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Mosca-Kiev: l’azzardo di Putin. La testimonianza di Alessandro Cassieri

"Tra Russia e Ucraina": diario sul conflitto dalle origini ad oggi. La tragica partita in corso nell'Europa orientale nel racconto di un inviato di guerra

La sfida di Vladimir Putin all’Occidente, alla Nato, all’assetto geopolitico globale. Secondo i funzionari della difesa di Kiev, dall’inizio dell’anno le forze russe hanno sganciato quasi 3.500 bombe aeree guidate. Un record pari a 16 volte quelle utilizzate in tutto il 2023. E mentre Kiev si aspetta un’altra offensiva russa per la fine di maggio, ha ribadito il capo dell’intelligence militare, Kyrylo Budanov, a Mosca gli occhi sono puntati sulla missione di due giorni in Cina del ministro degli Esteri, Serghei Lavrov. Il capo della diplomazia russa sarà a Pechino “su invito del ministro degli Esteri cinese Wang Yi”. Gli incontri si svolgono all’indomani del j’accuse americano. A Washington si ritiene infatti che la Cina stia intensificando il suo sostegno alla Russia fornendo, fra l’altro, intelligence geospaziale – ovvero immagini satellitari – per aiutare Mosca a vincere la guerra. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ammonito che “la difesa aerea si sta esaurendo”. E se i russi “continuano a colpire l’Ucraina ogni giorno come hanno fatto nell’ultimo mese, potremmo rimanere senza missili, e i nostri partner lo sanno”. Il leader ucraino è tornato a sollecitare Washington, avvertendo che se il Congresso Usa “non aiuta l’Ucraina, l’Ucraina perderà la guerra”. A fargli eco il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba. I soldati ucraini “vengono attaccati in modo massiccio e direi anche di routine da bombe aeree guidate che spazzano via le nostre posizioni”, ha detto al Financial Times.
Cina Taiwan
Foto di Arthur Wang su Unsplash

Testimonianza

L’inviato di guerra Alessandro Cassieri si muove lungo l’asse Mosca-Kiev, attraversando decine di volte un confine sempre più armato. Ma gli indizi di nuove contrapposizioni lo spingono anche in Ossezia e Georgia, Crimea e Donbass, Kirghizistan e Afghanistan, America e Cina, per poi tornare nel focolaio ucraino. Durante gli spostamenti in quei vasti territori Alessandro Cassieri incontra capi di Stato, spie, militari e leader politici che decideranno le sorti della regione. Da Gorbaciov a Putin, da William Colby a Shevardnadze, da Vernon Walters a Saakashvili, da Medvedev a Yulia Tymoshenko, da Poroshenko a Yanukovich, a Pushilin, a Massoud, con il contorno di oligarchi e ballerine, campioni di scacchi e pugili, scrittori, biscazzieri e gente comune. Le cui vite sono travolte dalle conseguenze di una geopolitica mai così invadente in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Di tutti loro Alessandro Cassieri raccoglie testimonianze, invettive, paure, minacce. Tutte insieme vanno a comporre il quadro storico e sociale di un mondo in cui si gioca la partita epocale tra grandi potenze. Una sfida che ha riportato nel cuore dell’Europa il clima della Guerra Fredda.
Mosca
foto Samantha Zucchi/Insidefoto/Image. Nella foto: Vladimir Putin

L’azzardo di Mosca

Ventiquattro febbraio 2022: l’invasione russa dell’Ucraina è un evento drammatico che entra improvvisamente nella vita quotidiana di ognuno. Un conflitto che ha radici profonde. Una vicenda raccontata dal giornalista Alessandro Cassieri nel libro “Tra Russia e Ucraina – Diario del conflitto dalle origini a oggi” per Rai Libri. Cassieri, giornalista di lungo corso, come corrispondente Rai è stato testimone di eventi cruciali, crisi e guerre in oltre ottanta Paesi, compresa l’Ucraina. “Vai tu a Kiev per il referendum sull’indipendenza?”. Correva l’anno 1991 quando Cassieri viene raggiunto da una telefonata mentre si trovava in Libia in attesa di un’intervista in esclusiva a Gheddafi. Inizia così il racconto di Cassieri, che si intreccia con tanti personaggi ed eventi vissuti, come giornalista, in prima persona dall’autore. Il libro, secondo Adnkronos, è un intenso racconto in prima persona, avventuroso e a tratti rocambolesco. Alessandro Cassieri, nominato inviato speciale nel 1991 per i suoi servizi sul crollo dell’Urss, corrispondente da Bruxelles, da Mosca. E poi inviato speciale del Tg1 fino al 2016, quando diventa capo della sede Rai di Parigi, rientrato al Tg1, è tornato a fare l’inviato, la forma di giornalismo, quella “sul campo”, che ha sempre preferito. Diversi i viaggi come inviato nel Donbass, la regione orientale dell’Ucraina in guerra dal 2014. E prima linea del fuoco in questa fase del conflitto.
Mosca
Foto Imago/Image. Nella foto: Vladimir Putin

Orizzonte

Racconta Alessandro Cassieri: “Col binocolo è possibile individuare, nella pianura che domina il paesaggio, le zone dove sono acquartierati i soldati ucraini. Si spia l’orizzonte da feritoie scavate sotto il ghiaccio. I camminamenti interrati si sviluppano per un centinaio di metri. Ogni tanto un cartello che dice ‘attenzione ai cecchini’. Ci sono anche un paio di buchi più profondi. ‘Questi li chiamiamo tana della volpe, ci rifugiamo qui sotto durante i bombardamenti’ spiega un soldato”. Prosegue Cassieri: “È giovane, come molto giovani sono i suoi commilitoni. Ma incontrerò anche ufficiali anziani, che governano queste truppe locali dall’inizio, dal 2014. Nel minuscolo locale sotterraneo, contiguo alla camerata con una decina di brande, c’è appeso un vecchio quadro, ormai sbiadito, dedicato alla battaglia di Stalingrado”. Una guerra, quella in Ucraina, che non può essere derubricata a conflitto regionalistico. “Saltati i vecchi tabù della Guerra Fredda, e al cospetto di nuove e temibili alleanze, l’Europa rischia di diventare il campo di battaglia in cui si decideranno gli equilibri di potere del XXI secolo”, sottolinea Cassieri.
Mosca
Foto di Frauke Riether da Pixabay

Donbass

Intanto le lancette corrono e a Kiev è iniziato il conto alla rovescia. Le forze ucraine “sono in procinto di esaurire le scorte di missili” per contrastare i continui attacchi dal cielo dei russi, incluse le micidiali bombe a guida laser. E senza i 60 miliardi di dollari a tutt’oggi congelati dal Congresso americano “si rischia di perdere la guerra”. Prospettive inquietanti rese ancor più cupe dal presunto piano segreto di Donald Trump per porre fine al conflitto se fosse rieletto alla Casa Bianca. Ossia premere su Kiev per cedere la Crimea e l’intero Donbass a Mosca. L’ex presidente e attuale candidato alla presidenza, ha detto in alcune conversazioni private che può fermare la guerra della Russia contro l’Ucraina. Costringendo il governo di Kiev a rinunciare alla Crimea e al Donbass, le aree che sono state occupate dalle truppe di Mosca. Trump è convinto che sia la Russia che l’Ucraina “vogliono salvare la faccia, vogliono una via d’uscita”. E ci sono persone in alcune parti dell’Ucraina che sarebbero d’accordo se facessero parte della Russia. In questi mesi di campagna elettorale, Trump si è spesso vantato di poter negoziare un accordo di pace tra Russia e Ucraina entro 24 ore qualora sarà eletto, anche prima di entrare in carica. Ma non ha mai detto come intende mettere fine a una guerra che infuria da più di due anni e ha ucciso decine di migliaia di soldati e civili.

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