Il mercato delle armi, sviluppatosi in Italia negli ultimi anni, rappresenta una dimensione importante e poco conosciuta, che coinvolge numerose famiglie “attente a difendersi”. Si parla di eccesso di armi negli Usa come causa di stragi e omicidi. Anche in Italia, tuttavia, i numeri sono alti e poco rassicuranti: quasi 9 milioni di pezzi e 4 milioni di famiglie che posseggono armi.
Occorre precisare, sull’argomento, la situazione, la normativa, le statistiche e il mercato, sia privato che pubblico. Le statistiche riguardanti il mondo delle armi sono molteplici e di varia natura, incentrate su diversi aspetti connessi. È opportuno riportarne alcune. In Italia ci sono almeno 95 aziende produttrici di armi.
Il quotidiano Key4biz, al link https://www.key4biz.it/in-12-568-hanno-il-porto-darmi-per-difesa-personale/408515/, il 28 giugno scorso riportava “In Italia circolano 8,6 milioni di armi tra i civili, ma solo 2 sono registrate. Le licenze di porto d’armi in Italia sono complessivamente 1.222.537 e si distinguono a seconda del tipo di utilizzo. La licenza più diffusa è quella per l’uso venatorio, che autorizza al porto di fucile per uso caccia nei periodi della stagione venatoria: sono 631.304. A seguire ci sono le licenze per esercitare l’uso sportivo, che sono 543.803 e autorizzano il titolare al porto delle sole armi per l’esercizio dell’attività di tiro a volo e tiro a segno. Il numero più interessante è senza dubbio quello del porto d’armi per difesa personale. In Italia sono 12.568 le persone autorizzate a portare con sé un’arma carica per motivi di sicurezza. Questo tipo di licenza è molto rara (poco più dell’1% del totale) perché per ottenerla, oltre alla maggiore età, è necessario disporre di una valida motivazione che giustifichi il bisogno di andare in giro armati. Circa 35mila abitanti sono invece in possesso di un porto d’armi come guardia giurata. Il numero di licenze per la detenzione e l’utilizzo di armi in Italia negli ultimi anni è in calo. Nel 2017 le licenze attive erano in tutto 1.350.833, il picco registrato negli ultimi dieci anni. Dopo una leggera diminuzione nel 2018, le licenze sono poi crollate nel 2019, quando ne sono risultate attive quasi 80mila in meno rispetto all’anno precedente. E ulteriori cali sono stati registrati nel 2020 e nel 2021. In cinque anni i porti d’armi totali sono diminuiti del 9,5%. I porti d’armi per la difesa personale sono calati del 30,7%, con una flessione molto evidente delle licenze al porto di armi ‘lunghe’ per difesa personale (-46%). Anche le licenze di caccia sono diminuite (-11,4%), mentre quelle per uso sportivo hanno subito un calo più contenuto (-3,5%)”.
L’articolo 11 della Costituzione afferma “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. La Camera dei deputati, il 27 aprile scorso, al link http://documenti.camera.it/leg18/dossier/testi/DI0478.htm?_1651074860256 ha informato “Secondo il report NATO del 31 marzo 2022, il rapporto tra spese militari e PIL in Italia è pari all’1,54% del PIL […] Il 30 marzo 2022 il ministro alla Difesa Lorenzo Guerini ha sostenuto che i graduali aumenti alle spese militari avviati nel 2019 permetteranno di raggiungere l’obiettivo del 2 per cento entro il 2028”. Il traguardo del 2% è un impegno assunto da ogni Paese appartenente alla Nato.
Pagellapolitica.it, al link https://pagellapolitica.it/articoli/vendita-armi-italia-2021, il 26 aprile scorso ha riportato alcuni dati interessanti, ricavati dalla relazione annuale del Senato sugli armamenti (https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/368691.pdf). Il report si riferisce al 2021, al netto delle spese militari occorse per la guerra in Ucraina. Si legge “Nel corso del 2021 l’Italia ha esportato armamenti per un valore pari a oltre 4,6 miliardi di euro e ne ha importati per circa 679 milioni. […] L’anno scorso l’Italia ha esportato armamenti verso più di novanta Paesi, cinque in più del 2020. […] Il Paese dove abbiamo esportato armi per il valore più alto, 814 milioni di euro, è il Qatar, seguito da Stati Uniti (763 milioni), Francia (306 milioni), Germania (263 milioni) e Pakistan (204 milioni). Nel corso del 2020 l’Egitto era il primo Paese”.
