Al centro della missione di Francesco c’è il costante appello alla natalità. “Più nascite, più figli”, ha invocato il Pontefice al Congresso Eucaristico Nazionale. Una richiesta ripetuta molte volte nell’arco del suo pontificato, ricostruisce Vatican news. Perché il futuro è la famiglia e la sua capacità di investire nel domani accogliendo i figli. Il sostegno alla natalità è la strada sulla quale è necessario lavorare, “per portare il Paese avanti”, ha ribadito Jorge Mario Bergoglio nell’udienza all’assemblea di Confindustria. Una sollecitudine testimoniata anche ai giovani partecipanti al forum “Economy of Francesco”. Bisogna “riprendere a procreare”. A ciò si unisce la denuncia della condizione di tante donne che aspirano a diventare madri. E che sempre di più sono costrette a scegliere, procrastinando “il tempo giusto” per mettere al mondo un bambino. Alla luce di una stabilità economica che tarda ad arrivare. “Anche in questa linea dell’inverno demografico c’è la schiavitù della donna- avverte Francesco-. Una donna che non può essere madre perché appena incomincia a salire la pancia, la licenziano. Alle donne incinte non è sempre consentito lavorare“.
Sostegno alla natalità
Un grido d’allarme che poggia su dati reali. Statiche inequivocabili fotografano il calo demografico in Italia. Una tendenza, riferisce l’Istat, che è in corso da circa 15 anni. E che tiene conto anche della dinamica migratoria. Nel 2021 si sono registrate meno di 400 mila nascite. E il 2049 sarà, secondo i calcoli, l’anno in cui i decessi potrebbero doppiare le nascite. 788mila contro 390mila. Meno coppie con figli e più coppie senza figli. Entro il 2041 più di una coppia su cinque non ne avrà. E’ la fotografia di comunità “fragili e frammentate”, di solitudini che generano “una carestia di felicità”. E spesso ci si attacca al benessere. “Ma, stiamo bene, non faccio figli perché devo comprare la villa, devo fare turismo, sto bene così. Un figlio è un rischio, non si sa mai- evidenzia il Pontefice-. Benessere e tranquillità ma è un essere che ti porta a invecchiare. Invece l’Africa è piena di vita. Ho trovato in Africa un gesto che avevo trovato nelle Filippine e a Cartagena in Colombia. La gente che alzava in alto i bambini come a dire ‘questo è il mio tesoro. Questa è la mia vittoria. Il mio orgoglio‘. È il tesoro dei poveri, il bambino. Ma è il tesoro di una patria, di un Paese”.
Tour della natalità
“La continua diminuzione del tasso di natalità, come certificato dall’Ista, conferma che, senza un obiettivo chiaro, non riusciremo a vincere la battaglia della denatalità”, sostiene Gigi De Palo. Il presidente della Fondazione per la Natalità esprime profonda preoccupazione. Sos per i dati pubblicati nel rapporto sulla “Natalità e fecondità della popolazione residente. L’Istat, infatti, registra l’ennesimo record negativo. Nel 2022 le nascite sono scese a 393 mila. Registrando un calo dell’1,7% sull’anno precedente. E, secondo i primi dati provvisori, a gennaio-giugno le nascite sono circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. “La denatalità non ha un colore politico. Riguarda tutti, governo e opposizione. Perché dovremo farci i conti seriamente per i prossimi trent’anni – prosegue De Palo -. Servono politiche impattanti per una responsabilità condivisa. Lo Stato deve cercare di dare stabilità ai giovani a livello lavorativo. Facilitare la nascita di giovani famiglie. Modificare la fiscalità valorizzando la composizione familiare“.
Servizi necessari
Prosegue De Palo: “Le Regioni e i comuni devono lavorare sull’implementazione dei servizi locali e sulle loro tariffe. Creando città a misura di famiglia. Le aziende devono aiutare l’armonizzazione tra lavoro e famiglia. Valorizzando il lavoro femminile. I mass media e il mondo dello spettacolo devono fare una narrazione nuova. Mostrando come la nascita di un figlio non è un problema, ma una risorsa”. Insomma “tutti siamo convocati. Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte”. Ma, precisa Di Palo, “è necessario un obiettivo sostenibile, raggiungibile e verificabile di anno in anno. L’Istat ha proposto quota 500mila nuovi nati entro il 2033. Altrimenti saremo qui il prossimo anno a documentare l’ennesimo fallimento del nostro Paese. Che, pur avendo chiari i problemi, non riesce a fronteggiarli e risolverli”. Dall’analisi alla sintesi, De Palo conferma l’impegno della Fondazione per la natalità da lui promossa e presieduta. Dal 2021 vengono organizzati annualmente gli Stati Generali della Natalità. De Palo annuncia una novità: “Quest’anno oltre all’evento nazionale che si svolgerà a Roma dall’8 al 10 maggio, abbiamo organizzato un tour della natalità. Si tratta di una iniziativa he “ci vedrà protagonisti di cinque eventi sul territorio. Proprio per sensibilizzare anche a livello locale questa sfida epocale che ci attende. La prima tappa sarà Venezia. Poi Bologna, Milano, Palermo e Napoli“.
Coesione
“La coesione sociale del Paese si misura sulla capacità di dare un futuro alle giovani generazioni. Creando un clima di fiducia- osserva il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella-. La struttura demografica italiana manifesta uno squilibrio che deve richiamare l’attenzione. Alle istituzioni compete la responsabilità di attuare politiche attive che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita. Superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità. Si tratta di una puntuale prescrizione della Costituzione che, all’articolo 31, richiama la Repubblica ad agevolare ‘con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi. Con particolare riguardo alle famiglie numerose‘. Proteggendo ‘la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo’. Politiche abitative, fiscali e sociali appropriate, conciliare l’equilibrio tra vita e lavoro, sono questioni fondamentali per lo sviluppo delle famiglie“. Aggiunge il Capo dello Stato: “Il tema interpella in particolare i giovani, costretti, sovente, a rimandare il proposito di formare una famiglia in attesa di ‘tempi migliori’. Posticipando l’esperienza della genitorialità fino, a volte, alla definitiva rinuncia. La nascita di un figlio è segnale di speranza e di continuità della comunità. Un tema cruciale per il nostro Paese”.