Mercoledì 27 gennaio, in Polonia è entrata in vigore la sentenza del 22 ottobre scorso della Corte Costituzionale, che ha dichiarato incostituzionale l’aborto di bambini con disabilità, in quanto viola il principio di uguaglianza. Questo significa che tutti gli aborti in Polonia saranno ora vietati, tranne nei casi di stupro e incesto e quando la vita o la salute della madre sono considerate a rischio.
In pratica il più alto organismo giurisprudenziale della Polonia ha dichiarato che la norma che prevede l’aborto per feti che presentano malformazioni è contraria a tre articoli della legge fondamentale del Paese, quello sulla protezione della vita umana (Art. 38), sul rispetto e la tutela della dignità umana (Art. 30) e sulla discriminazione (Art. 32). La decisione dei giudici è stata sollecitata da oltre cento parlamentari, per la maggior parte del partito di governo Diritto e Giustizia (PiS), che sostenevano che l’aborto selettivo di feti non perfettamente sani violasse i principi della costituzione.
Sebbene i sondaggi indichino che la maggioranza del popolo polacco è per la vita, l’opinione pubblica resta fortemente divisa e da mercoledì sono riprese le violenti proteste dei gruppi pro-aborto, delle femministe e dell’estrema sinistra che hanno vandalizzato edifici pubblici e religiosi, sospeso cerimonie religiose e bloccato alcuni servizi essenziali. Almeno sei persone sono state arrestate e due agenti sono rimasti feriti negli scontri con i dimostranti. Sono 417 in totale le persone identificate e 357 quelle multate per mancanza della mascherina anti-Covid, riporta il quotidiano Gazeta Wyborcza. La capitale Varsavia è il cuore della protesta ma migliaia di persone sono scese in piazza anche a a Danzica, Poznan, Rzeszow, Stettino, Katowicw.
La spaccatura politica è alimentata da molte realtà internazionali pro aborto e progressiste che hanno espresso pieno appoggio alle manifestazioni di piazza. Secondo i file resi pubblici da Wikileaks, in passato le campagne per l’ampliamento dell’accesso all’aborto sono state sostenute anche dalla Open society foundations. Lo stesso Parlamento europeo ha fatto ingenti pressioni sul governo polacco votando una risoluzione di condanna della sentenza della Corte Costituzionale polacca. La protesta raccoglie favori soprattutto tra i giovani e la speculazione politica alimenta il clima di scontro. Un articolo apparso su la Repubblica poco settimane fa, riferiva che il partito di sinistra polacco Wiosna (Primavera) ha aperto uffici e siti che aiutano chi vuole abbandonare il cattolicesimo.
In questi mesi è stata messa sotto assedio anche la Chiesa polacca, numerosi atti di vandalismo hanno colpito chiese, parrocchie e anche statue di San Giovanni Paolo II che nel suo pontificato non smise mai di difendere la vita nascente. Come reazioni molti fedeli e cittadini comuni sono scesi in strada a difendere i luoghi di culto e simboli del cristianesimo.
Le tensioni in Polonia arrivano proprio mentre negli Stati Uniti la nuova amministrazione Biden ha riaperto i finanziamenti federali per le organizzazioni che offrono l’interruzione di gravidanza sia a livello internazionale che nazionale.
Fa male quindi vedere che nel Paese martire del nazismo e che ha sconfitto il comunismo con l’azione pacifica di tanti cattolici, le spinte mortifere portino a nuove divisioni della popolazione. La Polonia è quindi di fronte ad una prova molto difficile e potrà resistere solo con il sostegno di tutti gli uomini e le donne di buona volontà che non si arrendono alla cultura dello scarto.