Allarme Pyongyang all’Onu. A New York. Riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite convocata dopo il test di un nuovo missile intercontinentale da parte della Corea del Nord. L’esercito della Corea del Sud afferma di aver rilevato che la Corea del Nord ha lanciato un missile balistico verso il suo mare orientale. Lo Stato Maggiore della Corea del Sud non ha aggiunto di che tipo di missile si trattasse o a quale distanza volasse. Il lancio è avvenuto pochi giorni dopo che il leader nordcoreano Kim Jong Un ha supervisionato un test di volo del più recente missile balistico intercontinentale del Paese, progettato per raggiungere la terraferma statunitense. La nordcoreana Kim Yo Jong, potente sorella del leader Kim Jong Un, ha affermato che le esercitazioni militari degli Stati Uniti, del Giappone e della Corea del Sud giustificano il rafforzamento nucleare della Corea del Nord. Kim ha affermato che la Corea del Nord non si lascerà distogliere dal percorso di rafforzamento del suo deterrente nucleare, hanno riferito i media statali. L’Onu in allerta.
Appello
“Noi, i ministri degli Esteri G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, condanniamo con la massima fermezza il lancio di un missile balistico intercontinentale (ICBM) da parte della Corea del Nord il 31 ottobre scorso, che ha fatto seguito ad altri lanci con tecnologia missilistica balistica”, si legge in una dichiarazione dei ministri degli Esteri del G7. “Deploriamo che la Corea del Nord abbia nuovamente scelto di dare la precedenza ai suoi programmi illegali di sviluppo di armi di distruzione di massa (Wmd) e di missili balistici rispetto al benessere della popolazione nordcoreana“. “La Corea del Nord continua a sviluppare le sue capacità nucleari e balistiche illegali e a intensificare le sue attività destabilizzanti. Reiteriamo il nostro appello per la completa denuclearizzazione della penisola coreana e chiediamo che la Corea del Nord abbandoni tutti i suoi armamenti nucleari, i suoi programmi nucleari esistenti e ogni altro suo programma di armi di distruzione di massa (Wmd) e missilistico balistico in modo completo, verificabile e irreversibile, in conformità con tutte le pertinenti Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite“, continua la dichiarazione.
Onu in allerta
“Esortiamo tutti i membri del Consiglio di Sicurezza a rispettare i loro impegni. E invitiamo tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite ad attuare completamente e efficacemente le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Il G7 “rimane impegnato a lavorare con tutti i partner interessati verso l’obiettivo della pace e della stabilità nella penisola coreana e a sostenere l’ordine internazionale fondato sullo stato di diritto”, aggiunge. E’ in atto intanto, per effetto dell’asse tra Russia e Nord Corea, l’escalation da tempo denunciata da Zelensky e dagli alleati occidentali: “Le prime truppe nordcoreane sono già finite sotto il fuoco ucraino a Kursk“. Ad assicurarlo è stato il capo del Centro per la lotta alla disinformazione presso il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina, concretizzando i timori di Kiev e della Nato dopo l’arrivo nelle scorse settimane in Russia dei soldati di Pyongyang pronti a unirsi all’invasione russa. Kovalenko non ha fornito ulteriori dettagli sulle circostanze dello scontro o sulle possibili perdite. Ma è Zelensky a spiegare che sulla base delle informazioni d’intelligence “ci sono già 11.000 nordcoreani nella regione di Kursk”, aggiungendo di essere stato informato dal suo team di intelligence sui movimenti. “Vediamo un aumento dei nordcoreani e nessun aumento nella reazione dei nostri partner“, è poi tornato a sottolineare il leader ucraino che già nei giorni scorsi non aveva risparmiato critiche agli alleati per la loro risposta “pari a zero” all’escalation data dalla Corea del Nord all’invasione. Uno sviluppo atteso, tanto che sabato, l’intelligence militare ucraina del Gur aveva denunciato l’arrivo ai confini russi con l’Ucraina di 7mila militari nordcoreani pronti alla battaglia. E ancora prima, Zelensky aveva messo in guardia dall’imminente ingresso in guerra delle truppe straniere già nel weekend. Una situazione che preoccupa l’Onu.
