Categories: copertina

Libano e futuro: una sfida (forse) già persa

Libano Beirut

Se la situazione economico-finanziaria del Libano appariva già abbondantemente compromessa da un avvicendarsi repentino di eventi negativi, l’intensificazione delle ostilità tra Israele ed Hezbollah sembra aver indirizzato il Paese verso il baratro definitivo. In uno scenario cristallizzato nel quale poteri forti affossano una società dilaniata dalla crisi umanitaria, il prolungarsi della guerra rende incerti anche gli scenari dell’immediato futuro. Con un comune denominatore: in un caso o nell’altro, il Libano rischierebbe di sprofondare in un tunnel sociale senza uscita. Con forti ripercussioni sugli equilibri mediorientali. Interris.it ne ha parlato con Lorenzo Trombetta, giornalista esperto di Medio Oriente e inviato a Beirut.

 

Collasso del sistema finanziario, crisi economica, esplosione di Beirut, catastrofe umanitaria e una guerra in corso: cosa riserva il futuro del Libano?

“Prospettive oscure. Si tratta di un Paese travolto dalla peggiore crisi finanziaria della sua storia ormai da cinque anni, con un cronico collasso delle strutture pubbliche per la distribuzione dei servizi essenziali, come la rete idrica, la sanità e la scuola pubblica. E questo da ben prima della crisi economica. Si è allargata la forbice tra ricchissimi e poverissimi, con una classe media sempre più impoverita. E questo in un Paese governato da una cupola di leader politico-confessionali, che a livello apicale si mettono d’accordo in maniera consensuale su come spartirsi le risorse del Paese e, a livello verticale, delle articolazioni medio-basse, dominano la società con una lottizzazione su base comunitaria dell’accesso ai servizi e ai privilegi, suddivisi con una retorica divisiva e non inclusiva, dove non esiste la trasversalità della cittadinanza”.

Quanto pesa Hezbollah negli scenari a breve termine?

“Il vuoto creatosi dall’uccisione di Nasrallah ha aperto scenari inediti rispetto agli ultimi venti anni, da quando Hezbollah si è consolidata come forza politica, finanziaria, istituzionale e anche culturale. Infatti, sono in atto una serie di manovre di alleati, ex alleati e futuri rivali per capire se c’è spazio per loro per fare i conti senza Hezbollah e fare accordi con le forze occidentali storicamente alleate di Israele”.

C’è però un conflitto in atto… Nonostante le recenti offensive israeliane, c’è la possibilità che Hezbollah resista più di quanto Israele abbia previsto?

“Tutto questo è frenato da un processo che dev’essere messo al vaglio dall’esito della battaglia in corso. Se Hezbollah, pur indebolita da metà settembre in poi, riesce a resistere alle incursioni via terra, che potrebbero diventare un’invasione via terra, riuscirà a vendere cara la pelle e fermare il tentativo israeliano di portare a termine l’obiettivo israeliano di sconfiggerla militarmente, si aprirebbero scenari inediti”.

Del tipo?

“Anche gli alleati di Hezbollah si riposizionerebbero in un nuovo ordine, che potrebbe essere la restaurazione di un equilibrio post-coloniale statunitense che garantisca a Israele una fascia di sicurezza nel sud del Libano per proteggere la Galilea. Se Hezbollah dovesse resistere, non consentendo un’avanzata via terra israeliana, tutto si complicherebbe, rimarremmo al palo. In una situazione di stallo in cui la guerra continuerebbe a essere presente, con incremento di sfollati e tensioni interne nel medio-lungo periodo, ma nel quale l’equilibrio politico non sarebbe così alterato”.

Questo complicherebbe i piani di Israele. Cosa si rischierebbe?

“Per Israele, i conti si complicherebbero. Sebbene Netanyahu sembri orientato a una strategia da guerra perenne, occorre anche portare dei risultati. Nei giorni scorsi, ad esempio, un attacco di Hezbollah su una caserma israeliana di Haifa ha portato 4 morti e numerosi feriti. E la notizia è che il drone di Hezbollah non è stato intercettato. Questo segna un aggiornamento della qualità offensiva del gruppo libanese, in controtendenza sia con l’obiettivo di Netanyahu sia con i risultati che Israele ha sostenuto di aver raggiunto con gli attacchi di settembre e l’uccisione di Nasrallah. In questo momento, Hezbollah sembra avere non solo la capacità di resistere ma anche di contrattaccare”.

Una guerra lunga significherebbe incognite a lungo termine: il Libano va verso il buco nero?

“Nello scenario che la guerra continui su questi numeri sanguinosi, sarebbe difficile immaginare un Paese che si rialzi. Anzi, sarebbe più facile immaginarne uno sempre più ‘cantonalizzato’, con gli sfollati che possono creare tensioni sensibili, specie laddove l’accaparramento delle risorse è feroce e gestito in maniera sempre più esclusivo. Uno scenario in cui domina il fondamentalismo, nella pratica e nella retorica. Non quello islamico ma di tutti gli attori coinvolti”.

Damiano Mattana: