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Martina Pigliapoco: “Essere carabiniere non un lavoro, ma una vocazione”

Potremmo definirla un’eroina, ma lei ha tenuto a precisare che quello che ha fatto è solo il suo dovere. Il carabiniere Martina Pigliapoco, ventisettenne originaria di Osimo in provincia di Ancona, è assegnata alla Caserma dei Carabinieri presso Cortina d’Ampezzo, provincia di Belluno. E’ il suo primo incarico dopo aver completato la formazione per svolgere il suo lavoro, o meglio, la sua vocazione, come lei stessa l’ha definita. Nella mattinata del 5 ottobre 2021 ha salvato una giovane mamma di Belluno che, a causa si problemi economici, minacciava di suicidarsi lanciandosi da un ponte tibetano. Il fatto è avvenuto a Perarolo di Cadore, in provincia di Belluno. Arrivata sul posto insieme a un collega, Martina ha agito d’istinto, con una prontezza di spirito e nervi saldi che le hanno permesso di scongiurare una vera e propria tragedia. Un gesto che ha dimostrato l’importanza di tutta l’Arma dei Carabinieri, da sempre al servizio dei cittadini. La sua azione non è passata inosservata, tanto che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, l’ha nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il carabiniere Pigliapoco è stata ospite della terza serata del Festival di Sanremo 2022. Interris.it l’ha intervistata.

L’intervista

Martina parliamo di quella mattina del 5 ottobre 2021. Una volta arrivata sulla zona della segnalazione e vista la donna in bilico sul ponte tibetano, sei subito corsa verso di lei. Cosa ti ha spinto a farlo? Cosa hai pensato? 

“E’ stato l’istinto a spingermi a percorre quei passi sul ponte, un’azione spontanea. Ho capito che bisogna fare qualcosa e subito, non si poteva temporeggiare. E’ stato un gesto non troppo pensato se devo essere sincera e fortunatamente tutto si è risolto nel migliore dei modi”.

Mentre parlavi con questa mamma, hai mai pensato di poter fallire nel tuo intento di salvarla?

“E’ stato un pensiero che mi ha accompagnato dall’inizio alla fine dell’intervento. Trovandomi di fronte a una persona letteralmente in bilico tra la vita e la morte, ho avuto per tutto il tempo la paura di vederla gettarsi nel vuoto. Cercavo di immaginare di riabbracciarla: è questo il pensiero che mi ha spinto a non mollare. E fortunatamente, alla fine, ho potuto stringerla tra le mie braccia”.

Sei rimasta seduta su quel ponte a cercare di impedire che questa giovane donna si lanciasse nel vuoto per diverse ore. Una prova di nervi non indifferente…

“Sì sono rimasta seduta sul ponte per quasi quattro ore. Quando dopo i primi minuti, la prima ora, ho visto che non riuscivo a sbloccare la situazione ho dovuto fare ricorso a tutta la mia pazienza, tenacia e coraggio. Ho cercato di non mollare fino ad ottenere un risultato positivo. Una prova abbastanza ardua”.

Tu sei giovanissima, hai 27 anni. In quei momenti, hai mai pensato che forse per quell’intervento, sarebbe stato meglio se ci fosse stato un carabiniere con più esperienza sul campo?

“Assolutamente sì. Appena arrivata sul ponte ho capito che era necessario l’intervento del personale specializzato dell’Arma dei Carabinieri, in questo caso la figura del negoziatore. La situazione era molto delicata e io non mi sono sentita la ‘persona giusta, al momento giusto’ ed ho chiesto al mio collega che era rimasto sul sentiero di avvisare la Caserma della necessità di un negoziatore. Fortunatamente è arrivato e, nonostante sul ponte fossi sempre sola, mi ha aiutato molto. Potremmo dire che ha seguito la regia dell’operazione da dietro le quinte. E devo ringraziare per il suo intervento, perché così siamo riusciti a salvare quella mamma”.

Il tuo gesto eroico non è passato inosservato e il Presidente Sergio Mattarella ti ha nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Cosa hai provato quando, al Quirinale, ti ha consegnato questo importante riconoscimento?

“Essere davanti al Presidente della Repubblica per meriti ottenuti durante l’esercizio del servizio istituzionale credo sia l’apoteosi che un Carabiniere, o un appartenente alle forze dell’ordine, possa raggiungere durante la carriera. Per me era una cosa inimmaginabile, non avrei mai pensato di entrare al Quirinale in divisa. E’ stato proprio il Presidente Mattarella ad aver sentito la notizia e ad esserne rimasto colpito. Arrivare all’attenzione diretta del Capo dello Stato mi ha riempito il cuore e l’anima in maniera indescrivibile, un’emozione grande. Mi sono sentita parte di un qualcosa di grande”.

Dopo l’alto riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica, sei stata ospite del Festival di Sanremo 2022. Avresti mai pensato di salire sul palco dell’Ariston, in diretta televisiva?

“Assolutamente no! Ogni tanto quando riguardo le foto mi dico: ‘Ma seriamente sono stata Sanremo?’ Nell’immaginario comune è palco televisivo, dello spettacolo, della musica italiana. Risulta quindi un po’ difficile associare un carabiniere a tutto questo. Ho avuto paura che mi avrebbero fatto cantare [ride, ndr]”.

Nell’immaginario comune le forze dell’ordine e quindi anche i carabinieri, non sempre sono visti di buon occhio. Alcuni si pongono nei loro confronti anche con un po’ di diffidenza. Pensi che la tua partecipazione a un programma di spettacolo come lo è il Festival di Sanremo, aver raccontato la tua esperienza, il salvataggio di quella giovane donna, possa essere utile per poter cambiare questo pregiudizio nei confronti delle forze dell’ordine? 

“Effettivamente bisognerebbe sdoganare questo dogma per cui le forze dell’ordine secondo la visione comune sono solo repressive, piuttosto che al servizio dei cittadini. Quella del Festival di Sanremo è stata un’occasione particolare per entrare nelle case degli italiani e magari anche nell’immaginario dei bambini. L’obiettivo dei Carabinieri, così come di tutte le altre forze dell’ordine, è di essere al servizio del popolo. Credo sia stata un’ottima idea far vedere anche questo lato dell’Arma dei Carabinieri partecipando a una trasmissione così importante. Io svolgo il mio servizio in un paese molto piccolo e spesso, con i miei colleghi ci troviamo a svolgere non il servizio istituzionale classico, ma a dare un consiglio, aiutare l’anziano, scambiare una parola con una persona sola. Anche questo è parte importante del nostro lavoro”.

Martina perché hai deciso di entrare nell’Arma dei Carabinieri?

“L’idea di diventare Carabiniere è maturata in maniera abbastanza repentina, non era il mio sogno nel cassetto da bambina. Intorno ai 17-18 anni ho iniziato a vedere il carabiniere come la figura che incarnava i miei ideali, ho sempre creduto molto nella giustizia. Ho sempre avuto un grande senso di socialità e di apertura. Il carabiniere è per la gente tra la gente, e mi vedevo bene in questo ruolo. Riuscendo ad essere carabiniere ho capito che non lo cambierei con nessun altro lavoro al mondo. Per me non è solo un lavoro, è una vocazione”.

Se dovessi tornare indietro, prima della scelta di intraprendere il percorso per diventare Carabiniere, faresti qualcosa di diverso? 

“No assolutamente. C’è stato un periodo in cui non riuscivo a passare il concorso per entrare nell’Arma dei Carabinieri, mi ero scoraggiata ma sono stata spronata a continuare. Forse se tornassi indietro, non mi concederei la possibilità di perdermi d’animo e continuerei a provare. Ma come dicevo prima per me è la mia vocazione e non vedo Martina in altre vesti che non queste: la divisa da carabiniere”.

Manuela Petrini: