“I nonni svolgono un ruolo insostituibile nella formazione delle nuove generazioni, anche se spesso vengono considerati marginali. La nostra esperienza dimostra invece che il loro contributo è fondamentale per costruire l’identità dei nipoti, aiutandoli a trovare una ragione di vita. I nonni possono offrire un ‘per chi vivere’, mentre i genitori sono più orientati a preparare i figli al ‘per che cosa vivere’, alla vita professionale e sociale”. Sono le belle parole che padre Alfredo Feretti dedica a tutti i nonni e nipoti in occasione della festa a loro dedicata che cade, non a caso, il 2 ottobre in concomitanza in cui la Chiesa celebra gli Angeli Custodi.
La Festa dei Nonni è stata istituita dal Parlamento italiano nel 2005 al fine di evidenziare il ruolo che questi rivestono nella società contemporanea, particolarmente frammentata. Essi, infatti, rappresentano la ‘memoria storica’ e un patrimonio di esperienza e saggezza da cui attingere. Inoltre, senza indulgere in facili idealizzazioni, i nonni rappresentano spesso sia un concreto aiuto economico, sia un importante ausilio nell’educazione e nella trasmissione della fede dei minori all’interno delle famiglie di appartenenza. Per celebrare degnamente la giornata, Interris.it ha intervistato padre Alfredo Ferretti, presidente del “Centro La Famiglia” di Roma e direttore del consultorio omonimo. Il “Centro La Famiglia” è un’associazione di volontariato che, grazie al consultorio familiare socio-educativo – fondato nel 1966 – rappresenta un vero e proprio osservatorio della realtà individuale, familiare e sociale. Nell’intervista, padre Feretti riflette sul ruolo insostituibile dei nonni e sulla loro capacità di connettere il visibile con l’invisibile, offrendo alle famiglie non solo sostegno materiale, ma anche morale e spirituale.
Qual è il ruolo fondamentale dei nonni nella trasmissione della fede?
“Il tema della trasmissione della fede è molto vasto, perché non riguarda solo i nonni, ma le relazioni intrafamiliari, in particolare tra genitori e figli. Il punto centrale è quanto i nonni siano riusciti a trasmettere la fede ai propri figli, che a loro volta sono diventati genitori. Sicuramente il loro ruolo è essenziale, soprattutto in un’epoca come la nostra, caratterizzata da cambiamenti e complessità. Tuttavia, le situazioni variano: nei piccoli centri il ruolo dei nonni è diverso rispetto ai grandi centri, dove la dispersione è maggiore. Inoltre, spesso fatichiamo a trasmettere alle nuove generazioni un modo di relazionarsi basato sull’amore reciproco. La fede, infatti, ci insegna ad amare noi stessi e le persone che ci sono affidate. Questo è ciò che possono fare i nonni per ravvivare una parte delle nuove generazioni che a volte sembrano spente”.
Il 2 ottobre è anche la festa degli angeli custodi. C’è un legame simbolico tra i nonni e gli angeli custodi?
“Sì, possiamo dire che i nonni non sono solo figure di passaggio. Hanno un ruolo significativo nel legare il visibile con l’invisibile. Attraverso la loro memoria e la loro storia, rappresentano il visibile, mentre il loro amore e la loro fede testimoniano l’invisibile. In questo senso, i nonni, come gli angeli, mediano tra ciò che si vede e ciò che è invisibile, sostenendo le famiglie”.
Come aiutate i nonni e le famiglie nel vostro centro?
“Nel nostro centro abbiamo percorsi specifici per le persone nate intorno agli anni Sessanta, che sono ancora attive e desiderano contribuire alla crescita delle nuove generazioni. Il nostro obiettivo non è fornire loro servizi, ma renderli consapevoli delle loro risorse. Stiamo per avviare un nuovo percorso a fine ottobre: dieci incontri di due ore ciascuno, rivolti soprattutto ai nonni. Li aiuteremo a sviluppare varie forme di intelligenza, come quella interpersonale e cooperativa, per insegnare ai giovani la collaborazione, oltre all’intelligenza spirituale ed emotiva, che è fondamentale per i giovani d’oggi, spesso incapaci di gestire le proprie emozioni”.
Papa Francesco parla spesso degli anziani, e in particolare dei nonni. Lo vede anche lei come un “nonno” per i fedeli?
“Sì, assolutamente. Papa Francesco è davvero un nonno ‘vispo’, se posso usare questo termine familiare. È un nonno che non si risparmia, che viaggia anche lontano, che condivide la sua esperienza. Il suo messaggio è sempre incisivo e invita alla riflessione. Come Papa, il suo ruolo è sicuramente centrale, e lascia un segno anche sui giovani”.
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