“Sembra sempre impossibile finché non viene fatto“, insegna Nelson Mandela. Citando il leader sudafricano “ho voluto rendere omaggio a questa figura storica. Mentre ero rinchiuso nel carcere di Tora (uno dei peggiori del mondo) non sapevo come sarebbe andata a finire, ma non ho mai perso la speranza e ho continuato a lottare. In questo senso una figura così importante è stata sicuramente fonte di ispirazione, una luce cui guardare per non perdersi nell’oscurità della paura”, afferma Patrick Zaki. Ha discusso la sua tesi in collegamento dal Cairo. Cosa farà il “dottor” Zaki ora? “In realtà ero già dottore prima (ha conseguito una laurea in Farmacia in Egitto, ndr ). Ovviamente quanto accaduto mi ha influenzato incredibilmente. E credo mi abbia anche insegnato parecchio. Sono convinto di voler continuare il mio percorso accademico e allo stesso tempo di voler restare un difensore dei diritti umani – ribadisce-. Quindi mi candiderò per le posizioni che mi permetteranno di seguire questo percorso“. Parlando del processo: “La prossima udienza è fissata per oggi (proprio il Mandela Day) – ricorda Zaki al Corriere– . Mi auguro che si risolva al meglio e che mi venga revocato il divieto di espatrio. Affinché io possa anche continuare la mia carriera accademica. Sempre riconoscente del sostegno che ho ricevuto“.
Modello Mandela
Oggi, quindi, si celebra il “Nelson Mandela International Day”, istituito dalle Nazioni Unite nel 2009 in ricordo di Nelson Mandela. In coincidenza del giorno della sua nascita. Lo stesso Mandela, dopo aver dedicato tutta la vita all’impegno per i diritti umani, decise di intraprendere la strada della generosità anche nelle sue ultime volontà. All’interno del suo testamento, il padre della nuova nazione sudafricana scelse di riservare parte della sua eredità alle due scuole da lui frequentate in gioventù e ad altri istituti scolastici perché potessero istituire borse di studio, oltre a ricompensare con lasciti di circa tremila euro tutti suoi collaboratori. “Dal ricordo di Nelson Mandela e di chi, come lui, ha cambiato concretamente la vita di altre persone grazie alla volontà di migliorare le cose, tutti noi possiamo trarre ispirazione. L’obiettivo più importante del Mandela Day è proprio questo: spingerci al cambiamento, al coraggio, alla solidarietà nei confronti dell’altro. E questo possiamo farlo tutti, anche nel nostro piccolo – spiega Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e presidente della Lega del Filo d’Oro -. Ciò che con il Comitato Testamento Solidale raccontiamo ormai da dieci anni è anche questo. Per cambiare il mondo non servono necessariamente azioni eclatanti. Un lascito in favore di cause benefiche, piccolo o grande che sia, è un gesto di altruismo capace di generare un impatto sulla società. Ed è in grado di fare la differenza nella vita di tante persone e di intere comunità“.
Solidarietà
Nel 2023 infatti compie 10 anni il comitato Testamento Solidale, nato dall’iniziativa di 6 organizzazioni promotrici e di cui ora fanno parte 28 enti non profit. “I dati ci dicono che il lascito in favore di cause benefiche è oggi sempre più diffuso e questo anche grazie al lavoro di sensibilizzazione del Comitato e delle organizzazioni che ne fanno parte. – spiega Bartoli – Il nostro obiettivo è proprio questo, far sì che gli Italiani siano sempre più consapevoli che il testamento solidale può davvero tradursi in un gesto concreto per lasciare una traccia. Per impattare positivamente sulla vita del prossimo. Giornate come il Mandela Day nascono anche per invogliare tutti a farsi promotori concreti di gesti di generosità nel contesto in cui si vive, a partire anche dalle azioni più piccole, ma pur sempre importanti. Un lascito solidale, a prescindere dall’entità della donazione, è un modo sicuro in cui ciascuno di noi può partecipare al miglioramento del mondo, anche dopo la vita”.
Omaggio
L’ispirazione di Nelson Mandela attraversa trasversalmente ogni settore. Il mondo di Spike Lee attraverso gli oggetti accumulati nel corso di una vita. Il Brooklyn Museum, nel cuore del quartiere dove il grande regista è cresciuto e che per anni ha messo al centro dei suoi film, rende omaggio al cineasta di Lola Darling, Fa’ La Cosa Giusta, Crooklyn e BlacKKKlansman. Intitolata Spike Lee: Creative Sources, la mostra aperta fino al 4 febbraio 2024 punta i riflettori sulle varie influenze a cui è stato oggetto l’iconico regista, nato ad Atlanta nel 1957. Ma che, grazie ai suoi film, si identifica strettamente con Brooklyn e in particolare con la zona di Fort Greene. Sette sezioni precedute da clip da altrettanti film cult seguono le linee fondamentali della vita privata e della carriera del regista. Storia e cultura nera, Brooklyn, sport, musica, storia del cinema, famiglia e politica. Si tratta di un vero e proprio tributo alla cultura afroamericana grazie anche a opere di importanti artisti neri americani come Michael Ray Charles, il cui Forever Free (Bamboozled) del 1997 – un tirassegno con la faccia di un afro-americano che sorride nonostante una profonda ferita sulla testa – ispirò tre anni dopo il film Bamboozled, una provocatoria critica del minstrel show e del blackface. Spike Lee continua ad avere un ufficio a Brooklyn. Ma da qualche anno vive tra gli agi alto-borghesi di Park Avenue.
Impatto
La collezione, formata nel corso dei decenni, riflette i temi che ricorrono nel suo lavoro di cineasta. “Offriremo una nuova prospettiva sulle persone e le influenze che hanno formato la sua opera”, ha spiegato la curatrice Kimberly Grant: “Rendendola accessibile al pubblico ne onoriamo la legacy. E lo stretto legame con il luogo che è stato centrale per la sua narrazione”. In mostra sono circa 300 oggetti. Foto storiche, dipinti, copertine di album, poster di film, lettere, prime edizioni e cimeli cinematografici molti autografati da Spike, ma anche ritratti di personaggi della storia afro-americana e africana che hanno avuto un impatto su Lee come Nelson Mandela, Barack Obama, Angela Davis, Toni Morrison, Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Malcolm X, Michael Jordan e Prince. Arte e famiglia si intersecano: nella sezione su Brooklyn si vedranno foto di David Lee (il fratello minore) mentre quella dedicata alla musica vedrà ricordi della madre Jacquelyn che portava spesso i figli a teatro. E del padre Bill, autore di molte colonne sonore. La raccolta conterrà opere che celebrano i successi di atleti neri tra cui un ritratto di Jackie Robinson (il primo afro-americano a giocare della Major League di baseball) commissionato a Kehinde Wiley. E racchette da tennis appartenute a Arthur Ashe e Serena Williams. Ci sarà anche un pizzico di Italia nella sezione dedicata al cinema. Tra i maestri che più hanno ispirato Spike c’è infatti, oltre a Akira Kurosawa, Federico Fellini. I cui La Strada, la Dolce Vita e Otto e 1/2 sono stati inclusi dal regista nella “top ten” da non perdere.