Il 29 marzo scorso, al link https://notizie.virgilio.it/italia-export-armi-1525043, si leggeva “L’Italia è il quarto Paese esportatore di armi al mondo. […] Secondo l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (Sipri), nel 2021 il nostro Paese ha più che raddoppiato le vendite di armi all’estero, rispetto all’anno precedente (+102,7%)”. Per quanto riguarda il numero dei morti dovuto ad armi da fuoco, Info Data Il Sole 24 ore, al link https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/03/29/38922/, il 29 marzo 2019 indicava “L’Italia registra 0,71 omicidi per arma da fuoco ogni 100.000 abitanti, precedendo tutti i principali Paesi europei. Un dato che fa una certa impressione senza scatenare conseguenze. Siamo ancora lontani dall’avere un censimento meno datato e più dettagliato. Nonostante il Viminale sia in possesso di tali informazioni, almeno per quanto riguarda le armi regolarmente registrate. L’acquisto di un’arma deve infatti essere denunciato per legge entro le 72 ore. Anche conoscere il numero di licenze non aiuta, visto che ogni licenza può essere associata a più armi”. Negli Usa, dove il numero delle armi oltrepassa i 270 milioni di pezzi (per 330 milioni di abitanti, una pistola ogni 1,22 statunitense), avvengono circa 15.000 omicidi all’anno, con una media di 4,5 ogni 100.000 individui.
Pier Francesco Iovino, Dirigente della Polizia dello Stato, è l’autore del volume “Manuale delle leggi amministrative e penali in materia di armi” (sottotitolo “Annotato con la più recente giurisprudenza”), pubblicato da “Giappichelli Editore” nel maggio del 2020. Il testo rappresenta, dal punto di vista penalistico e amministrativo, il compendio della normativa vigente (di per sé molto articolata) anche sulla base di pronunce giuridiche e di aggiornamenti ministeriali.
A proposito di normativa, in passato, a qualcuno cui è venuto in mente anche di indottrinare, attraverso degli specifici tutorial, riguardo la costruzione di armi da fuoco ed esplosive di varia natura, è stato contestato il reato di terrorismo. In rete, tuttavia, è possibile visionare tali video “istruttivi”, molto seguiti, anche da minori, con corredo di consigli e perizie balistiche di livello. Tra le attività illegali contenute nel dark web (la navigazione invisibile), vi è anche quella di comprare e vendere armi.
La richiesta delle varie tipologie del porto d’armi (alla Prefettura o alla Questura a seconda del tipo di autorizzazione richiesta), con la conseguente possibilità di comprare e trasportare armamenti (il “nulla osta” consente solo l’acquisto), si può effettuare on line, dimostrando di essere maggiorenni, incensurati, in sane condizioni psicofisiche e di aver frequentato un corso specifico. Lo snellimento della procedura ha avviato molte critiche, in particolare da chi ritiene questo passo in avanti come un cedimento nei confronti delle oltre 1.600 armerie autorizzate della nazione.
Evitando di scadere nella retorica, è innegabile quanto l’educazione alle armi nasca sin dalla tenera età. Il “fatto nuovo” è come, negli ultimissimi decenni, si sia dilatata nel tempo. Se, infatti, nel passato si iniziava a giocare con pistole, fucili di plastica e soldatini, fino alla prima adolescenza, ora prosegue per tutto l’arco della vita. Alle tradizionali pistole, infatti, si sono aggiunti i videogiochi violenti che coinvolgono giovani e adulti. Psicologi e sociologi ribadiscono anche il ruolo svolto, in questa particolare “formazione”, dai media, dalla tv al cinema.
Il Papa Emerito Benedetto XVI ricordò “La pace è un dono di Dio e al tempo stesso un progetto da realizzare, mai totalmente compiuto. Una società riconciliata con Dio è più vicina alla pace, che non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico, né tantomeno di astuzie ingannatrici o di abili manipolazioni. La pace invece è risultato di un processo di purificazione ed elevazione culturale, morale e spirituale di ogni persona e popolo, nel quale la dignità umana è pienamente rispettata”.
I numeri sono eloquenti e impietosi: gli Usa detengono i primati e, purtroppo, le stragi più efferate ma l’Italia sembra essere una polveriera dormiente. Tenere un’arma con sé non presuppone proprio un atteggiamento volto al dialogo e al confronto e l’infinita querelle difesa/offesa sembra più un pretesto per trovare una giustificazione al possesso.
Gli appelli alla pace, le emoticon con cuori, sorrisi e baci inondano il web e gli schermi, seppur contrastati da una facile tendenza alla polemica, nelle chat di WhatsApp o sui social, a causa degli “odiatori seriali” e dei “leoni da tastiera”. Spenti i discordanti e contraddittori schermi, si dormono sonni tranquilli, con la testa accanto al comodino, dove riposa una rassicurante arma da fuoco. Parafrasando lo scrittore romano Vegezio, si può affermare “Se vuoi la pace prepara il comodino”. Il bambino sembra cresciuto: non più alle prese con pupazzetti di plastica ma protagonista, da soldatino vero. Del resto la vita è come un videogame: se ne perde una ma se ne ha un’altra di riserva.