“La bellezza dell’arte porta sempre all’innalzamento dell’anima, come sempre ci ricorda anche Papa Francesco. Ora più che mai, il mondo ha bisogno di bellezza, la via pulchritudinis che crea comunione e unisce Dio, l’umanità e il creato. Dopo la distruzione provocata dal terremoto del 2016 nell’Italia centrale, la rinascita passa anche dal recupero delle opere d’arte. In questo caso, la bellezza dell’arte ci permette dunque di riscopre la storia e l’identità di questo territorio martoriato dal sisma”.
Con queste parole l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e vescovo di Fabriano-Matelica, mons. Francesco Massara, presenta a InTerris.it il Museo dell’Arte Recuperata (MARec) il nuovo museo diocesano dell’Arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche – ospitato all’interno del palazzo arcivescovile di San Severino Marche – che raccoglie in un’unica esposizione le opere salvate dalle chiese dopo il sisma del 2016.
L’inaugurazione del MARec
Il museo è stato presentato alla stampa sabato 11 giugno alla presenza del Vescovo Massara, del sindaco di San Severino Marche, la dottoressa Rosa Piermattei, della direttrice del MARec, Barbara Mastrocola – che ha curato l’allestimento – e del critico d’arte Vittorio Sgarbi.
Nel pomeriggio si è svolta l’inaugurazione al teatro Feronia alla presenza delle istituzioni: oltre al Vescovo Massara, al sindaco Piermattei e alla direttrice Mastrocola, sono intervenuti il Presidente della Regione Marche, il dottor Francesco Acquaroli; il neo presidente della Soprintendenza Marche Sud, l’architetto Giovanni Issini e Monsignor Emil Paul Tscherrig, Nunzio Apostolico in Italia e nella Repubblica di San Marino.
Sgarbi: “Il MARec è il museo tra i più importanti delle Marche”
“E’ il museo tra i più importanti delle Marche, una sorpresa che non mi aspettavo per la quantità e la qualità delle opere esposte, ci sono anche quattro rare sculture lignee, tra cui quella del maestro di Macereto – ha detto Sgarbi durante la presentazione alla stampa -. Questo è un museo pieno di sorprese, una compensazione al museo di Urbino, fortemente voluto dal sindaco e dal ‘vescovo di Tropea’ [Massara, ndr]. E’ un museo che permette di vedere in un unico luogo opere per cui prima, in giro per le chiese delle Marche, ci sarebbero voluti quindici giorni. L’arte va goduta, non fruita. E aver restituito al pubblico godimento questo patrimonio culturale, che altrimenti non sarebbe potuto essere visto perché chiuso nei magazzini, è una grande conquista”.
Massara: “Dobbiamo essere orgogliosi delle Marche”
“La presenza di tanti sindaci mi rincuora l’anima – ha esordito monsignor Massara durante la presentazione con le istituzioni dal palco del teatro Feronia -. Dobbiamo costruire per ogni comunità un campanile, ma mai fare campanilismi. E se lavoriamo con questo senso di unità, nella diversità, anche delle nostre istituzioni, la nostra gente vedrà cose belle. Abbiamo già sofferto abbastanza per il terremoto e per il covid. Adesso dobbiamo far uscire il meglio di noi stessi. Lo dobbiamo sia ai nostri genitori, sia ai nostri anziani, sia alle generazioni che verranno dopo di noi”.
“Caro presidente – ha proseguito Massara rivolgendosi direttamente al dottor Acquaroli – oggi dobbiamo essere orgogliosi delle Marche. Questo museo è una vetrina sul mondo della bellezza di questa terra. Non è un museo nostro, ma un museo di tutti. Che veramente possa essere conosciuto nel mondo, anche attraverso la Regione Marche. Ne siamo orgogliosi. È un salotto nel quale uno si può fermare, sedere sul divano e può anche pregare. Di fronte ad alcune statue e quadri si ritrova infatti l’identità del proprio Comune, del proprio Paese, della propria storia, della propria gente. Diventa un luogo di contemplazione, ma anche di preghiera, un tassello in più di gioia e di bellezza. Il nuovo museo diocesano dell’arcidiocesi dona una nuova speranza a questo territorio duramente provato dal sisma”. Mons. Massara ha concluso l’intervento ringraziando Papa Francesco del suo interessamento per la popolazione delle zone terremotate, che ama e segue con premura e attenzione.
