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La povertà energetica: quanti italiani ne sono colpiti

Un flagello da non sottovalutare che non ha solo conseguenze sociali, ma può influire anche sulla salute delle persone

La povertà energetica consiste nell’impossibilità economica di garantirsi lo standard minimo energetico a livello domestico, in particolar modo per il riscaldamento. Si tratta di una condizione sottostimata e poco approfondita in cui versano, attualmente, quasi 60 milioni di persone nella sola Europa.

Non solo nei Paesi più poveri

Tale problematica non coinvolge solo i Paesi più poveri del globo, come la definizione potrebbe indurre a pensare ma ha riflessi anche nel mondo occidentale e nelle nazioni più sviluppate, dove la forbice tra il benessere e la miseria è ancora ampia e in espansione. Nei Paesi del consumismo, infatti, c’è una larga fetta della popolazione che ha difficoltà concrete a utilizzare l’energia. Il fenomeno è poco conosciuto pur essendo presente e diffuso, sostenuto da un rapporto reciproco di causa-effetto con la povertà in generale. La questione assume una grande importanza sia a livello domestico e personale, per esempio nella difficoltà di ottenere il riscaldamento e l’illuminazione necessari, sia a livello sociale nel restare esclusi dagli altri, nel sentirsi a disagio anche nell’invitare amici o parenti in casa. La discriminazione sociale è dietro l’angolo: non si coglie la piena appartenenza alla comunità e si guarda, con rammarico, agli sprechi che la società moderna offre in materia di elettricità e gas.

Non solo complicazioni sociali

Il costo, sempre più elevato, dell’energia si combina con la riduzione del potere di acquisto e delle disponibilità economiche, soprattutto in questo biennio contrassegnato dalla calamità pandemica. La forzata chiusura, dovuta ai periodi di lockdown, fra tutti gli aspetti negativi ha avuto anche quello di aumentare i consumi domestici, aggiungendo altro disagio a quello patito al blocco delle attività produttive. Oltre alle complicazioni sociali, occorre aggiungere quelle relative alla salute, per un ambiente malsano che non garantisce la giusta temperatura (eccesso di caldo, freddo o umidità) e una sufficiente illuminazione. Il “taglio” sulle spese energetiche si aggiunge a quelli più classici riguardanti il cibo, le medicine, l’abbigliamento. Il giro di vite coinvolge anche il mondo del trasporto privato e, un’inevitabile riduzione nell’utilizzo dell’automobile comporta, a catena, degli squilibri in altri settori. Il rispetto per la dignità della persona scorre, per tutti questi motivi, anche attraverso delle condizioni ambientali decenti. 

Quante sono le persone in povertà energetica in Europa

In Europa, quindi, sono stimate quasi 60 milioni di persone che sono in fuel poverty, per questo motivo l’Onu ha incluso la problematica nel programma d’azione denominato “Agenda 2030 per lo sviluppo Sostenibile”, concertato e sottoscritto dai 193 Stati membri. Fra i libri in commercio, dedicati all’argomento, vi è “La povertà energetica. Strumenti per affrontare un problema sociale”, scritto da Sarah Supino e Benedetta Voltaggio (avvocati), pubblicato da Il Mulino e in commercio dal 2019. Le autrici ritengono “indispensabile un’interazione tra la sfera pubblica (Stato, enti locali e autorità indipendenti) e quella privata (imprenditori e terzo settore), che insieme progettino e attuino un mix organico di misure interne al mercato energetico (interventi sul costo dell’energia, tariffe sociali ecc.) e esterne ad esso (sussidi al reddito, agevolazioni per l’efficientamento delle abitazioni ecc.)”. L’Enea, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, nel marzo scorso ha precisato gli ultimi dati, visibili al link https://www.enea.it/it/Stampa/news/energia-enea-in-italia-oltre-2-3-milioni-di-famiglie-in-poverta-energetica “In Italia cresce la povertà energetica, anche se si tratta di un aumento ‘leggero’. Secondo gli ultimi dati del Rapporto annuale dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE) al quale ENEA ha collaborato, fra il 2016 e il 2018, il fenomeno ha colpito circa 40mila famiglie in più con un incremento dello 0,1% l’anno che, in valori assoluti, equivale all’8,8% a livello nazionale. Più in generale, l’identikit della povertà energetica tracciato utilizzando lo stesso indice del PNIEC, il Piano Nazionale Energia e Clima, evidenzia che ad essere colpite sono soprattutto le regioni del Sud, le famiglie con oltre cinque componenti, quelle dove il capofamiglia ha meno di 35 anni e quelle guidate da donne ultracinquantenni. Le elaborazioni effettuate da ENEA su dati Istat per il Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica 2020 e per il Rapporto OIPE, evidenziano che a maggior rischio sono prevalentemente i residenti nelle regioni del Sud d’Italia, con particolare riferimento a Campania, Calabria e Sicilia dove, al 2018, risultava in povertà energetica tra il 13% e il 22% della popolazione […] Un maggior rischio è associato anche all’ampiezza del nucleo familiare. Sull’intero territorio nazionale, la quota di famiglie numerose in povertà energetica è più del doppio rispetto a quella relativa ai nuclei con un solo componente, e circa quattro punti superiore rispetto a quelli con due componenti. […] La Strategia Energetica Nazionale (SEN) del 2017, richiamata nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2020 (PNIEC), identifica come persone o famiglie ‘in povertà energetica’ coloro che hanno ‘difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici’, o che si trovano ‘in una condizione per cui l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse superiore a quanto socialmente accettabile, in termini di spesa o di reddito’”.

Un'”Alleanza contro la povertà energetica”

Il sito povertaenergetica.it, in cui si riconosce l’“Alleanza contro la povertà energetica”, si prefigge di sconfiggere il fenomeno attraverso la divulgazione e il coinvolgimento delle realtà, istituzionali e sociali, in grado di poter intervenire. La “transizione ecologica” (dal I marzo scorso esiste un ministero preposto) si prefigge il passaggio dall’utilizzo di energie inquinanti ad altre di natura rinnovabile, pulite, riferite a un generale obiettivo di efficienza e finalizzato al contenimento della temperatura nell’ambiente. La sua realizzazione, tuttavia, è considerata molto impegnativa a livello economico e la ricaduta sui costi rischia di travolgere imprese e cittadini. Il precario equilibrio è sottoposto a periodiche prove, in cui l’aumento delle tariffe per il consumatore rischia di produrre conseguenze insanabili. Nelle scorse settimane, per esempio, è stato paventato il rischio di aumento (dal I ottobre) del 45% per l’elettricità e del 30% per il gas, ridotto, poi, con intervento governativo, al 29% e al 14,4%. Le fasce più deboli, con i requisiti per l’utilizzo del “bonus energia”, sono escluse da tale impennata dei prezzi; rimane, tuttavia, l’esposizione indiretta, quella che riveste ogni altro consumo.

Un pericolo da non sottovalutare

In una fase in cui è auspicabile, per tutti, una ripresa economica generale, le imprese (a partire da quelle più piccole) rischiano di pagare un prezzo impossibile. La povertà energetica, parente stretta di quella più generale, possiede le stesse caratteristiche e rischia di coinvolgere una platea sempre più vasta, anche coloro che si credevano fuori dal problema. Per tale motivo, non va sottovalutata e minimizzata dalle istituzioni e dai media e non sembri strano che al giorno d’oggi, anche nei Paesi più sviluppati, ci siano delle persone costrette a razionalizzare l’uso del riscaldamento. Papa Giovanni Paolo I diceva “Abbiate cura dei poveri! Quando vedrete un povero che vi chiede aiuto, per favore non fuggite, in quell’uomo c’è Gesù Cristo che vi sta chiedendo aiuto. Abbiate cura dei poveri nel momento in cui vi allungano una mano, ma non per ottenere la miseria umana di qualche squallido spicciolo da voi, i poveri pretendono molto di più da voi dei vostri soldi, chiedono di potervi conoscere e in quella santa conoscenza, vi chiederanno di diventare vostri amici, e voi se davvero siete figli di Dio, e lo siete, allora non rifiuterete ai nostri amici poveri, una semplice ma efficace parola di conforto”. La chiave di lettura deve essere estesa a tutto il mondo che ne soffre, poiché il flagello interessa i Paesi sviluppati e quelli più in difficoltà. Gli ultimi del mondo, d’Europa e d’Italia percorreranno sempre strade simili ma diseguali e a velocità diverse, rischiando di rimanere sempre tali e di essere più numerosi. La povertà energetica deve essere un segnale di allerta e far comprendere le svariate articolazioni della miseria, come questa si annidi e si propaghi specie se supportata dall’indifferenza e dalla conseguente incredulità.

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