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Monteduro (ACS): “Vi spiego la persecuzione dei cristiani nel mondo”

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“I cristiani sono pacifici ma anche pacificatori e questo contrasta l’azione di chi nega la libertà religiosa. Per questo i cristiani sono il gruppo religioso maggiormente perseguitato al mondo. La persecuzione contro i cristiani oggi è addirittura più cruenta che nei primi secoli della Chiesa”. A lanciare l’allarme è il professor Alessandro Monteduro direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).

ACS International è una fondazione cattolica che sostiene i fedeli cristiani ovunque siano perseguitati, oppressi o nel bisogno attraverso la preghiera, l’informazione e l’azione. Nasce nel lontano 1947 quando Padre Werenfried van Straaten esortò la popolazione in Belgio e Paesi Bassi ad aiutare i tedeschi sfollati, tra i quali 3.000 sacerdoti, da qui il nome originario “Ostpriesterhilfe”(Aiuto ai Sacerdoti dell’Est). Questo aiuto per gli ex nemici costituì un’iniziativa straordinaria a favore della riconciliazione che negli anni non si è mai interrotta espandendosi nei cinque continenti. Nel 1984 Aid to the Church in Need viene riconosciuta da parte della Santa Sede come “Associazione pubblica universale di diritto pontificio”.

InTerris.it ha intervistato il professor Alessandro Monteduro direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) Italia sia in merito all’emergenza ucraina sia  sui pericoli che corrono i cristiani in diverse Nazioni del mondo all’approssimarsi della Pasqua per il solo fatto di voler professare liberamente la propria fede.

Alessandro Monteduro, Direttore ACS Italia (Copyright: @acs_italia)

L’intervista al direttore di ACS Italia, Alessandro Monteduro

Qual è l’impegno di ACS in Ucraina?
“Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha approvato un primo pacchetto di aiuti di emergenza per l’Ucraina per oltre 2 milioni di euro. I fondi sono già stati inviati direttamente ai religiosi e ai sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina (UGCC) e della Chiesa cattolica romana (RCC). Lo scopo è quello di sostenere anzitutto l’Ucraina orientale, in particolare i 4 esarcati dell’UGCC e le 2 diocesi dell’RCC. Le principali città che stiamo aiutando sono Kiev, Kharkiv, Zaporizhya, Odessa e la regione del Donbass. I fondi vengono equamente distribuiti da ogni vescovo in base alle necessità di ciascun sacerdote, di ogni religioso o suora e dei rispettivi fedeli. Alcuni beneficiari gestiscono orfanotrofi, case per anziani o centri di accoglienza per madri sole: anche queste istituzioni stanno ricevendo aiuti tramite le diocesi. Vorrei anche sottolineare che non si tratta di un aiuto episodico o improvvisato, dettato dalla crisi attuale; al contrario, ACS sostiene costantemente i cristiani ucraini dal lontano 1963. La Fondazione Pontificia sta contribuendo anche a gestire l’afflusso di sfollati in Polonia, in particolare a Breslavia. Il Paese accoglie gli ucraini che stanno attraversando la frontiera dirigendosi verso Przemyśl, città che garantisce un collegamento diretto con Breslavia. Subito dopo l’inizio della guerra centinaia di volontari si sono presentati nella sede polacca di ACS e da allora l’Ufficio è rimasto aperto giorno e notte, accogliendo gli sfollati terrorizzati ed esausti”.

Il Papa ha affermato che oggi i cristiani in alcuni luoghi sono discriminati e perseguitati per il solo fatto di professare la loro fede. E’ vero?
“Prima di rispondere è bene chiarire la differenza fra discriminazione e persecuzione. La prima si verifica quando vigono leggi o regole che si applicano a un gruppo particolare e non a tutti. Il tratto distintivo della discriminazione è un cambiamento della legge che determina un trattamento vessatorio basato sul gruppo, sulla classe o sulla categoria di appartenenza. Nei casi di discriminazione diretta le azioni sono chiaramente rivolte contro individui appartenenti a una particolare comunità di fede, mentre si ha discriminazione indiretta quando, per esempio, un’azienda assume solo professionisti con un particolare livello di scolarizzazione, al quale tuttavia gli appartenenti a un determinato gruppo religioso non possono accedere. È solitamente uno Stato a rendersi responsabile di discriminazione ai danni dei cristiani. La persecuzione consiste invece in un programma teso a sterminare, scacciare o soggiogare le vittime sulla base della loro appartenenza a un certo gruppo religioso. Gli atti di persecuzione sono tali anche se non sono ‘sistematici’, e anche se sono privi di una particolare strategia. La persecuzione cruenta configura veri e propri crimini d’odio, la cui forma più grave ed estrema è il genocidio. Detto questo, e tornando alla domanda, ciò che il Papa afferma è drammaticamente vero: i cristiani sono il gruppo religioso maggiormente perseguitato. Lo sono ad opera dei gruppi di estremisti islamici, i quali, avendo perso terreno nel Medio Oriente, hanno progressivamente spostato il proprio baricentro operativo sia nell’Asia meridionale e orientale, dove attacchi anticristiani hanno mietuto centinaia di vittime, sia in Africa, dove i gruppi jihadisti agiscono in un numero crescente di Paesi. Nella lista nera dei persecutori, oltre al fondamentalismo islamico, figura il nazionalismo indù. Molti anche i casi di persecuzione perpetrata da Stati, come accade in Cina, in Corea del Nord e in Eritrea, dove sono le istituzioni a sferrare attacchi sistematici e mirati ai danni dei cristiani. Per questo Francesco ha affermato che la persecuzione contro i cristiani oggi è addirittura più cruenta che nei primi secoli della Chiesa”.

