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Padre Feretti: “Perché gli anziani possono essere una risorsa e non uno scarto”

L'intervista di Interris.it a padre Alfredo Feretti, sacerdote e direttore del “Centro La Famiglia” di Roma, nella Giornata internazionale ONU delle persone anziane

Oggi, 1°ottobre, si celebra la Giornata internazionale ONU delle persone anziane. Il tema di quest’anno è “mantenere le promesse della Dichiarazione universale dei diritti umani per le persone anziane: attraverso le generazioni”.

L’età anziana è una realtà complessa e variegata che va dagli anziani attivi e in salute – spesso di supporto logistico ed economico alle famiglie – agli anziani non autosufficienti. Se da un lato l’invecchiamento della popolazione rappresenta un indubbio successo sul piano della medicina, in quanto evidenzia una aspettativa di vita molto alta, allo stesso tempo, richiama l’attenzione sulla necessità di ulteriori interventi di sostegno alle famiglie con anziani non autosufficienti e un ripensamento del ruolo fattivo degli anziani in salute nella società in toto.

Gi anziani rappresentano inoltre le radici della nostra storia, la saggezza oltre il tempo e le mode, la bonarietà fuori dagli schemi. Nonché sono spesso loro a trasmettere la fede alle generazioni più giovani. Hanno dunque un grande peso nella società e nella famiglia, specie nel rapporto di scambio reciproco giovani-anziani, ben evidenziato dal tema di quest’anno “attraverso le generazioni”. Dei tanti aspetti evidenziati finora, ne parliamo su Iterris.it con padre Alfredo Feretti, presidente e direttore del “Centro La Famiglia” di Roma.

Padre Alfredo Feretti. Foto: Centro la famiglia

L’intervista a padre Alfredo Feretti

Di cosa si occupa il “Centro La Famiglia” di Roma?

“Il Consultorio ‘Centro La Famiglia’ è stato fondato nel 1966 ed è il primo Consultorio Familiare nato a Roma. Offre un servizio di aiuto alle persone, alle coppie e alle famiglie. E’ inoltre un servizio di informazione, accompagnamento, formazione, prevenzione. Come Consulenti della Coppia e della Famiglia accompagniamo la persona che sta attraversando un disagio personale, familiare o relazionale con sé stesso o con gli altri. Attraverso un percorso di incontri basati principalmente sull’ascolto attivo e sull’utilizzo di specifiche tecniche, offriamo il nostro aiuto per rendere la persona protagonista di un cambiamento, per renderla capace di superare le difficoltà del momento, facilitando l’individuazione, l’attivazione e la riattivazione delle proprie risorse e capacità. Nelle situazioni di crisi e di separazione, la Consulenza Familiare aiuta i genitori a riconoscere l’importanza di mantenere e sostenere il loro ruolo genitoriale volto al mantenimento del benessere dei figli e accompagna l’intero nucleo familiare nel percorso di cambiamento che ciascuno è chiamato ad affrontare e vivere”.

In questa società che sta sempre più invecchiando è da rivedere il ruolo fattivo dell’anziano?

“Innanzitutto va detto come vengono percepiti gli anziani nella nostra situazione attuale, gli anziani sono percepiti. Partiamo da un fatto: io credo che gli anziani chiedano una cosa sola, di essere ascoltati e accolti. Sono una presenza che porta in sé una storia, una radice…questa è poesia! Inoltre, i nostri anziani sono stati (e sono ancora) in molte parti d’Italia dei grandi ammortizzatori sociali. Le famiglie hanno bisogno degli anziani. E, dove è possibile, non sono solo i ‘sostituti di’, ma sono davvero parte integrante. Quindi i nostri anziani sono davvero per noi la vera radice, il sostegno. Perché sono capaci di attenzione, di accudimento, sono capaci di riversare sulla nostra società quei valori che forse qualche volta sono messi nel dimenticatoio. Se loro chiedono di essere e di esserci – perché loro sono già una presenza, una ricchezza – domandano anche attenzione per tirar fuori tutto ciò che loro possono dare”.

Papa Francesco parla di società dello scarto. Secondo la sua esperienza è così per gli anziani oppure, anche grazie alla sua opera, c’è una nuova sensibilità, una nuova rivalutazione della saggezza, dell’esperienza degli anziani nella società contemporanea?

“La realtà ci dice che siamo ancora lontani, ma sta crescendo la sensibilità. Prima di tutto perché la nostra società invecchia. Certamente non ringiovanisce a causa della denatalità. C’è anche una crescita concreta di sensibilità, ma è altrettanto vero che, per ora, una larga parte dei nostri anziani è ancora lo scarto e non la risorsa. Loro, nella delicatezza della loro presenza, chiedono di uscire dall’invisibilità, di diventare protagonisti, attori in virtù delle possibilità, delle forze e della tradizione che portano dentro. L’anziano, se vuole, è generativo, è fecondo. Provenendo da una cultura contadina, io dico sempre a me stesso (perché mi avvicino anch’io all’età degli anziani!) che nell’ultima stagione – quella che si dice stagione autunnale e poi invernale – non è che non si fa niente, si semina! Nell’età adulta degli anziani, infatti, si semina. Forse non si raccoglierà, ma si semina. Ecco perché siamo fecondi: gli anziani possono ancora seminare, anche se nel nascondimento. Gli anziani hanno ricevuto tanto dalla vita e allora, come dice il Vangelo, ‘gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente possiamo dare'”.

In questo modo tornano protagonisti gli anziani, seminando?

“Certo! Loro possano seminare ancora, cioè mettere nel terreno dei più giovani (delle generazioni che sono ancora molto attive per certi aspetti) dei semi di vita, valoriali, dei semi di fede. Oggi sono ancora gli anziani che tengono la nostra fede. Grazie a Dio abbiamo manifestazioni splendide, come l’ultima giornata mondiale della gioventù, piena di giovani. Ma nelle nostre comunità, per larga parte, c’è la presenza degli anziani che tengono duro… Delicatamente, quando prendono in braccio un nipotino, si azzardano a insegnar loro una preghiera. Il primo approccio dei piccoli al divino e a Dio è spesso grazie a loro…Quando ciò viene loro concesso, ovviamente!”.

Qual è l’importanza di un patto tra generazioni, tra giovani e anziani, a proposito di preghiera, tanto caro a Papa Francesco?

“Qui parliamo di alleanza. L’alleanza, ovviamente, ha più attori; e quindi, rivalutare gli attori di questa alleanza significa che ciascuno possa dire, dare e donare a seconda della sua stagione di vita, sia esso un giovane o anziano. L’alleanza è proprio questa: arrivare a capire che le diverse stagioni della vita, contemporanee l’una all’altra, sono stagioni che convivono, sono una ricchezza enorme. Come pastorale della Chiesa dobbiamo arrivare anche a contemplare davvero tutte le stagioni della vita, fino all’ultima. Con amarezza dobbiamo dire che, a volte, si vanno a visitare solo le case degli anziani segnalati, quei pochi ai quali si porta la Comunione domenicale, attraverso i preziosi ministri dell’Eucaristia. Se una parrocchia ha 20.000 abitanti, sicuramente non sono 30-40 gli anziani, ma molti di più. E noi non li conosciamo… Ci viene chiesto di essere quella presenza, quel conforto… Gli anziani, davanti alla televisione, senza contatto umano, un sorriso, una carezza, una chiacchiera nel senso buono, una preghiera fatta insieme, una speranza alimentata da una comune fede, rischiano di illanguidire, intristirsi, non avere più quel getto di speranza di cui sono depositari”.

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