La strada verso la maternità
“La decisione di intraprendere un percorso di procreazione medicalmente assistita (pma) avviene dopo un processo. Quello di accettazione dell’esistenza di una problematica legata alla difficoltà del concepimento. Un processo molto lungo e sofferto. Tranne nei casi di una patologia pregressa nota. Iniziare il percorso significa, innanzitutto, accettare l’infertilità. E non per tutti è semplice. Perché sin da subito si deve fare i conti con il cosidetto “lutto biologico”. E quindi con la consapevolezza di non riuscire a procreare. Tale processo coinvolge ogni ambito della persona. Le relazioni interpersonali con la famiglia, amici, la coppia in sé. E la percezione, in generale, degli altri. Non di rado, infatti, le coppie che ricorrono a pma necessitano di supporto psicologico. Proprio per affrontare al meglio il percorso”.
“Fino a circa 10 anni fa, il ricorso alle tecniche di pma all’estero, erano molto diffuse. Per una serie di motivazioni legate alla Legge 40/04 che poneva non poche problematiche. Sia relativamente alla fecondazione omologa che eterologa. La gestione del trattamento all’estero, quindi, era molto faticosa per le coppie. Sia emotivamente sia economicamente. Con diverse difficoltà anche di comunicazione con le cliniche. Oggi c’è stata una serie di importanti modifiche alla legge 40/04. Su iniziativa di molte coppie ci sono innovative sentenze della Corte Costituzionale sull’accesso alla pma tra Italia ed estero. La situazione italiana si è allineata. Ora dipende da una scelta consapevole e volontaria della coppia. Ed è sicuramente più semplice da gestire. Anche per una serie di adeguamenti nei centri esteri che hanno agevolato la gestione del percorso”.
“La solitudine è una dei sentimenti che più ricorrono durante il percorso di pma. Solitudine a 360 gradi. Ci si sente soli nei confronti di un mondo. Sia esterno (società e amici). Ma anche interno (famiglia, compagno/a). Un mondo che non conosce le tue sofferenze. Oppure che non le comprende fino in fondo. C’è solitudine poi nel senso di senso di abbandono da parte dello Stato. Che non è ancora stato in grado di comprendere pienamente l’importanza della pma. E che non emana leggi adeguate, in grado di permettere l’accesso uguale per tutti ed in ogni regione”.
“Spesso si cerca, anche attraverso i social, di avvicinarsi ad altre persone che stanno intraprendendo lo stesso percorso. Al fine di condividere esperienze, emozione e informazioni. E’ proprio così che è nata la rete di ‘Strada per un sogno’. La nostra associazione ha la primaria funzione di non lasciare sole le coppie. E di renderle protagoniste di ogni nostra iniziativa. Anche al fine di normalizzare il percorso e la problematica. Cancellando quel senso di solitudine ed abbandono tipico di questa esperienza”.
“La pma non è in grado di assicurare il risultato. Tante coppie pur ricorrendo alla Pma, infatti, non riescono, comunque, a coronare il sogno di diventare genitori. La scienza può aiutare, ma non è miracolosa. E il processo naturale di concepimento deve comunque fare il suo corso. Ci sono ancora tante variabili. Legate a patologie non facilmente diagnosticabili (i cosiddetti “sine causa”). O processi di attecchimento in utero degli embrioni. Che non consentono neanche al miglior trattamento di pma di raggiugere il risultato. E in alcuni casi un gravoso ostacolo a volte è determinato dalle ingenti spese. Che diventano a volte insostenibili per le coppie”.