Nello specifico: quanti sono nel mondo i cristiani perseguitati?
“Non è possibile censire i fratelli oppressi dalla persecuzione, tuttavia possiamo stimare quanti siano i cristiani perseguitati e/o minacciati dalla persecuzione, e tale numero è decisamente allarmante: 416 milioni. Si tratta dei cristiani che vivono in nazioni sulle quali incombe lo spettro della persecuzione in odio alla fede”.

Quali sono i Paesi dove i cristiani soffrono maggiormente?
“Venti nazioni destano particolare preoccupazione: si va dall’Arabia Saudita al Burkina Faso, dal Camerun alla Cina, e poi Corea del Nord, Egitto, Eritrea, Filippine, India, Indonesia, Iran, Iraq, Myanmar, Niger, Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Sri Lanka e Sudan. In Iraq nel giro di una generazione la popolazione cristiana si è ridotta di oltre il 90%, in Siria si stima che i cristiani siano meno di un terzo degli 1,5 milioni presenti prima dell’inizio del conflitto”.

Quali sono le altre cause della discriminazione contro i cristiani oltre alla fede?
“La fede cattolica contiene un nucleo di giustizia che non è mai stato gradito da quanti operano guidati sia da ideologie politico-religiose deviate sia dalla brama del potere ingiusto. I cristiani sono pacifici ma anche pacificatori e questo contrasta l’azione di chi nega la libertà religiosa. Si tratta di un fenomeno che in questi nostri tempi si va acuendo e che spesso porta alla persecuzione. Ma sono perseguitati anche perché vengono spesso percepiti come una ramificazione occidentale. Peccato però che dalle nostre Istituzioni non vengano non solo protetti ma neppur considerati. In Occidente si registra inoltre una diffusione della cosiddetta “persecuzione educata”, secondo la felice espressione coniata da Papa Francesco per descrivere il conflitto fra le nuove tendenze culturali e i diritti individuali alla libertà di coscienza. In questi casi non è necessario elevarsi al piano della fede per essere discriminati o perseguitati, anche se con modalità non cruente. Basta infatti presentarsi pubblicamente come difensori della dignità della persona umana dal concepimento alla morte naturale per diventare immediatamente bersaglio di attacchi virulenti”.

Che Pasqua sarà quest’anno – tra Covid, guerra e discriminazioni – per i cristiani nel mondo?
“Confidiamo possa innanzitutto non essere una Pasqua insanguinata. Negli ultimi anni infatti al calendario liturgico si è andato affiancando il calendario del terrore. Pensiamo alla Pasqua del 2019 con gli attentati nelle chiese nello Sri Lanka. Per il resto sarà una Pasqua sostanzialmente analoga alle precedenti, perché le comunità cristiane hanno la costante e gioiosa consapevolezza di essere state redente e per questo intendono condividere tale gioia con quanti non hanno ancora ricevuto o accettato il messaggio cristiano. Detto questo, è nostro dovere aiutare i fratelli nel bisogno a causa delle persecuzioni, delle discriminazioni, dei conflitti armati e delle pandemie. La fondazione pontificia ACS lo fa dal 1947 con circa 5.000 progetti l’anno in 138 nazioni. Tali progetti sono finanziati da oltre 345.000 benefattori presenti in 23 Paesi. Per maggiori informazioni rinvio al nostro sito acs-italia.org“.

Vuole fare una conclusione?
“Vorrei tornare sull’Ucraina, sottolineando che oggi, più che in passato, abbiamo il dovere di sostenere sacerdoti, religiosi e suore che sono concretamente accanto alla popolazione scossa e terrorizzata. Dobbiamo tuttavia ricordare che nel mondo vi sono molte altre aree in cui sofferenza e disperazione dilagano nell’indifferenza generale, sia perché non sono coinvolti gli interessi politico-economici delle maggiori Nazioni, sia perché i mass media internazionali ritengono non valga la pena investire in tali aree. Questa generale indifferenza, tuttavia, non fa magicamente scomparire i bisogni delle popolazioni oppresse, a cominciare da quelli delle minoranze cristiane. Per questo la missione di ACS deve proseguire”.

Milena Castigli: