Mons. Mariano Crociata: “Il ruolo della gioventù europea nel futuro della democrazia”

Mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea, intervistato da Interris.it riflette sul rapporto tra giovani europei e democrazia, tema del suo intervento alla 50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia.

Mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea (COMECE). Credit: Daniele Scudieri Imagoeconomica

Il ruolo della gioventù europea nel futuro della democrazia e quello delle istituzioni nel combattere “l’individualismo radicale”. Con un’analisi lucida e profonda, Mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea, esplora per Interris.it le sfide attuali che minacciano la democrazia nel Vecchio continente, evidenziando come il diffuso “individualismo radicale” possa compromettere il senso di responsabilità collettiva. Il Presidente della COMECE affronta anche il tema delle disuguaglianze sociali ed economiche nel contesto europeo, sottolineando l’importanza di interventi mirati per mitigarne gli effetti destabilizzanti. E riflette infine sul ruolo cruciale che ha la gioventù europea nel promuovere la pace e la cooperazione internazionale, sottolineando la necessità di sostegno e di opportunità per i giovani, tema al centro dell’attenzione del Pontefice per la 50esima edizione della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia. A Trieste mons. Crociata interverrà al panel “L’Europa delle nuove generazioni: un sogno di popoli, culture e democrazia”.

Mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea (COMECE). Credit: DANIELE_STEFANINI IMAGO ECONOMIC

L’intervista a mons. Mariano Crociata Presidente COMECE

Quali sono le principali minacce alla democrazia in Europa oggi?

“Io credo che la minaccia fondamentale sia costituita dalla perdita di interesse e di coscienza di una quota crescente di cittadini di ciò che comporta vivere in una democrazia. E la minaccia viene precisamente da una cultura unilaterale, dove si presentano solo i diritti individuali. E quindi, di conseguenza, un individualismo radicale, per cui, senza pensarci, non ci si avvede che i problemi o le esigenze collettive, che sono quelle in base alle quali l’individuo può godere della sua libertà e dei suoi diritti, sono curati sempre meno da quelli che sono poi gli stessi interessati. C’è, in sintesi, una cultura dei diritti senza doveri e una forza di dissoluzione del sistema democratico”.

Pensa che questo “individualismo radicale” sia la radice di un disinteresse generalizzato nei confronti della questione collettiva?

“Sì. Tutte le dinamiche di tipo sociale, politico e culturale sono un po’ derivazioni di questa combinazione tra soggettivismo, edonismo e individualismo. Io non mi impressionerei troppo delle vicissitudini elettorali, nel senso che fanno parte di quelle azioni e reazioni che riflettono lo stato di benessere o di malessere di una società o di una parte della società. Ma è il malessere più profondo che va soprattutto colto e, diciamo, curato”.

Secondo la COMECE, come può l’Europa rispondere in modo efficace alle crescenti disuguaglianze sociali ed economiche tra i suoi stati?

“Uno dei punti senza dubbio qualificanti di ogni impegno politico istituzionale nell’Unione Europea è quello di fare in modo che le fasce sociali più deboli vengano messe all’attenzione perché il disagio diminuisca. Il disagio è un fattore di grande instabilità sociale che si può manifestare in tanti modi. Per questo è importante non solo prenderne atto, ma anche intervenire concretamente. Al momento c’è un problema nell’Unione Europea dal punto di vista sociale”.

Quale?

“Quello del rapporto tra Paesi forti e deboli, grandi e piccoli e tra nord e sud sia nellUnione Europea, sia all’interno dei singoli Paesi. Quindi, il malessere sociale è un tema al quale porre grande attenzione perché è uno dei fattori scatenanti, in maniera non sempre razionale, di reazioni che poi disgregano la convivenza e la coesione sociale”.

Qual è il ruolo della gioventù europea nel promuovere la pace e la cooperazione internazionale in un contesto globale sempre più complesso e segnato da guerre?

“Le nostre generalizzazioni rischiano sempre di cogliere solo in parte la realtà. Come tutta la realtà sociale anche il mondo giovanile è un mondo molto vario in cui riconosciamo nuclei davvero vivi, motivati, significativi che promettono un futuro positivo, costruttivo per sé e per altri. Certamente, per altro verso, le fasce giovanili sono anche quelle più sensibili agli effetti del malessere collettivamente percepito ed espresso perché per un giovane non vedere prospettive di futuro ha effetti drammatici, molto più devastanti rispetto agli adulti. Quindi, è necessaria un’attenzione davvero straordinaria nell’opera educativa e nell’opera di socializzazione, di accompagnamento e di sostegno dei giovani”.

Di cosa altro necessitano i giovani?

“C’è il grande tema del lavoro che dovrebbe essere messo all’attenzione e che per il mondo giovanile è discriminante rispetto a tutto il resto. Inoltre, il contesto giovanile è un luogo in cui operano tante dinamiche diverse: pensiamo agli effetti del mondo digitale e della novità dell’intelligenza artificiale sulla quotidianità dei ragazzi; così come alle conseguenze distruttive della diffusione della droga e di strumenti di evasione e di fuga dalla realtà, variamente motivati e indotti. Insomma, il mondo giovanile è complesso, però io sono anche convinto che ci sia in esso qualcosa di speciale…”

Cosa vede di speciale?

“Nei giovani c’è sempre una molla, una forza capace di riscattarsi, di rilanciarsi quando vedono e colgono nuove opportunità o possibilità. Per questo bisogna incrementare tutte le proposte possibili, insieme a quelle educative, per assicurare loro condizioni vere di crescita e di costruzione del futuro in senso positivo”.

Il Pontefice parteciperà a Trieste alla Settimana Sociale dei Cattolici in Italia. Qual è l’importanza della sua presenza?

“La presenza del Papa arricchisce significativamente la Settimana Sociale e rappresenta un importante punto di sintesi per il successo dell’iniziativa promossa dall’Episcopato Italiano e dalla Chiesa in Italia”.

Qual è il pensiero del Pontefice in merito al tema scelto per questa 50esima edizione: “L’Europa delle nuove generazioni”?

“Il Papa ha mostrato sempre, attraverso molteplici interventi e documenti, una grande attenzione al mondo giovanile. Ha una capacità unica di mettersi in sintonia, di cogliere lo spirito dell’universo giovanile. Il Papa penso voglia sempre più motivare i giovani alla virtù della speranza affinché abbiano la capacità di reagire, di liberarsi dal pensiero negativo che spesso sembra prevalere e di esprimere e tirare fuori il meglio delle proprie energie. Il Papa crede profondamente in loro. Ma chiama in gioco anche le istituzioni perché creino le condizioni affinché tutti i giovani possano essere sostenuti nel loro slancio verso una vita piena, un futuro realizzato per sé e per gli altri. Questa realizzazione è cruciale per il futuro stesso della democrazia e non va assolutamente ignorata”.