Russia-Nord Corea
I legami tra Mosca e Pyongyang sono più stretti che mai, testimoniati chiaramente dall’incontro al Cremlino tra il presidente russo Vladimir Putin e la ministra degli Esteri nordcoreana, Choe Song Hui, che allo zar ha portato il “saluto profondamente sincero, caldo e cameratesco” del suo leader Kim Jong-un. Solo venerdì, la stessa ministra aveva promesso all’omologo Serghei Lavrov che lo Stato eremita sarebbe rimasto “fermamente accanto” alla Russia fino alla vittoria in Ucraina. Confermando così un’alleanza militare che preoccupa anche la Corea del Sud. Tanto che il presidente Yoon Suk-yeol ha chiesto “contromisure approfondite” contro la cooperazione militare “illegale” tra Corea del Nord e Russia, impegnandosi a rafforzare la sicurezza e la difesa di fronte a quella che ha definito “una minaccia significativa per la nostra sicurezza nazionale. Nel frattempo, il fronte continua a mettere in difficoltà le forze ucraine, che perdono terreno a Kursk mentre le truppe russe guadagnano rapidamente territori nella regione orientale di Donetsk. Solo a ottobre, le truppe di Putin sono avanzate di 610 chilometri quadrati, stando a un’analisi dell’Afp dei dati del think tank americano Institute for the Study of War (Isw). Dall’altra parte, l’Occidente prova a mostrare compattezza a favore dell’Ucraina, con la visita a Kiev della ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che ha garantito che il sostegno a Zelensky sarà “solido come una roccia”. Ma è un sostegno che non vede azioni concrete per far tornare l’iniziativa nel campo ucraino.
Reazione occidentale
Baerbock ha riconosciuto che Mosca sta “cercando assistenza militare” da Pyongyang e ha invitato gli alleati dell’Ucraina a fornire più sistemi di difesa aerea. Ma quello che vuole Zelensky dalla Germania – il secondo maggiore fornitore militare dell’Ucraina dopo gli Stati Uniti – sono i missili Taurus a lungo raggio, sui quali resta il veto del cancelliere Olaf Scholz per paura di un’escalation e di un ampliamento del conflitto. Scholz ha anche respinto la richiesta dell’Ucraina di un invito immediato nella Nato, punto chiave del “Piano della Vittoria” presentato da Zelensky agli alleati occidentali. “Come pensa di reagire l’Occidente alla massiccia presenza sul campo di truppe nordcoreane nella guerra russo-ucraina? E un segnale pericolosissimo di come si possa saldare un fronte atidemocratico. Dobbiamo scongiurare che ciò avvenga e bisogna far sì che la comunità internazionale convinca sia la Russia a fermare gli attacchi che la Nord Corea a portare i soldati a casa. Quello è un allargamento di una guerra, non vogliamo che diventi una Terza guerra mondiale“, sostiene il ministro della Difesa Guido Crosetto. Intanto il consiglio di sicurezza dell’Onu si riunisce.
Sos sicurezza
“Condanniamo con la massima fermezza i continui trasferimenti illegali di armi alla Federazione Russa da parte della Repubblica Democratica Popolare di Corea e il dispiegamento di forze speciali nordcoreane in Russia, a sostegno della guerra di aggressione illegale di Mosca”, dichiarano l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell e il ministro degli Affari esteri della Repubblica di Corea Cho Tae-yul al termine del loro incontro. Preoccupazione condivisa dall’Onu. “Stiamo monitorando attentamente ciò che la Russia fornisce alla Nord Corea in cambio della fornitura di armi e personale militare, compresa la possibile fornitura di materiali e tecnologie a sostegno degli obiettivi militari di Pyongyang. Siamo inoltre profondamente preoccupati per l’eventualità di un trasferimento di tecnologia nucleare o legata ai missili balistici, che metterebbe a repentaglio gli sforzi internazionali di non proliferazione e minaccerebbe la pace e la stabilità nella penisola coreana e in tutto il mondo”, si legge ancora. “Prendiamo atto – conclude la dichiarazione – che la sicurezza delle regioni indo-pacifiche ed europee sono più che mai strettamente interconnesse e ci impegniamo a monitorare attentamente la situazione e a perseguire attivamente le misure necessarie insieme alla comunità internazionale, in primis all’Onu.