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“L’uomo della casa senza muri”: quelle storie che curano l’anima

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Molto spesso quelle che noi chiamiamo coincidenze non sono tali. Chi crede in Dio e fa della fede e della spiritualità la colonna portante della propria vita, sa che questi episodi fanno parte del disegno di Dio tracciato per noi. Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, raccontava sempre di come da piccolo guardava la sua mamma ricamare e, quando lui chiedeva cosa stesse facendo, lei rispondeva: “Adesso non puoi capire“. Ecco, forse nel momento in cui accadono determinati eventi nella nostra vita non riusciamo a comprendere bene, solo guardando attentamente e con gli occhi della fede riusciremo a intravedere il progetto di Dio per noi.

L’intervista a Laila Simoncelli

Un viaggio fatto di incontri, persone che possono sorprenderci e, con la loro umiltà e semplicità, ci illuminano, ci fanno capire che non siamo noi che li aiutiamo, ma loro che “curano la nostra anima”. Laila Simoncelli, avvocato esperto di diritti umani, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII e per dieci anni mamma di bellissimi bambini orfani in Tanzania, nel suo libro “L’uomo della casa senza muri. E altre storie che curano l’anima” (Sempre editore), attraverso dieci racconti, dieci esperienze realmente vissute nella sua vita ci dona uno spaccato della sua vita: il donarsi agli altri, la scelta di andare in missione, la condivisione con gli ultimi. E’ questa la perla preziosa della sua vita.

“L’uomo della casa senza muri. E altre storie che curano l’anima” è il titolo del suo nuovo libro. A chi è rivolto?

“Questo libro è rivolto a tutti coloro che abbiano il desiderio di leggere di storie di vita realmente accadute, che vogliano partecipare alle emozioni che sono state per me una lezione di umanità appresa a piccoli passi, insegnamenti offerti inaspettatamente su ciò che è più profondo nel cuore umano: la capacità di superare le difficoltà, la forza nelle situazioni che sembrano annientarci, la grande capacità di amare iscritta ed innata nell’essere umano. Il testo è scritto in modo semplice, lo stile dei racconti è popolare e diretto a convogliare l’azione dell’esperienza, nella scrittura; una sorta di favole reali che possono essere lette da chiunque e proposte anche ai ragazzi, ai giovani. Una raccolta di riferimenti spirituali che appartengono a valori di quell’Umanità Universale in cui ciascuno si può riconoscere, e, in ogni singolo racconto, possono essere colti laicamente da qualunque lettore”.

Quando e perché ha deciso di scrivere questo libro?

“Questi brevi racconti, come narro nell’introduzione al libro, sono il  frutto di un sussulto spontaneo di riconoscenza e gratitudine verso le persone, i volti, i piccoli e i poveri che la vita mi ha fatto dono di incrociare nel mio cammino. Durante l’isolamento forzato dovuto alla pandemia un rivolo di questo mio traboccante sentimento di gratitudine ha trovato alcune parole scritte d’inchiostro e questo piccolo libro non avrebbe mai visto la luce se non fosse per l’accorata esortazione di un carissimo amico, che poi ne ha curato la prefazione e che ne ha intravisto un qualcosa di buono per il lettore”.

Nel libro vengono narrati dieci episodi, dieci storie che le sono realmente accadute. Qual è il filo rosso che le collega?

“In tutti i racconti si possono leggere vere e proprie epifanie personali. Momenti della mia vita che mi hanno fatto sentire concretamente e profondamente amata, rivelazioni che possono accadere a tutti, seppur diversamente in ogni contesto. E’ senza dubbio il rivelarsi di Dio e dell’Umanità nelle pieghe di eventi che letti con uno sguardo pulito, libero da pregiudizi e disinteressato aprono a riconoscere i poveri, gli ultimi come maestri di umanità, profeti di speranza anche quando sono sfigurati. Vissuti reali che hanno curato la mia anima in tante occasioni e hanno saputo essere vere e proprie icone misteriose del divino che agisce nella storia di ciascuno e che, nella mia, si è rivelato attraverso la debolezza”.

Lei è un avvocato esperto nella tutela dei diritti umani. Qual è la situazione nel nostro Paese? E nel resto del mondo?

“Sicuramente il rapporto tra diritti umani, democrazia e libertà è andato in crisi con l’avvento della globalizzazione e della società liquida, ha poi subito duri colpi anche con la pandemia da Sars-CoV-2. Il diritto internazionale è stato sempre più condizionato a livello globale dagli interessi politici ed economico-finanziari delle grandi potenze. Nel mondo i diritti umani, la democrazia e la pace continuano a grondare sangue, sotto i colpi feroci di poteri che pensano solo ai loro utili finanziari e a consolidare le loro sfere di dominio globale. La vita di masse di sfruttati, poveri, esclusi, emarginati è ‘macinata’ da questi meccanismi che si nutrono di dolore umano con un egoismo insaziabile. Vi è anche una tendenza al fiorire di psuedo diritti umani fondanti sui desiderata di un individualismo esasperato fino a mettere seriamente a rischio il diritto alla Vita e la stessa vita del pianeta. La pandemia ci ha insegnato molto, solo che lo vogliamo capire… Bisogna ripartire dagli ultimi che sono il segno drammatico di ogni crisi attuale. Fino a che non prenderemo atto del dramma di chi ancora chiede il riconoscimento effettivo della propria dignità di persona e della propria famiglia, del proprio popolo, non metteremo le premesse necessarie ad un nuovo cambiamento sociale. E’ diventato imprescindibile per invertire la rotta l’ascolto del ‘grido del Povero e del Creato'”. 

E’ un membro della Comunità Papa Giovanni XXIII. Qual è la sua esperienza con l’associazione fondata dal Servo di Dio don Oreste Benzi?

“La Comunità lega la propria vita a quella dei poveri e degli oppressi e vive con loro, 24 ore su 24: la condivisione diretta con gli emarginati, i rifiutati, i disprezzati è una strada scomoda, che obbliga a non chiudere gli occhi sulle ingiustizie. E questa strada una volta intrapresa affascina, cattura, conduce ad abbandonare i falsi miti che troppo spesso portano all’infelicità; mi consegnato proprio questa gioia profonda, immensa ed indelebile.  Nonostante ogni possibile limite, una vera Grazia! Mi ha offerto e offre a tutti l’opportunità di dare una risposta autentica a quell’imperativo di Amore inscritto nei cuori senza remore, paure, e senza nascondersi dietro troppi ragionamenti di convenienza”.

Può condividere con noi un ricordo di don Oreste che le è particolarmente caro?

“Tra i ricordi più cari di Don Oreste, che è stato il mio padre spirituale fino alla sua nascita al Cielo, ci  sono senza dubbio le parole dettemi durante una sua visita in Tanzania nella casa di accoglienza per bambini di  cui ero la mamma. Mi disse: “ Sai Laila solo moltiplicando gli atti di bene cresce la pace, dando ad ogni individuo la possibilità di realizzare il bene che ha dentro di sé.” La vera comunione fra gli uomini cresce solo se ognuno può “guadagnarsi il pane, avere una casa, accedere all’istruzione, partecipare attivamente alla costruzione della società…Il bene che voglio per me lo devo anche volere per gli altri, il male che non voglio per me non lo devo volere neppure per gli altri. È la regola d’oro che ci ha dato Gesù.” Ogni uomo di buona volontà ha questa possibilità concreta”.

Chi sono i piccoli, gli ultimi che hanno cambiato il suo cuore?

“Beh per questo bisogna leggere il libro, i protagonisti delle mie così dette avventure, sono lì raccontati  e pronti ad aprire, spero, anche il cuore anche dei lettori. Nella mia vita ci sono tanti altri “ultimi e maestri” e chissà che un giorno possano essere protagonisti di un altro libro. In realtà sono certa che ciascuno di noi li ha incontrati e li incontra continuamente nella sua vita e con uno sguardo libero da pregiudizi tutti potremmo scrivere una lunga storia di bene”.

Lei è credente: quanto sono importanti la fede e la dimensione spirituale nella sua vita?

“L’Uomo è un essere spirituale e ha un naturale bisogno di spiritualità intesa come dimensione trascendentale che vada oltre la realtà materiale. Non potrei vivere senza   i valori dello Spirito, della Divinità che trasforma il mondo dei sentimenti, delle idee, dell’immaginazione. La fede mi fa immergere positivamente negli impegni e negli eventi anche più drammatici della vita, permettendomi di ascoltare dalle cose, dalle persone, dalle situazioni la voce di quel ‘cuore cherubico’ che ci chiede di viverle con un respiro più ampio di quello della contingenza storica. Siamo pellegrini su questa terra, nel Mondo ma non del Mondo”.

La nobile causa

L’autrice del libro ha deciso che i proventi dai diritti d’autore verranno devoluti alla Comunità Papa Giovanni XXIII, in particolare serviranno per sostenere le attività dell’associazione a favore della Giustizia e della pace. E’ possibile acquistare il libro online: CLICCA QUI.

Manuela Petrini: