L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – con la Risoluzione 57/129 del 2003 – ha scelto il 29 maggio per celebrare la Giornata internazionale dei Peacekeeper.
La data è stata scelta perché il 29 maggio 1948 venne inaugurata la prima operazione di peacekeeping delle Nazioni Unite: il Consiglio di Sicurezza chiese la cessazione delle ostilità in Palestina e decise che la tregua sarebbe stata monitorata da mediatori delle Nazioni Unite assistiti da un gruppo di militari che avrebbero avuto esclusivamente un ruolo di osservatori.
Il tema per l’edizione 2022 è La pace non può mai essere data per scontata, con chiaro riferimento alla guerra in Ucraina.
Il messaggio di Guterres: “La pace è il premio”
“Oggi onoriamo gli oltre un milione di donne e uomini che hanno prestato servizio come forze di pace delle Nazioni Unite dal 1948”. Così esordisce António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, nel video messaggio per questa Giornata.
“Rendiamo omaggio ai quasi 4.200 eroi ed eroine che hanno sacrificato la loro vita per la causa della pace. E rammentiamo una verità secolare: la pace non può mai essere data per scontata. La pace è il premio. Siamo profondamente grati agli 87.000 civili, poliziotti e militari che oggi prestano servizio sotto la bandiera delle Nazioni Unite e che contribuiscono a concretizzare il premio della pace in tutto il mondo”.
“Devono affrontare sfide enormi. L’aumento della violenza contro i peacekeeper ha reso il loro lavoro ancora più pericoloso. Le restrizioni dovute alla pandemia hanno aggravato le difficoltà. Ma i peacekeepers delle Nazioni Unite continuano a servire con eccellenza come alleati per la pace. Quest’anno ci concentriamo sul potere delle partnership”.
“Sappiamo – prosegue Guterres – che la pace si conquista quando i governi e le società uniscono le forze per risolvere le differenze attraverso il dialogo, instaurando una cultura della nonviolenza e tutelando i più vulnerabili”.
“In tutto il mondo, i peacekeepers delle Nazioni Unite collaborano con gli Stati membri, la società civile, gli operatori umanitari, i media, le comunità che servono e molti altri, per promuovere l’equità, proteggere i civili, tutelare i diritti umani e lo stato di diritto e migliorare la vita di milioni di persone”.
“Oggi e ogni giorno, rendiamo omaggio alla loro dedizione nel contribuire ad allontanare le società dai conflitti, a favore di un futuro più pacifico e prospero per tutti. Saremo per sempre in debito con loro”, conclude il Segretario Generale ONU.
L’omaggio ai caduti
Giovedì Guterres ha reso omaggio agli uomini e alle donne che prestano servizio sotto la bandiera Onu nei luoghi più pericolosi del mondo durante una cerimonia a New York. Il Segretario Generale ha aperto la commemorazione deponendo una corona di fiori presso il Peacekeepers Memorial delle Nazioni Unite, in memoria degli oltre 4.200 caschi blu che hanno sacrificato la propria vita negli ultimi sette decenni.
Ha poi onorato i 117 caschi blu morti l’anno scorso. “I nostri colleghi caduti provenivano da 42 paesi diversi e background diversi. Ma erano uniti da una causa comune: la pace”, ha detto. “Esprimo le mie più sentite condoglianze alle loro famiglie. Rimarranno per sempre nei nostri cuori”.
Graziosi: “Perseguire la missione più grande di tutte: la pace”
Il tema della giornata di quest’anno è La pace non può mai essere data per scontata, con chiaro riferimento al conflitto esploso in Ucraina. La presenza dell’Onu in molti scenari di guerra – non solo in Ucraina – è centrale. Ma qual è il compito delle missioni di peacekeeping e qual è il ruolo dell’Italia? Ne parliamo con il dottor Fabio Graziosi, Responsabile per l’Italia del Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite (UNRIC) di Bruxelles.
Qual è lo scopo dei Caschi Blu?
“In generale: proteggere i più vulnerabili del mondo e portare avanti, pur nelle difficoltà, la missione più grande di tutte: la pace. Nello specifico: più del 95% delle missioni hanno come principale compito la protezione dei civili e più di 600 persone in 9 operazioni di peacekeeping sono impegnate nella promozione e protezione dei diritti umani”.
Anche nel cuore d’Europa è scoppiata una guerra. Come aiutare il popolo ucraino?
“In diversi modi. L’Europa sta dimostrando un’impressionante manifestazione di solidarietà nei confronti dei cittadini ucraini. Accoglienza, assistenza durante gli spostamenti, raccolta di generi alimentari e di prima necessità: le iniziative sono molteplici. Attraverso iniziative private, ONG locali o internazionali, appelli sui social network, gli europei mostrano solidarietà agli ucraini, vittime dell’aggressione russa. Attenzione, però, alle frodi e alle truffe che stanno fiorendo, in particolare tramite i social network”.
Come difenderci dalle frodi?
“È prudente assicurarsi che l’organizzazione che raccoglie denaro sia seria, riconosciuta e utilizzi al meglio le donazioni, quando si desidera donare. Le Nazioni Unite si sono mobilitate per venire in aiuto degli ucraini, sul terreno, così come nei paesi ospitanti. Per coloro che volessero fare una donazione, lo può fare dal nostro portale“.
Quante missioni di pace sono state svolte nel mondo e quali sono attualmente attive?
“Dal 1948 sono state svolte 71 missioni di mantenimento della pace e attualmente sono attive 16 missioni in 4 continenti. Al 2021, la più ampia missione attiva per mezzi e personale impiegato è quella nella Repubblica Democratica del Congo, denominata MONUSCO (Mission de l’Organisation des Nations Unies pour la Stabilisation en RD Congo) che vede impegnate 22.492 persone tra forze di polizia, militari e civili”.
Quanti sono e dove operano i militari italiani?
“Le operazioni di peacekeeping che hanno visto coinvolti nel 2021 anche i militari italiani sono due: in Mali la MINUSMA (United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission) e la UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) in Libano. Gli italiani che operano in queste missioni sono circa 1.100”.
Perché celebrare questa giornata?
“Per omaggiare tutti coloro che hanno servito e continuano a servire la causa della pace nel mondo attraverso le missioni dell’ONU. Una pace che, come abbiamo visto in Ucraina, non va mai data per scontata!”.