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La guerra dei narcos sconvolge l’America Latina. Sos Ecuador

Ecuador

E’ l’Ecuador la frontiera della guerra ai narcos. Ultima vittima eccellente il pubblico ministero Cesar Suarez. Era stato incaricato di indagare sul drammatico assalto armato trasmesso in diretta a una stazione televisiva ecuadoriana è stato ucciso due giorni fa a colpi di arma da fuoco da un commando di sicari. L’assassinio del procuratore Cesar Suarez è avvenuto nella città portuale di Guayaquil. Centro nevralgico della guerra dell’Ecuador contro le bande di narcotrafficanti. Il magistrato è rimasto vittima di un’imboscata. Mentre conduceva la sua auto nella zona nord della città di Guayaquil diretto ad una udienza. I sicari hanno affiancato l’auto del magistrato sparando numerosi colpi all’altezza del finestrino del conduttore. Si tratta di un pm conosciuto per aver condotto diverse inchieste. Contro i principali gruppi criminali che operano nella città. Guayaquil è diventata negli ultimi anni il principale hub del traffico di cocaina verso l’Europa. Suarez aveva in mano anche l’inchiesta per l’assalto al canale televisivo Tc della settimana scorsa. E aveva ricevuto già diverse minacce. Ma non gli era stata assegnata ancora una scorta.

Lotta ai narcos

La guerra ai narcos in Ecuador è possibile? La domanda vale un miliardo di dollari, letteralmente. Il ministro delle Finanze ecuadoregno, Juan Carlos Vega, ha infatti annunciato il progetto di legge per aumentare l’IVA. Che passerebbe dal 12 al 15%. Secondo il governo del martoriato paese latinoamericano è l’unico modo per finanziare una guerra interna. Un conflitto che, secondo le stime di Vega, costerà oltre un miliardo di dollari. Promesse di sostegno finanziario contro la lotta al narcotraffico arrivano anche da imprenditori. E da rappresentanti di imprese multinazionali che si sono incontrati con una delegazione governativa. A margine dei meeting ufficiali del World Economic Forum di Davos. Il 21 gennaio è prevista anche una riunione d’emergenza dei ministri dei Paesi andini. Per concordare risposte comuni alla criminalità transnazionale. Al momento però il futuro dell’Ecuador non sembra più roseo. Il tasso di omicidi di minori è aumentato del 640% negli ultimi 3 anni. Con 770 morti nel 2023 rispetto ai 104 del 2019. Tutte violenze causate dall’aumento della criminalità in diverse zone del paese. Ieri a “Radio 3 Mondo” Anna Maria Giordano ne ha parlato in studio con Federica Ciavoni. Cooperante internazionale che ha lavorato a lungo in Ecuador per UNHCR e Focsiv. Nell’ambito di progetti con minori, migranti e rifugiati.

Appello

Intanto la ministra degli Esteri dell’Ecuador Gabriela Sommerfeld ha annunciato di aver già inviato alle autorità della Colombia una richiesta. Riguarda il rimpatrio di circa 1.500 prigionieri colombiani detenuti nei penitenziari del Paese vicino. “La richiesta è di 1.500 trasferimenti immediati. Comprendiamo che ci vuole del tempo per spostare tutti, ma dobbiamo iniziare. La richiesta è stata avanzata. Non abbiamo avuto una risposta formale scritta da parte del governo colombiano“, ha detto Sommerfeld. In una conferenza stampa a margine della sua partecipazione al Forum economico mondiale di Davos. L’Ecuador cerca di accelerare, ma da Bogotà il governo preme sul freno. “Siamo in trattative. Per costruire un percorso di collaborazione giudiziaria tra i due paesi. L’obiettivo è arrivare a una soluzione senza cadere in errori già commessi in passato”, ribatte il presidente colombiano Gustavo Petro. Anche lui è a Davos per il forum economico. E sottolinea che si tratta di “una procedura impossibile da realizzare dall’oggi al domani“.

Allarme terrorismo

Le forze armate hanno realizzato in Ecuador 18.108 operazioni a livello nazionale. Da quando è stato dichiarato lo stato di emergenza il 9 gennaio scorso. Con l’arresto di 1.753 persone. Di cui 158 accusate di collegamenti con gruppi legati al terrorismo. L’esecutivo di Quito precisa che nell’ambito del “Piano Fenix” sono state svolte, fino al 16 gennaio, altre 41 operazioni. Contro cellule di gruppi terroristici. 32 persone hanno riottenuto la libertà. Ingenti i quantitativi di armi sequestrati. Secondo il Comando interforze delle forze armate, sono state sequestrate 645 armi da fuoco di vari calibri. 664 coltelli. 488 ordigni esplosivi. 40 caricatori. E 14.727 munizioni di vari calibri. Sono stati sequestrati anche 406 veicoli. 15 barche. 235 motociclette. 5.518 dollari. Oltre a 5.654 chilogrammi di droga. E 7.425 litri di carburante. Nel frattempo, con 96 voti a favore su 137 totali a disposizione, l’Assemblea nazionale dell’Ecuador ha approvato una riforma importante per il progresso civile. E’ la legge organica sulla parità di retribuzione tra donne e uomini. Permetterà a tutti i cittadini del Paese sudamericano, senza distinzione di sesso o di genere, di ottenere la medesima retribuzione per svolgere lo stesso lavoro.

Divario

“L’approvazione della Legge sulla parità retributiva segna una pietra miliare per le donne in Ecuador. Ossia eliminare il divario salariale. E garantire il diritto ad un salario dignitoso ed equo ci avvicina al Nuovo Ecuador“, afferma il ministero delle Donne e dei Diritti umani in un messaggio sui social. “Lo scopo è garantire la parità di retribuzione. E qualsiasi forma di remunerazione economica. Tra donne e uomini nello svolgimento dello stesso lavoro. O per un lavoro di pari valore. Senza discriminazioni per ragioni di sesso o di genere”, precisa l’Assemblea nazionale. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, in Ecuador il tasso di partecipazione al lavoro delle donne è solo del 47%. E in media guadagnano il 20% in meno degli uomini. Intanto Il ministro degli Esteri dell’Ecuador ha raccolto un ampio sostegno alla ripresa economica dell’Ecuador e alla lotta contro la criminalità organizzata. Nel corso delle numerosi riunioni tenute al margine del Foro economico mondiale di Davos. “C’è un sostegno internazionale impressionante. In ogni riunione alla quale ho partecipato ho ricevuto solidarietà. E il riconoscimento del fatto che la questione del crimine organizzato è un problema globale”, riferisce Sommerfeld.

Aumento

“Non siamo produttori né consumatori della droga che passa per l’Ecuador. Siamo vittime di un sistema che ci usa come Paese di transito”, evidenzia la ministra ecuadoriana. Molti imprenditori e rappresentanti di imprese multinazionali si sono detti disposti ad investire su titoli dell’Ecuador. Come forma di sostegno alla lotta contro il narcotraffico. Il costo del “conflitto armato interno” decretato dal presidente Daniel Noboa è stimato in oltre un miliardo di dollari. E il governo prevede finanziarlo appunto con un aumento dell’Iva dal 12 al 15%. Tenendo conto del pesante deficit di bilancio. E del debito di 4,3 miliardi di dollari con diversi fornitori di beni e servizi allo Stato.

Giacomo Galeazzi: