Oggi la diocesi di Roma celebra nel segno della pace i suoi patroni. Nella ricorrenza dei Santi Pietro e Paolo è presente nella città eterna una delegazione ortodossa. Per unire le confessioni cristiane nella preghiera di pace mentre infuria la guerra in Ucraina. Alla Messa con Papa Francesco l’arcivescovo di Telmissos, Job rappresentante del Patriarcato ecumenico presso il Consiglio ecumenico delle Chiese. E copresidente della Commissione mista internazionale. Per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Alla celebrazione religiosa si unisce l’incontro con il dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani.
Cristiani uniti per la pace
Un appuntamento che si rafforza. Nel quadro del tradizionale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni. Il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi apostoli Pietro e Paolo. E il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea apostolo. Così fino a domani delegazione del Patriarcato ecumenico fa visita alla città eterna. La delegazione è guidata dall’arcivescovo Job. Accompagnato dal vescovo di Alicarnassos, Adrianos. E dal diacono patriarcale Barnabas Grigoriadis. Oggi i rappresentanti del Patriarcato assistono alla solenne celebrazione eucaristica presieduta dal papa Francesco. Sono in programma, inoltre, le conversazioni con il dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani. Poi domani la delegazione ortodossa sarà ricevuta in udienza dal Pontefice. Due giorni all’insegna del dialogo e della pace, dunque.
Diocesi del Papa
Pietro e Paolo sono all’origine della diocesi di Roma. A raccontarne storia e futuro
è un saggio scritto da Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo. Nel quale si ripercorrono le vicende della Chiesa locale a partire dal 1870. Anno della fine dello Stato Pontificio. Intrecciandone l’evoluzione con lo sviluppo della capitale del nuovo Stato Italiano. L’identità della Chiesa locale di Roma in parallelo alla configurazione della città fino ai nostri giorni. Marco Impagliazzo è docente di Storia Contemporanea all’Università di Roma Tre. E presidente della Comunità di Sant’Egidio. Spiega che la diocesi di Roma è diventata realmente tale solo dopo il Concilio Vaticano II. “Prima – sottolinea il professor Impagliazzo – era gestita dalla curia come fosse uno dei suoi tanti uffici. L’impegno pastorale era molto debole. Anche per il fatto che le parrocchie erano davvero poche. Dal Concilio Vaticano II in poi, e successivamente con la grande opera di San Giovanni Paolo II, essa si è trasformata in una vera diocesi. Naturalmente alla cui guida c’è il Papa”.
Palli
Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, stamattina alle ore 9.30, nella Basilica Vaticana, Jorge Mario Bergoglio benedice i Palli. Presi dalla Confessione dell’Apostolo Pietro. E destinati agli arcivescovi metropoliti nominati nel corso dell’anno. Il Pallio verrà poi imposto a ciascun arcivescovo metropolita dal rappresentante pontificio. Nella rispettiva sede metropolitana. Dopo il rito di benedizione dei Palli, il Papa presiede la Celebrazione Eucaristica con i cardinali. Con gli arcivescovi metropoliti. E con i vescovi. Come di consueto in occasione della Festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Patroni della città di Roma, è presente appunto alla Messa una delegazione del Patriarcato Ecumenico.
Chiese particolari
Oltreché per gli scenari interconfessionali e per la storia capitolina, quella odierna è di una ricorrenza significativa per l’intera comunità ecclesiale. La festa patronale della diocesi del Papa, infatti, offre anche l’occasione per una riflessione sulle prospettive future delle Chiese particolari. Da oltre mezzo secolo si affronta la questione delle riduzione del numero delle diocesi italiane. Già Paolo VI, il 14 aprile 1964, si rivolse all’Assemblea dei vescovi italiani parlando di “eccessivo numero delle diocesi”. Sei anni fa la Santa Sede, attraverso la Congregazione dei vescovi, ha dato indicazioni alle Conferenze regionali italiane di inviare il loro parere circa un progetto di riordino delle diocesi. Nel 2016, infatti, un testo con una proposta di riforma e quindi di riduzione delle Chiese locali è stato fatto pervenire ai vescovi italiani.
Numero ideale
Ed è su questo testo che la Santa Sede ha chiesto un parere all’episcopato. Della riduzione delle diocesi italiane si parla da decenni. E papa Francesco, evidenzia Famiglia Cristiana, sollevò la questione nel primo incontro che ebbe con i vescovi italiani il 23 maggio 2013. Due mesi dopo la sua elezione. Il Pontefice fece riferimento al “lavoro di ridurre il numero delle diocesi tanto pesanti”, segnalando alla Cei la necessità di riportare in agenda l’argomento. In risposta al Papa l’allora presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco precisò che da due anni la Cei aveva inviato alla Congregazione dei vescovi, competente della materia, uno studio con i criteri per un’eventuale riduzione. E precisò: “Se il Papa è convinto della necessità di una riduzione su questa base potrà decidere”. A fine anni Ottanta, prima della fusione e dell’accorpamento di molte piccole diocesi, le diocesi erano 325. Nel 1986 il dicastero dei vescovi indicò in 119 il numero delle diocesi italiane “ritenuto molto vicine all’ideale”.