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Exit strategy dalla “terza guerra mondiale a pezzi”. Il memorandum di pace del Papa

Solo il dialogo consente la pace. “In nome di Dio, fermate la guerra”. Nel libro curato da Hernán Reyes Alcaide è racchiusa la strategia “no war” di Francesco. Il Papa cita il poeta Virgilio: “Non dà salvezza la guerra”. E stigmatizza la barbarie che “abita i conflitti tra fratelli, compatrioti e paesi”. Perché la guerra è “il segno più chiaro della disumanità”. Per anni “non abbiamo prestato orecchio alle voci di uomini e donne che si prodigavano per fermare ogni tipo di conflitti armati”. Il Pontefice richiama i suoi predecessori che hanno definito la guerra “un flagello”. Una “inutile strage” che “mai” può risolvere i problemi tra le nazioni”. Si tratta sempre di “una sconfitta dell’umanità“. E con la guerra “tutto può essere perduto”. Da ciò deriva l’appello di Francesco a mettere fine a una “follia crudele”. La cui persistenza è il “vero fallimento della politica”. In ogni epoca, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è, infatti, una “architettura” della pace. Dove intervengono le diverse istituzioni della società. E c’è un “artigianato” della pace che “coinvolge ognuno di noi in prima persona“.

Dialogo di pace

La guerra in Ucraina ha messo “le coscienze di milioni di persone” davanti a una cruda realtà. Quella di una “tragedia umanitaria che mostra la malvagità dell’orrore bellico”. La spesa mondiale in armamenti è “uno degli scandali morali più gravi dell’epoca presente“. Manifesta quanta contraddizione vi sia tra “parlare di pace e promuovere o consentire il commercio di armi”. Ed è “tanto più immorale che paesi cosiddetti sviluppati sbarrino le porte alle persone in fuga dalle guerre da loro stessi promosse con la vendita di armamenti”. Nel 2021, in piena pandemia, “la spesa militare mondiale ha superato per la prima volta i 2 mila milioni di dollari”. Per ogni 100 dollari spesi nel mondo, “2,2 sono destinati alle armi“, sottolinea il Pontefice. Ogni dialogo sincero non è privo di una “giusta e positiva dialettica“. Però “esige sempre una fiducia di base tra gli interlocutori”. Dialogare significa “ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme“. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire “dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto”. Per coltivarvi “i semi di una pace duratura e condivisa“.

Onu da riformare

Francesco parla di pace e di sicurezza a livello mondiale. La prima organizzazione a cui fa riferiferimento è l’Onu. E, in particolare, il suo Consiglio di sicurezza. Per l’attuale assetto multilaterale Francesco invoca “strade più agili ed efficaci” nella soluzione dei conflitti. In tempi di guerra il Papa invoca “più multilateralismo“. E un “multilateralismo migliore”. Le Nazioni Unite vanno ripensate così da “rispondere alla nuova realtà esistente“. Esprmendo il più alto consenso possibile. L’attuale sistema multilaterale, infatti, ha evidenziato “tutti i suoi limiti”. Dalla distribuzione dei vaccini “abbiamo avuto un chiaro esempio” di come talvolta la legge del più forte “pesi più della solidarietà”. Il Pontefice chiede riforme organiche. Affinché l’Onu sia al servizio dellla famiglia umana. Si prenda cura della Casa comune. E “tuteli la vita di ogni persona e la pace”. Inoltre l’opportunità di costruire assieme percorsi di pace “non può prescindere dall’educazione e dal lavoro“. Luoghi e contesti privilegiati del “dialogo intergenerazionale”. È l’educazione a fornire “la grammatica del dialogo tra le generazioni“. Ed è nell’esperienza del lavoro che uomini e donne di generazioni diverse si ritrovano a collaborare. Scambiando conoscenze, esperienze e competenze. In vista del bene comune.

Capacità di ascoltarsi

Gli stati hanno smarrito la “capacità di ascoltarsi a vicenda“. Eppure il dialogo è indispensabile per “prendere decisioni consensuali e favorevoli al bene comune universale“. Nessuna intelaiatura legale può sostenersi “in assenza dell’impegno degli interlocutori”. Non si può fare a meno della loro disponibilità a una discussione leale e sincera. Della volontà di accettare le “inevitabili concessioni che nascono dal dialogo tra le parti”. Invece i paesi membri dell’Onu preferiscono “imporre le proprie idee o interessi in maniera molte volte inconsulta“. Un impegno che riguarda sia le istituzioni sia le singole persone. Tutti possono collaborare a “edificare un mondo più pacifico“. A partire dal “proprio cuore” e dalle relazioni in famiglia. Nella società e con l’ambiente. Fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati. Come ai tempi degli antichi profeti, anche oggi “il grido dei poveri e della terra non cessa di levarsi”. Per implorare giustizia e pace.

Sicurezza effettiva

Dunque, secondo Francesco, “la ristrutturazione degli organismi internazionali deve ispirarsi al concetto di ‘sicurezza integrale'”. Vale a dire, “non più limitata ai canoni degli armamenti e della forza militare”. Bensì consapevole del fatto che il mondo è sempre più interconnesso. Quindi “è impossibile un’effettiva sicurezza alimentare senza quella ambientale, sanitaria, economica e sociale”. Il Papa condanna “la follia bellica“. Ed esorta a ridefinire la cornice internazionale delle relazioni tra stati. “Non possiamo ignorare la spada di Damocle che pesa sull’umanità sotto la forma degli armamenti di distruzione di massa, come quelli nucleari”. Jorge Mario Bergoglio rilancia la condanna di san Paolo VI: “Le armi, specialmente quelle terribili che la scienza moderna ha creato, producono vittime e rovine. E ancor prima generano cattivi sogni. Alimentano sentimenti cattivi. Creano incubi, diffidenze e propositi tristi. Esigono enormi spese. Arrestano progetti di solidarietà e di utile lavoro. Falsano la psicologia dei popoli“.

Non violenza

Avere armi nucleari e atomiche è “immorale“, ribadisce Jorge Mario Bergoglio. “Oggi è inaccettabile e inconcepibile che si continuino a scialacquare risorse per produrre questo genere di armi”, ammonisce Francesco. E ciò “mentre si profila una grave crisi che ha conseguenze sanitarie, alimentari e climatiche”. L’esistenza delle armi nucleari e atomiche mette a rischio la “sopravvivenza della vita umana sulla terra”. E quindi qualsiasi richiesta in nome di Dio affinché venga “frenata la follia della guerra” comprende anche una supplica. Quella per “estirpare dal pianeta” quell’armamento. Francesco cita al riguardo il reverendo Martin Luther King. “Non si tratta più di scegliere tra violenza e non violenza. Ma tra non violenza e non esistenza“.

Giacomo Galeazzi

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