Sos guerra nucleare. Intervista di In Terris al professor Alberto Lusiani, fisico delle interazioni fondamentali alla Normale di Pisa. Unico scienziato italiano a partecipare a un esperimento internazionale del FermiLab. Secondo il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitrij Medvedev, la Russia ha una superiorità nucleare, altrimenti sarebbe stata sicuramente “fatta a pezzi”. Il numero 2 di Mosca ha menzionato ai media russi le armi nucleari commentando la produzione di droni. Definita “molto importante, soprattutto in un conflitto come questo”. E ha aggiunto: “Abbiamo la parità e persino la superiorità nelle forze nucleari strategiche che, in effetti, è ancora più vitale per l’esistenza del nostro Paese”.
“Non è chiaro se la minaccia, seppur remota, dell’uso dell’arma nucleare impedisca una escalation della guerra oltre un certo limite. La leadership russa considera un’assicurazione la presenza di testate nucleari attive. La dottrina militare russa prevede il ricorso alle armi nucleari qualora siano minacciate la sicurezza nazionale e la stessa permanenza al potere del regime. In pratica la Russia si considera in pericolo in caso di cambiamento del regime politico. Ciò mette a rischio la sicurezza dell’Europa perché Mosca si riserva questa valutazione del pericolo”.
Il Regno Unito ha dichiarato la disponibilità a fornire all’Ucraina proiettili all’uranio impoverito. Cosa comporta?
“L’uranio impoverito è un sotto prodotto dell’industria nucleare ma non ha nulla a che fare con arma nucleare. L’uranio impoverito è usato nei proiettili perché ha una densità, un peso specifico maggiore del piombo. Quindi è più efficace nel perforare obiettivi militare. Si tratta di una caratteristica dell’uranio impoverito. Ne se ricava la fissione nucleare quale sottoprodotto cui è stato tolto il combustile nucleare. Perciò Mosca può dire in modo strumentale che l’uranio impoverito sia legato al sistemo nucleare. Anche se dal punto di vista di un fisici ciò è sbagliato. Perché è un sottoprodotto non facilmente utilizzabile”.
Perché?
“L’uranio rimane un elemento utile per l’industria nucleare. Se messo in un reattore nucleare può diventare un tipo di plutonio che è un elemento fissile. L’uranio impoverito, attraverso tecnologie avanzate, può produrre una reazione veloce che trasforma l’uranio in plutonio. Se gli ucraini sparano uranio impoverito è un uranio molto impoverito e più economico. Un sottoprodotto dell’uranio lo si ottiene separandolo dall’uranio. Così si prende molto materiale. Con la tecnica dei reattori nucleari è possibile trasformare l’uranio in plutonio”.
“È molto difficile capire come valutare questa guerra. E’ legittimo essere preoccupati. I russi non rinunciano ad essere una potenza sufficientemente forte da non essere influenzata da nessuna altra potenza. Se perdono questo status possono avere reazioni tali da poter usare armi nucleari”.
Cresce il pericolo che altri paesi puntino sul nucleare militare?
“Ci sono potenze nucleari e altre che possono diventare tali. Ma per Paesi come l’Italia o la Germania non è vantaggioso investire in armi nucleari. Costa troppo, infatti, colmare il gap che le separa da potenze come il Pakistan e l’India che già hanno la possibilità di usare le armi nucleari. Spendere per raggiungerle non è conveniente dal punto di vista economico”
Quali sono le implicazioni geopolitiche e militari?
“Se uno stato dispone della deterrenza nucleare, le altre nazioni sono più caute nell’attaccarlo. Per esempio ci sono conflitti tra India e Pakistan. Avere l’arma nucleare è un’assicurazione rispetto agli altri Paesi”.
“In condizioni tipiche la conseguenza è la contaminazione radioattiva degli elementi rilasciati nell’ambiente. Quando una centrale nucleare viene colpita ci possono essere conseguenze più gravi per i danni all’impianto di raffreddamento. Si può arrivare, infatti, alla fusione del nocciolo e una esplosione dell’impianto. Con la contaminazione dell’intera zona e effetti ancora impossibili di quantificare. L’Ucraina ha in funzione quattro centrali nucleari, dotate complessivamente di 15 reattori operativi. Tra queste Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, ora controllata dall’esercito russo. Dei 15 reattori 6 sono a Zaporizhzhia. A nord Rivne, vicina al confine con la Polonia e la Bielorussia, ha 4 reattori. Khmelnitsky, più spostata all’interno del Paese, ne ha due. A Sud Mykolaviv ( 500 chilometri da Kiev, 130 da Odessa), ha tre reattori funzionanti, non lontano dai territori occupati dalle truppe russe. Tutte insieme, le 4 centrali producono 13.823 megawatt, sufficienti a coprire il 55% del fabbisogno energetico di tutto il Paese. Si aggiunge al conto il sito di Chernobyl, teatro della storica esplosione del 26 aprile del 1986, chiuso definitivamente il 15 dicembre 2000 e anch’essa occupata.
“La serie di coincidenze infauste del 1986 a Chernobyl può ripetersi in una situazione di guerra. A provocare 36 anni fa il disastro atomico fu un esperimento dagli esiti catastrofici: il tentativo di abbassare la potenza dell’impianto. Una manomissione che potrebbero tentare anche i russi dopo aver assunto il controllo della principale centrale nucleare ucraina. Per non trasformarsi in bombe, le reazioni nucleari devono restare sotto controllo. Se il sistema di raffreddamento viene alterato la fusione del nocciolo provoca l’infiltrazione di materiale radioattivo nel territorio e nelle falde acquifere. E con un’esplosione il rilascio in atmosfera produrrebbe danni catastrofici alla salute e all’ambiente anche a migliaia di chilometri di distanza. La reazione nucleare produce un eccezionale quantitativo di calore. Se per un qualsiasi motivo la refrigerazione viene a mancare la situazione diventa insostenibile per qualsiasi impianto”