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Malucelli: “Amare ed essere amati: il ruolo vitale degli abbracci

“Gli abbracci sono molto importanti perché fanno parte di quei gesti che ci hanno consentito di sopravvivere”. Lo spiega a Interris.it la dottoressa Maria Malucelli, psicologa, psicoterapeuta e ordinario della S.I.T.C.C. (Società Italiana Terapia Cognitivo-Comportamentale) in occasione della Giornata mondiale dell’abbraccio nata nel 1986 dall’idea di un reverendo americano con l’obiettivo di ricordarci il potere terapeutico dell’abbraccio.

L’abbraccio madre-figlio. Foto di Jenna Christina su Unsplash

L’intervista a Maria Malucelli

Dottoressa, perché gli abbracci sono importanti per la sopravvivenza?

“Noi nasciamo con una coordinata genetica che si chiama UC, unità di carezze, vale a dire le unità di stimolo per la relazione. Noi non sopravviviamo perché mangiamo, ma perché ci attacchiamo alla madre e riconosciamo in quel corpo che ci protegge, ci accarezza e ci nutre, un corpo protettivo, che ci consente la sopravvivenza. Questa UC è un’unità biologica che dura tutta la vita ed è uno stimolatore epidermico che manda al cervello il segnale di accoglienza e di relax”.

Qual è il ruolo della pelle?

“Il nostro cervello nasce nella evoluzione da strati di pelle che si sono trasformati nel corso dei millenni. Quindi il contatto epidermico positivo, come quello di una stretta di mano calorosa, di una carezza, di una pacca sulla spalla e di un bell’abbraccio, manda al cervello un segnale di attaccamento, di non-ostilità e quindi di accoglienza. Per tale motivo gli abbracci non sono importanti solo dal punto di vista effettivo e psicologico, ma – facendo parte delle UC, le unità di carezze – lo sono anche dal punto di vista neurologico e biologico”.

Tre amiche che si abbracciano. Foto di Priscilla Du Preez 🇨🇦 su Unsplash

Qual è la differenza tra l’abbraccio di una madre al figlio, tra amici o tra due innamorati dal un punto di vista psicologico?

“La differenza è di natura fisiologica; e la psiche che governa il cervello lo riconosce. L’abbraccio di una madre è la conseguenza di un affetto materno che passa al figlio la comunicazione ‘io ci sono’ e ‘sto condividendo con te quello che tu stai provando’: che sia felice, o un trauma altro. Ma lo condivide dal punto di vista materno, quindi il suo corpo si ferma all’abbraccio e manda un segnale unicamente affettivo. La differenza è che quando si passa dall’affetto al sentimento e quindi a un affetto che si estende ad un estraneo che può essere un amico, un’amica, un partner, un presunto corteggiatore o fidanzato, quell’abbraccio si veste anche della sensibilità corporea che in genere lascia le madri e i figli indifferenti”.

Gli abbracci hanno una funzione centrale anche nel mondo animale. Foto di Mélody P su Unsplash

Vuole fare un augurio finale?

“Sì certo, in questa giornata degli abbracci vorrei evidenziare che è stata rilanciata una capacità particolare che distingue l’essere umano (l’homo sapiens) da tutti gli altri primati. Noi siamo infatti quelli più capaci nelle varie specie ad amare e ad essere amati. E siccome è uno scopo vitale quello che ci ha dato la sopravvivenza, io direi che l’egoismo e la tirchieria affettiva non fanno bene a noi, ma nemmeno fanno parte del mondo animale. Persino tra i non primati l’affettività pare che regni. Si è scoperto ad esempio che la mamma mollusco si lascia morire solo dopo aver nutrito ed essersi accertata che tutti i figli molluschi siano in vita e stanno bene. Ricordiamoci quindi che l’abbraccio è un segno della nostra capacità affettiva universale”.

Milena Castigli

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