Cultura di pace
Identità europea
Cultura dell’inclusione
La cultura passa dalla memoria, ma anche dall’inclusione. Parte da Pesaro 2024 “Un modello che le Capitali italiane della cultura a venire dovranno fare proprio realizzando, ogni anno, momenti di approfondimento, analisi e progettualità dedicate, per narrare e diffondere quanto più possibile una nuova cultura di inclusione”. Così il sindaco Matteo Ricci e il presidente del Consiglio comunale con delega al Peba (Piano per l’eliminazione delle barriere urbanistiche) Marco Perugini, in apertura ai lavori degli Stati generali dell’accessibilità pesaresi, in corso all’Auditorium Scavolini. Una terza edizione ricca di novità – la nuova location, gli spettacoli pomeridiani, le buone prassi nazionali e internazionali, la conduzione di Paola Severini Melograni, giornalista, saggista, conduttrice radiofonica italiana e ideatrice di “O anche no” programma Rai di inclusione sociale, disabilità e diritti fondamentali – che si è aperta con il sindaco Ricci: “grazie a Paola Severini, che ha accolto l’invito e ha organizzato questo evento all’interno di Pesaro 2024. – ha detto Ricci – Attraverso la cultura ci stiamo interrogando sulle grandi questioni di questo tempo. Il cambiamento climatico in primis, la pace e tra le tematiche sociale quello dell’accessibilità è centrale. L’obiettivo per il futuro, è diventare Capitale dell’accessibilità, perché vorrà dire essere anche più competitivi dal punto di vista della qualità della vita e dell’accoglienza. C’è tanto lavoro da fare, ma la strada è quella giusta”.
Cultura anti-odio
In un’America in cui “la censura da destra e da sinistra minaccia la libertà di espressione”, Salman Rushdie torna alla ribalta con Knife – Coltello, un nuovo libro – che esce domani anche in Italia con Mondadori – dedicato all’aggressione subita nell’estate 2022 quando fu preso a coltellate davanti agli occhi esterrefatti degli spettatori di una conferenza sul free speech a Chautauqua nello stato di New York. “Rispondo alla violenza con l’arte”, ha detto lo scrittore di Figli della Mezzanotte in una intervista alla Cbs che ha preceduto l’approdo domani del memoir in libreria. Sottotitolo “Meditazioni dopo un tentato assassinio”, Knife sarà pubblicato in contemporanea in Italia da Mondadori. Assomiglia nella copertina a una tela di Lucio Fontana, con quel taglio nel cartone che evoca l’affondo nella carne del coltellaccio di Hadi Matar, l’uomo di 24 anni del New Jersey radicalizzato su YouTube e durante un viaggio in Libano che, dopo aver letto un paio di pagine di I Versi Satanici, tentò di assassinarlo lasciandolo quasi completamente dissanguato sul palcoscenico. Quindici coltellate in 27 secondi, “quanto basta per leggere un sonetto di Shakespeare”. Il primo pensiero di Rushdie, che non chiama mai il suo aggressore per nome, fu: “Sei tu, dunque. Eccoti qui”. Dopo tanti anni passati a nascondersi, Rushdie vide la morte venire verso di lui: “Mi parve anacronistico, qualcosa che emergeva da un remoto passato e che cercava di portarmi indietro nel tempo”, ha spiegato alla Cbs il 76enne autore anglo-indiano che nel 1989 fu condannato a morte dall’ayatollah Khomeini per aver scritto un libro giudicato “blasfemo” ispirandosi alla vita di Maometto. Coltello è la storia dell’aggressione e delle conseguenze sul fisico dello scrittore (Rushdie ha perso la vista da un occhio e potrebbe perdere l’altro a causa della macula).
Valore della memoria
Ma anche una storia d’amore che attribuisce il merito della guarigione al sostegno della moglie, la 46enne poetessa afro-americana Rachel Eliza Griffiths, sposata l’anno prima dell’attacco dopo un corteggiamento di quattro anni. L’intervista alla Cbs è stata accompagnata da altre al New York Times, al Corriere della Sera e al Daily Telegraph: “Volevo scrivere un libro che parlasse di amore e odio”, ha detto lo scrittore al Times, mentre al Corriere ha rivelato un ritorno alle precauzioni di un tempo e col Telegraph si è detto pronto a tornare nel Regno Unito, dove nel 2007 è stato fatto cavaliere per i servizi alla letteratura, se Donald Trump in novembre dovesse le elezioni. Il tema caldo, sottotraccia nel memoir, è quello della libertà di espressione di cui Rushdie, dopo aver smesso di nascondersi, si è fatto per anni paladino anche attraverso la leadership del Pen Usa. “Appoggiare la censura per conto di gruppi vulnerabili è un terreno scivoloso. Può dare risultati opposti a quel che vuoi”, ha detto alla Cbs. Per l’autore di Knife, ” l’offesa è diventata parte dell’identità politica. Ma c’è un modo facile per far sì che un libro non ti offenda: basta chiuderlo”.