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Migrazioni, Ungaro (Unhcr): “Ecco perché non può più essere considerato fenomeno emergenziale”

In occasione della Giornata nazionale della memoria e dell'accoglienza, Filippo Ungaro, portavoce di Unhcr Italia, offre ai lettori di Interris.it una riflessione sul fenomeno delle migrazioni

La Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza è un appuntamento estremamente importante: dovrebbe essere interpretata come un’orazione costante e continua nel corso del tempo perché, purtroppo, il numero dei morti in mare è sempre più elevato. Dal 2013, anno in cui si è verificata la tragedia al largo di Lampedusa, nel Mediterraneo sono morte oltre 30 mila persone”. A parlare a Interris.it è Filippo Ungaro, portavoce di Unhcr Italia, raggiunto telefonicamente proprio mentre si trova a Lampedusa per commemorare l’undicesima Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, istituita per ricordare i 368 rifugiati e migranti morti nel tragico naufragio avvenuto al largo dell’isola siciliana il 3 ottobre 2013.

Il naufragio

Oggi ricorre il triste anniversario del naufragio del 3 ottobre 2013 in cui persero la vita 368 migranti. Una “sciagura disumana” l’ha definita Papa Francesco che nell’isola siciliana diventata epicentro dei flussi migratori, ha compiuto il primo viaggio apostolico del suo pontificato. L’imbarcazione naufragata era un peschereccio lungo circa 20 metri, salpato dal porto libico di Misurata il 1º ottobre 2013 con a bordo migranti di origine eritrea ed etiope. La barca era giunta a circa mezzo miglio dalle coste lampedusane quando i motori si bloccarono, poco lontano dall’Isola dei Conigli. Per attirare l’attenzione delle navi che passavano, qualcuno agitò uno straccio infuocato producendo molto fumo. Parte dei passeggeri si impaurirono temendo un incendio e si spostarono improvvisamente da un lato dell’imbarcazione stracolma, che si rovesciò. La barca ha girato su se stessa tre volte e poi è colata a picco. Alle 7:00 circa alcune imbarcazioni civili e pescherecci locali hanno notato i naufraghi e dato l’allarme caricando la maggior parte dei superstiti a bordo.

Informazione e sensibilizzazione

Filippo Ungaro ribadisce come sia di estrema importanza mantenere alta l’informazione su queste tematiche e sensibilizzare i giovani: “Qui a Lampedusa sono presenti moltissimi studenti, provenienti non solo dall’Italia, ma anche dall’Europa – spiega -. E’ fondamentale educare, sensibilizzare le persone. Inoltre, come Unhcr, da tempo chiediamo un potenziamento delle operazioni di ricerca e salvataggio, soprattutto con una maggiore condivisione delle responsabilità a livello europeo, in modo da poter essere al fianco della Guardia Costiera italiana che svolge un prezioso e vitale lavoro”.

Non si può più parlare di emergenza

Un tema quello dell’immigrazione che non può più essere definito emergenziale a causa delle dimensioni che ha assunto a livello globale. “Troppo spesso quello delle migrazioni è stato un tema politico ed elettorale, con un livello del dibattito pubblico molto basso, soprattutto perché ci si trova davanti a delle forti semplificazioni – aggiunge Ungaro -. Il fenomeno delle migrazioni è molto complesso, ha varie cause e richiede delle soluzioni non semplici, che devono toccare vari ambiti. C’è bisogno di rafforzare il soccorso in mare; è necessario potenziare quelle che sono vie sicure e legali in modo da evitare che le persone finiscano nelle mani dei trafficanti di esseri umani ed evitare così viaggi pericolosissimi”.

Non guardare il dito ma la Luna

Oltre a questo, il portavoce dell’Unhcr Filippo Ungaro, chiede che si vada alla radice del problema. “Stiamo assistendo a un’escalation della conflittualità a livello globale, a partire dal Medio Oriente, alla guerra in Sudan di cui ormai si parla molto poco, senza dimenticare l’Ucraina – aggiunge -. E’ importante approcciarsi a questi problemi con altri strumenti che il Diritto Internazionale offre. I conflitti generano fuga di persone da un paese all’altro“.

Le persone in fuga nel mondo

Sono sempre di più le persone migranti che si trovano costrette a lasciare la propria casa e in molti casi anche il proprio Paese, il doppio rispetto a dieci anni fa, secondo il Rapporto Global Trends di Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati. La cifra delle persone in fuga sale da 12 anni di fila, arrivando a 120 milioni. “Chi fugge trova riparo in Paesi dal basso o medio reddito, quindi quando parliamo di emergenza nei nostri Stati occidentali ed europei rischiamo di guardare solo il dito senza vedere la luna – spiega -. Il problema va affrontato a livello globale, ma finché verrà trattato con questa narrazione di tipo emergenziale sarà molto difficile trovare una soluzione – ha concluso Ungaro-. Non basta un post sui social per risolvere il problema“.

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