Un progetto può cambiare le cose, può modificare lo sguardo, può allargare la mente, può scatenare le emozioni più svariate… È esattamente quel che è accaduto all’IIS “De Amicis – Cattaneo”, con sede in Roma. La creatività, la genialità, l’autenticità e la passione dei docenti Aurelio Francesco, Caroppi Alessandro, Mazzullo Giovanna e Specchio Patrizia, con il contributo del sottoscritto, hanno dato vita al progetto “R-esistere al tempo: è tempo di r-esistere” nei mesi di marzo, aprile, maggio e giugno 2021. La sintonia tra i docenti è stata propedeutica all’incontro vero con gli studenti, i ragazzi immersi nel covid-19 che hanno “incontrato” in maniera “altra” i lager, gli uomini e le donne di quel tempo, e lo hanno fatto nel nostro “oggi”. In un intreccio pieno di emozioni, si eleva un’unica voce: la voce dei docenti diviene quella di una studentessa e viceversa. In questo momento, il silenzio ci accompagna e gli occhi si rivolgono ad un diario che in alcuni tratti è musica intonata tra emozioni stonate, il cui ritmo segue lo spartito di un tempo che non solo non volge all’oblio ma si stanzia in un presente che prepara al domani. Gli occhi allora viaggiano veloci e si fermano dinanzi a lettere che costituiscono un vero mosaico chiamato “vita”, come segue.
Una pagina di diario
Caro diario, il tintinnio di una goccia, il sapore del pane, la bellezza di un abbraccio… quanto deve essere stata dura per loro vivere. Guardo i visi dei proff. e scorgo in loro la voglia di dirci, tramite questo progetto, che resistere ha un significato molto più alto che tener duro. Leggo le parole di allora che risuonano e rimbombano senza un possibile appello, come macchie ed impronte che appartengono per sempre alla memoria dell’uomo:
«Non eravamo preparati, è successo tutto all’improvviso!! Praticamente una mattina ti svegli e sai che tanto sono tutte voci, che non è vero niente che tutto passerà come sempre, è sempre così. Sapevamo! Si, sapevamo ma pensavamo che mai sarebbe successo a noi, e che quello che dicevano fosse il solito allarmismo, il solito modo di raccontare per fare notizia. Poi invece tutto è diventato reale, abbiamo visto la morte, sentito l’odore della paura, volti sconvolti, file per ogni cosa, coprifuoco, occhi che si incrociano e piangono. Non eravamo preparati non eravamo più organizzati da tempo, non sapevamo più cosa significasse incontrarsi […].»
Seguo con attenzione la lezione in cui comprendo come il ruolo delle donne nella Resistenza abbia coinciso con l’importanza del sacrificarsi, del partecipare, dell’organizzarsi, dello scegliere di esserci per resistere allora ed esistere oggi, emancipate, con un’identità rafforzata, sebbene non ancora trattate in modo equo.
Durante il corso ho avuto modo di apprezzare come l’arte sia davvero lo specchio dell’anima, la rappresentazione creativa di vissuti personali che diventano storia e contribuiscono alla memoria non solo dei fatti ma anche delle emozioni e delle interpretazioni. Guttuso su tutti mi ha colpito per il suo modo di prendere distanza da ciò che è astratto per rappresentare la realtà contingente, il suo popolo vessato, insomma un vero testimone del neorealismo pittorico. In tal modo, le opere d’arte arrivavano alla gente, ai più deboli, agli ultimi che l’arte poneva equi rispetto ai primi. Quel neorealismo lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo nostro. Come? Attraverso l’“occhio” discreto di una telecamera che si fa memoria. La memoria visiva del nostro modo di approcciare la Resistenza. È una telecamera che ci ha accompagnato sino ad oggi e che ha incontrato volti, suoni, immagini, dando vita a colori che non hanno né tempo né spazio. Mentre metabolizzo tali concetti, risuona in me piacevole l’idea di poter affrontare le tematiche anteponendo ad esse un gioco tematico. Il gioco è una forma d’arte che ben si concilia con l’apprendimento. Permette di avvicinarsi al “già” e al “non ancora” del concetto attraverso un intermezzo che mi ri-energizza all’ascolto e mi predispone meglio alla relazione con i miei compagni. Mi fa fare gruppo, mi fa sentire di appartenere al gruppo, non solo di farne parte. Tra la rappresentazione ironica di una mummia, un quiz tematico, un ballo, un gioco e uno scherzo ai nostri proff., continuo a seguire il filo tematico. Mentre lo faccio, ultimo la mia riflessione sull’importanza dell’umorismo nella scuola. È davvero così: l’umorismo è un antibiotico eccezionale per vivere sempre più lontani dalla resistenza e sempre più a beneficio dell’esistenza libera e responsabile. Nel frattempo, l’entusiasmo coinvolgente dei proff. mi sta portando ad approfondire Pasolini… Le sue parole mi provocano brividi:
«La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaudie, borboniche, papaline. […] Non lasciarti tentare dai campioni di infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante. Sii allegro. T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.»
«E tu splendi, invece», queste parole ritornano continuamente nella mia mente… Non faccio, però, in tempo a memorizzarle che subito i proff. mi ricordano l’inno di questo progetto: “Ma il cielo è sempre più blu”. In questa canzone c’è un omaggio ai 40 anni dalla morte dell’artista di culto, Rino Gaetano. C’è, in esso, la correlazione con la resistenza di chi vive in Calabria, di chi vive in baracca, di chi muore a lavoro, di chi vuole l’aumento. Nelle parole di Rino Gaetano sento un po’ di sana invidia per il coraggio di denunciare da parte di un cantante che era un sognatore e aveva una speranza: richiamare le persone all’essenziale e all’equità. Proprio il cantante calabrese è stato ispiratore di un cortometraggio da noi creato che ci riporta a comprendere quali siano i valori veri e come si possa vivere la vita in maniera integra e leale. Mi avvio alla conclusione di questo diario di bordo e onestamente mi spiace pensare che siamo alla fine di questo progetto. Proprio per questo ho pensato, insieme ai miei compagni e ai miei proff., di rappresentare quanto scritto attraverso i gesti oltre che le parole. Chi meglio di mister-mimo poteva farlo, così come sta facendo…
L’ANPI è qui e tutti noi non possiamo che ringraziarvi. La vostra presenza ci ricorda l’importanza di un percorso che forse per voi, mi permetto, alle volte è scontato perché compreso appieno ma per noi è tutto da scoprire, da costruire con voi e con gli altri intorno a noi. Continuando il racconto di queste ricche ore di formazione, ricordo ancora le parole di Sami Modiano il quale, alla promulgazione delle leggi razziali nel 1938, frequentava la terza elementare della sua scuola, dalla quale, essendo ebreo, si trovò improvvisamente espulso. Il ricordo nelle sue parole mi lasciano basita: «Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo.»
Il fermo-immagine dell’intervista rilasciata quest’anno in occasione della Giornata della Memoria è racchiuso in due parole chiare e decise: «MAI PIÙ!»
Ripenso, ancora, a tanti momenti del progetto e mi ritorna in mente un istante intenso in cui una mia amica ha detto: “La verità è che noi non abbiamo idea di cosa sia stata la Resistenza”. Ha ragione lei, la mia amica. Ascolto la musica nell’avviarmi alla conclusione… Mentre scrivo, si scorge il sole, è giugno, l’estate alle porte. Tutto sembra riaprire. La vita sembra riprendere il suo corso e le parole della mia amica sembrano sempre più vere. Noi abbiamo la vita in mano e forse non lo sappiamo in profondità.
In questo progetto abbiamo collezionato esperienze di ogni genere, come puzzle in costruzione i cui pezzi non sono stati preordinati. A noi ragazzi la vita piace così: preferiamo raccogliere i pezzi del puzzle mentre viviamo la vita, così, giorno per giorno, in libertà: libertà!!! Ma solo se al suo fianco si fa spazio alla responsabilità. Mai come da oggi questa parola risuona di nuovi contenuti.
Abbiamo imparato come più grande è lotta, più glorioso può essere il trionfo. Il trionfo, però, passa attraverso il sacrificio, e non del singolo, ma dei tanti che organizzati e coscienti, si uniscono e resistono. Forse un giorno capiremo meglio cosa abbiamo vissuto in queste ore di lezione e di confronto. Sarà allora che potremo comprendere in modo più pieno la bellezza della libertà. È nella verità della nostra essenza, caro diario, che oggi capisco meglio le donne della Resistenza. È nel sorriso grande dei miei proff. che colgo come si può parlare di ciò che è stato buio non perdendo la luce. È negli occhi dei miei compagni che scorgo come davvero la Resistenza dei partigiani ci abbia segnato e insegnato. È nella voglia che sento dentro me che afferro come davvero questa resistenza possa divenire esistenza piena se lo voglio e se lo vogliamo.
Non eravamo pronti a resistere… Lo siamo stati! Oggi siamo pronti e abbiamo desiderio di cambiare le cose, nel nostro piccolo. Vogliamo dire la nostra, vogliamo esserci, vogliamo affermare le nostre idee… Non eravamo pronti ad esistere, e a farlo in quel modo… Lo abbiamo fatto! Oggi siamo pronti e abbiamo la gioia di poter vivere davvero le nostre vite. Non sarà facile ma vogliamo provarci come sognatori realisti di una vita che vogliamo ci appartenga. Indubbiamente, però, ora è tempo, per noi giovani, di non rimanere sdraiati. La vita ci chiede di rispondere alle sue richieste.
Alziamoci, allora, ragazzi. La resistenza, quella nostra, è appena iniziata. È l’alba di un nuovo inizio. È giunto il tempo di… esistere per poter resistere!!!
Ben piantati a terra per poter volgersi al cielo
Gli occhi, pieni di commozione, interrompono la loro corsa, si placano alla conclusione della lettura di questo diario. In una frazione di secondi, l’emozione nel viso dei ragazzi si unisce all’immagine di un domani incerto. Il pensiero viene invaso da raggi di serenità: i giovani hanno davvero voglia di rialzarsi ed esistere appieno. Questo progetto e il volto di tanti ragazzi ce lo dimostrano. I raggi di serenità possono aprire la mente e scaldare il cuore. Tali raggi ci ricordano che, in qualsiasi contesto, il cielo è sempre più blu se davvero lo vogliamo e se siamo capaci di resistere alle difficoltà, qualsiasi sia il domani che ci spetta vivere.
Tali raggi ci richiamano alle parole, di pasoliniana memoria, che divengono un chiaro invito per tutti noi: «Non lasciarti tentare dai campioni di infelicità […]. Sii allegro. T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.»
Gli occhi ora sono pieni di vita… gli occhi sono “luoghi” affascinanti “sacri” al dolore e alla gioia… Negli occhi che leggono questo diario ci sono le immagini del passato e del presente. In essi scorrono i volti delle donne e degli uomini di ieri e di oggi. In essi c’è la consapevolezza della bellezza per ciò che è stato, lo stupore per com’è stato. In essi c’è l’allegria dei giovani di oggi che hanno voglia di vivere per imparare a resistere e di resistere per imparare ad esistere pienamente. Sono occhi di giovani vivi, per nulla sdraiati. Puntiamo sui giovani come loro… sono più di quanti pensiamo. I loro occhi brillano. Se li aiuteremo, potranno iniziare ad esistere davvero.
Se saremo al loro fianco, non si sentiranno soli. Se si sogna soli, spesso rimane “solo” un sogno. Se si sogna insieme, è la realtà che cambia! Se saremo insieme ai giovani, loro e i loro occhi non si faranno tentare dai campioni di infelicità… Anzi, con i piedi ben piantati per terra, potranno volgersi al cielo, a ciò che conta per loro, al bello della vita. Loro e i loro occhi brilleranno di una luce nuova. Inizieranno a splendere!