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8 venezuelani su 10 non hanno cibo a sufficienza. Ultimo negoziato in piena crisi umanitaria

L'impegno della Santa Sede e delle diplomazia occidentali per il "rilascio incondizionato" di tutti coloro che sono ingiustamente detenuti per motivi politici. Sos per le violazioni dei diritti umani

Venezuela: si scrive “negoziato” si legge “ultima chiamata prima delle guerra civile“. A Città del Messico va in scena l’estremo tentativo di scongiurare un bagno di sangue nel martoriato paese latinoamericano. Il popolo venezuelano, come ha più volte richiamato papa Francesco, è devastato dalla lunga crisi istituzionale che lo attanaglia. Il Venezuela vede contrapposti il presidente Nicolas Maduro e il leader dell’opposizione Juan Guaidò. Ai laceranti conflitti interni si sono aggiunti i pesantissimi effetti socio-sanitari dell’emergenza Covid. Preoccupazione della Santa Sede e impegno dell’episcopato nazionale per arrivare a una soluzione pacifica della gravissima situazione politica, economica e sociale in Venezuela.

negoziato
Il presidente del Venezuela, Nicolàs Maduro

Negoziato contro la violenza

Il Venezuela si trova al fondo di una gravissima crisi economica. Causata anche dal crollo del prezzo del petrolio. Materia prima di cui il Paese è tra i primi esportatori al mondo. E sulla quale ha basato gran parte del suo sistema economico. Sul Paese pesano anche le sanzioni imposte dagli Stati Uniti. “Qui la situazione è gravissima dal punto divista del cibo e delle medicine. Non funziona più niente. L’80% delle persone non mangia normalmente. Io tutti i giorni sono assediato da richieste di aiuto. Non si riesce a spiegare come un Paese sia arrivato a questo punto”. E’ l’allarme lanciato a Radio Vaticana di don Angelo Treccani. Missionario svizzero nella parrocchia di El Soccoro. Nello stato di Guarico. Nel centro del Venezuela.

Estrema mediazione

Al via, dunque, i negoziati per salvare il Venezuela dalla guerra civile. In Messico l’ultima mediazione. Stati Uniti e Unione europea annunciano lo stop alle sanzioni “se il regime farà progressi significativi nei colloqui”. Il ruolo della diplomazia vaticana e la richiesta di rilascio dei detenuti politici. Ultima chiamata, quindi, per pacificare il Venezuela. Di qui la nota congiunta. Del Segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. E del ministro degli Esteri canadese, Marc Garneau.  Con la quale le diplomazie occidentali accolgono con favore l’annuncio che presto inizieranno negoziati tra le parti venezuelane a Città del Messico, in Messico. Nella speranza che “questo processo porti al ripristino delle istituzioni democratiche del Paese. E consenta a tutti i venezuelani di esprimersi politicamente attraverso elezioni locali, parlamentari e presidenziali libere ed eque“.negoziato

Diplomazie al lavoro

Le diplomazie occidentali esortano tutte le parti a “impegnarsi in buona fede per raggiungere accordi duraturi che portino a una soluzione globale alla crisi venezuelana”. Aggiungono Usa-Ue-Canada: “Le forze dell’opposizione democratica hanno lavorato duramente per costruire una piattaforma unitaria. E riconosciamo la necessità di tale unità per far avanzare questi negoziati. Apprezziamo il ruolo costruttivo del Regno di Norvegia nel facilitare i negoziati”. Così “continuiamo a chiedere il rilascio incondizionato di tutti coloro che sono ingiustamente detenuti per motivi politici. Per l’indipendenza dei partiti politici. Per la libertà di espressione, anche per i membri della stampa. E per la fine delle violazioni dei diritti umani”.

Sostegno

Stati Uniti, Ue e Canada richiedono  “condizioni elettorali che rispettino gli standard internazionali per la democrazia. A partire dalle elezioni locali e regionali previste per novembre 2021″. E rimangono “impegnati a sostenere il popolo venezuelano. E ad affrontare la terribile crisi umanitaria del Venezuela”. Accogliendo con favore “un ulteriore accordo tra tutti gli attori politici in Venezuela. Per consentire un accesso illimitato e trasparente all’assistenza umanitaria. Che includa cibo, medicine, vaccini e altri aiuti critici per il Covid-19″. Ribadendo “la nostra disponibilità a rivedere le politiche in materia di sanzioni se il regime farà progressi significativi nei colloqui annunciati”. E’ questo l’impegno delle diplomazie occidentali.

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