanno quest’anno al viaggio? C’è stata una risposta maggiore rispetto agli anni passati?
“La stima più recente parla di circa 4.100 persone provenienti da tutta Italia. Viaggeranno con diversi mezzi: treni, aerei e autobus, coprendo tutto il territorio nazionale, dalla Sicilia al Piemonte”.
In che modo l’UNITALSI continua a garantire che il viaggio sia accessibile a persone con disabilità o esigenze particolari?
“Siamo ormai esperti nell’aiutare le persone con difficoltà a viaggiare con noi. Da oltre 120 anni la nostra mission è accompagnare i malati nel luoghi santi di pellegrinaggio nel mondo. Abbiamo personale volontario, medico e infermieristico, che supporta i casi più gravi, garantendo un viaggio sicuro anche in aereo o in bus. Inoltre, i nostri volontari hanno acquisito grande esperienza nell’assistere le persone in carrozzina. Sul treno, che è come un piccolo paese in movimento con 450 persone a bordo, ci sono tutti i comfort necessari, incluse le vetture adibite ad ambulanze per chi ha maggiori difficoltà motorie. Dunque, nessuno dovrebbe sentirsi impossibilitato a venire, se lo desidera”.
Quali saranno i momenti chiave del pellegrinaggio dal punto di vista spirituale? Ci saranno celebrazioni o incontri speciali?
“Ci sono molti momenti clou, ma due in particolare sono molto emozionanti: la messa alla grotta di Lourdes, dove Maria ci aspetta, e la messa internazionale, una grande celebrazione che raccoglie popoli da tutto il mondo. Personalmente, direi che il momento più intimo e toccante è la processione eucaristica, quando Gesù eucaristia passa tra i fedeli e alla fine benedice tutti. Un altro momento forte è la processione con i flambeaux, le fiaccole che innalziamo verso Maria, in risposta alla sua chiamata. Quest’anno, il tema pastorale del pellegrinaggio nazionale è ‘Venite qui in processione’. Riprende parte dell’ultimo messaggio che Maria diede a Bernadette. E noi rispondiamo all’appello dell’Immacolata”.
Che cosa si augura che i pellegrini portino a casa da questa esperienza a Lourdes, in termini di fede e crescita personale?
“Spero che i pellegrini portino a casa un modo diverso di vivere il pellegrinaggio. Quest’anno abbiamo voluto dare un taglio più intimo e spirituale. Purtroppo, molti santuari stanno diventando luoghi di selfie e di confusione. Noi vogliamo che ci sia più raccoglimento, soprattutto davanti alla grotta. Per questo, abbiamo organizzato una preghiera permanente ogni giorno, dove raccoglieremo anche le preghiere di chi non può partecipare fisicamente al pellegrinaggio”.
Lei ha fatto molti pellegrinaggi a Lourdes. Vuole raccontarci un’esperienza che l’ha colpita particolarmente?
“Il mio primo pellegrinaggio è stato nel 1976, per festeggiare il mio diploma. Ero un ragazzo di 18 anni e volevo fare un’esperienza di servizio. Dopo una pausa di qualche anno, dal 1990-91 vado almeno due, tre, a volte quattro volte all’anno a Lourdes. Dunque ne ho fatti tantissimi. Eppure, sono sempre diversi. Ogni pellegrinaggio ha una storia a sé, ed è questo che lo rende speciale. Se dovessi condividere una cosa significativa per me, è sicuramente l’aver conosciuto mia moglie proprio durante uno dei pellegrinaggi. Insieme abbiamo costruito una famiglia e abbiamo accolto quattro figli. Un’altra cosa più bella è anche l’amicizia e il legame che si crea con le persone che si incontrano a Lourdes e che continua per tutto l’anno. Sono momenti straordinari anche quelli vissuti durante le celebrazioni e nei momenti di fraternità, emozioni che rimangono nel cuore per sempre”.