Acquaroli: “Restituire il futuro alle comunità ferite dal sisma”
“Grazie a mons. Massara, al sindaco e a quanti hanno lavorato per il MARec. Questo è un momento importante, frutto dell’impegno di tanti: quello di restituire una speranza e riportare alla luce la bellezza del nostro territorio. Anche la Regione Marche ha dato un contributo importante. Perché sappiamo che in ogni chiesa c’è un’opera importante, una storia da far conoscere, tutelare, proiettare nel futuro. Dobbiamo continuare a credere nei nostri territori, soprattutto ora che sono feriti, per restituire quella normalità che tante comunità ancora cercano e per dare loro un futuro che, tutti noi insieme, possiamo restituire”.
Sindaco Piermattei: “Arte come patrimonio di spiritualità e fede”
“Oggi apriamo il MARec – ha esordito il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei – mi piace pensarlo come una casa, un luogo di accoglienza per l’arte e per le persone che verranno a visitarlo. È sia la casa dell’arte recuperata dopo il terremoto del 2016, sia dell’arte ritrovata. Affinché da un evento così tragico come il terremoto possa nascere una luce di speranza: come a dire che le nostre realtà, la nostra quotidianità possono risorgere dalle macerie. Dobbiamo recuperare il senso di comunità. Questo museo è anche un’importante vetrina per mostrare al mondo i nostri tesori artistici e i nostri valori autentici: quelli di gente caparbia resistente e resiliente. Persone e cose che vogliono rialzarsi. Le tante opere esposte rappresentano non solo il grande valore artistico del territorio, ma anche il patrimonio di spiritualità e fede delle comunità a cui esse appartengono”.
Mastrocola: “Chiusi per inagibilità, aperti per vocazione”
“La realizzazione di questo Museo è stata prima di tutto una grande sfida – ha detto la dottoressa Barbara Mastrocola direttrice del MARec e curatrice della mostra -. Abbiamo adottato lo slogan ‘chiusi per inagibilità, aperti per vocazione’ fin dal 2016, l’anno del terremoto che ha costretto a chiudere la maggior parte delle chiese e dei musei dell’arcidiocesi. Lo slogan intende comunicare l’idea di che cosa vogliamo sia il MARec: non solo un susseguirsi di sale, un posto dove conservare ed esporre dipinti e sculture, ma un luogo vero, dotato di una propria identità. I musei non solo custodiscono capolavori, ma ci raccontano esperienze e spesso, sempre più spesso, sono essi stessi parte della storia. E la storia che qui abbiamo raccontato è quella delle nostre opere d’arte che ritrovano una casa in senso concreto, affettivo, culturale, una dimora dell’anima in attesa di ritornare nei luoghi d’origine”.
Mons. Tscherrig: “Qui opere preziose che uniscono fede e cultura”
“Un caro saluto e la benedizione apostolica dal Santo Padre Francesco a tutti voi – esordisce il Nunzio Apostolico per Italia e San Marino, Monsignor Emil Paul Tscherrig -. Il Pontefice parla spesso di due cose: dialogo e incontro. Vorrei fare i complimenti a nome del Papa per il dialogo che avete avuto tra di voi e che ha portato a una meravigliosa collaborazione e dunque a quest’opera, il MARec. Questo museo rappresenta l’incontro tra di noi e il passato grandioso della nostra umanità, opere preziose che uniscono fede e cultura, che ci fanno meditare, rinnovano la nostra identità, ci proiettano nel futuro. Le persone che hanno un’identità non hanno paura dell’altro, di chi viene da fuori, di chi pensiamo essere diverso. E’ di questa identità che abbiamo bisogno in Italia oggi. Il terremoto ha distrutto molto, ma ciò che facciamo qui oggi ci dà la speranza che la vita è sempre più forte della morte. La vostra Regione ha già superato tante prove, supererà anche questa”.
L’intervista di InTerris a mons. Francesco Massara
Come è nata l’idea del MARec?
“Questo museo è nato dall’idea di due anni fa. Venendo a visitare questo palazzo l’ho trovato pieno di ponteggi e di opere ammassate nel deposito, circa 2.500. Considerati i tempi di ricostruzione delle chiese di origine – notoriamente molto lunghi – mi sono chiesto se queste opere dovessero necessariamente rimanere chiuse in un deposito oppure potessero essere messe a disposizione della nostra comunità”.
Come siete riusciti a realizzare il MARec?
“Il progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione del Ministero dei Beni culturali e a un progetto di rifunzionalizzazione sostenuto dalla Regione Marche con i fondi comunitari. Ma la forza principale è stata la collaborazione tra tutte le parti in campo. In primis, la diocesi e il comune di San Severino Marche. Ancora una volta la nostra Chiesa ha offerto testimonianza di saper fare squadra lasciando un segno di ottimismo e progettualità rivolto alle comunità della diocesi e all’intero territorio del cratere. Unire le energie migliori ha consentito di mettere a disposizione di tutti un salotto di arte e splendore che riesca a indicare una strada di condivisione e rilancio”.
Quali opere sono state scelte ed esposte?
“Tanti sono i capolavori restituiti alla cittadinanza, recuperati all’indomani delle scosse che hanno distrutto molte delle chiese dove erano alloggiati precedentemente. I beni trasferiti e conservati in tre depositi diocesani e in quello statale di Ancona sono in tutto ben 6.450. Ricchissimo è il patrimonio esposto al MARec. Tra i tanti, gioielli artistici come la Madonna del Monte di Lorenzo d’Alessandro o la statua lignea della Madonna di Macereto. Senza dimenticare il capolavoro principale…”
A quale capolavoro si riferisce?
“La famosissima Madonna della Pace di Bernardino di Betto Betti, più noto come Pinturicchio. La Madonna della Pace – quale titolo più azzeccato visti i tempi che stiamo vivendo? – è un dipinto a olio su tavola di 143 cm x 70 cm databile al 1490 circa, precedentemente conservato nella Pinacoteca civica Tacchi-Venturi di San Severino Marche. Da ora in poi, resterà esposto al MARec in quanto capolavoro di questa Diocesi. Esposti anche la Madonna col Bambino in trono tra i santi Pietro e Paolo e la Madonna col Bambino in trono tra i santi Giuseppe e Girolamo di Giovanni Andrea De Magistris di Caldarola; ma anche la Madonna presenta il Bambino a Santa Margherita, San Giovanni Battista e due angeli, di Orazio Gentileschi. Opere, queste ultime tre, precedentemente esposte al Museo Civico Diocesano di Visso, nell’ex-chiesa di Sant’Agostino. Il Terremoto del Centro Italia del 2016 e del 2017 aveva provocato gravi danni all’edificio museale; pertanto, i locali della chiesa e del convento agostiniano sono stati chiusi e la maggior parte delle opere è stata messa in sicurezza qui a San Severino Marche. In attesa della fine dell’emergenza, le opere sono ora fruibili di nuovo”.
Cosa rappresenta il MARec per la diocesi e per il territorio?
“Possiamo definire il MARec il museo della rinascita. Per due motivi. Il primo: l’enorme patrimonio artistico di un’area così duramente colpita dal sisma tornerà a essere fruito e a costituire un ulteriore motivo di richiamo per un bellissimo territorio che merita la massima valorizzazione culturale e turistica”.
Qual è il secondo motivo?
“Il progetto prevede la creazione di un polo museale, sede di laboratori di restauro per tavole, affreschi e sculture danneggiati dal sisma. Accanto ai capolavori esposti entrerà dunque in funzione anche un laboratorio di restauro nel quale la creatività artistica potrà unirsi al desiderio di costruire con il proprio talento un futuro finalmente luminoso”.
Dopo due anni di lavoro, l’inaugurazione dinanzi alla cittadinanza e alle autorità…
“Sì. E’ stato un momento molto emozionante. Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato, dai progettisti agli operai, e tutti i miei collaboratori della Curia, l’amministrazione; il professor Sgarbi e le autorità tutte. Abbiamo fatto un grande lavoro di squadra. Questo è un salotto di bellezza! Il laboratorio di restauro è stato creato con la collaborazione dell’Università di Camerino, dell’Accademia di Belle Arti di Macerata e dell’Istituto di restauro di Roma. Credo che offriremo qualcosa di bello non solo a San Severino città, ma anche alle Marche, all’Italia e al mondo. Perché l’arte non è fine a se stessa: ci aiuta a riscoprire la bellezza dell’anima e rappresenta anche un momento di gioia e speranza!”.