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La testimonianza di don Buonaiuto: “Ora è tempo di equilibrio e di rispetto”

Il sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII e direttore di In Terris ospite a "Paolo Notari - Con piacere"

“Il prete sposa un’idea? Si può utilizzare questo termine per un sacerdote?  Sì, certo. Perché no? Come la Chiesa è la sposa di Cristo, è il senso dell’alleanza. L’immagine più bella è proprio il matrimonio, tutto quello che porta a una condivisione di idee, a un camminare insieme”. Torna ospite a “Paolo Notari – Con piacere” don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII e direttore di In Terris, come accadrà ogni primo sabato del mese, per un incontro di confronto e approfondimenti sui temi di attualità. Il fortunato format live, ideato e condotto dal noto giornalista Rai sui canali di In Terris, ha colto nel segno, riuscendo a imprimere al web una svolta fondata sul dialogo e sulla discussione profonda, raccontando storie di vita e testimonianze professionali, con l’obiettivo di fornire agli utenti contenuti di alta qualità e importanti stimoli di riflessione. Un prodotto esclusivo e di spessore, ma soprattutto una finestra sul mondo nel periodo forse di maggior difficoltà vissuto dalle nostre generazioni. Il coronavirus, con la sua violenza e il suo carico di paure, ha fatto presa nella nostra vita anche laddove non ha colpito in modo diretto, generando comportamenti difformi anche in questa fase in cui il nostro Paese, provato dall’incubo vissuto (e non ancora terminato) cerca di ripartire.

Equilibrio e rispetto

“Gli estremismi non vanno mai bene – ha detto don Aldo Buonaiuto – anche se, per amor di verità, abbiamo ascoltato per mesi illustri medici, scienziati, virologi e anche loro dicevano cose opposte. Una cosa è certa: non possiamo prendercela con il popolo, con le persone quando i primi segnali di difformità si riscontrano proprio in coloro che dovrebbero darci una minima direzione armonica. Abbiamo sentito, anche negli ultimi giorni, chi dice che il virus continua e continuerà a circolare e chi invece addirittura dice che non esiste più. Bisogna sicuramente comprendere il caos, lo stordimento e le paure delle persone, e quindi anche atteggiamenti o troppo superficiali o troppo impauriti“. “In questo contesto – invita il sacerdote – è necessario l’equilibrio, il rispetto, l’educazione, che sono sempre alla base, ancor di più quando c’è un problema sociale che interessa tutti. Poi ognuno avrà le sue idee ma bisogna assumere comportamenti che siano rispettosi verso tutti”.

Un esempio di coraggio

Un format, quello di “Paolo Notari – Con piacere”, che ha dato spazio non solo a personaggi illustri del mondo della scienza e dello spettacolo, ma che ha concesso spazio alla testimonianza di chi, ogni giorno, lotta una battaglia atroce che la vita gli ha messo davanti, affrontata con la determinazione di chi è consapevole di dover vincere la propria sfida contro il male. Come Carlo Rositani, padre di Maria Antonietta, aggredita in strada dal suo ex marito e sopravvissuta per miracolo: “Il rapporto di affetto e amicizia con Carlo – ha raccontato don Buonaiuto – è nato tramite la trasmissione ‘Storie Italiane’, condotta da Eleonora Daniele, attraverso la preziosa attenzione del servizio pubblico Rai che è stato molto attento nel seguire da vicino questa drammatica  e terribile vicenda. E’ un’ingiustizia insopportabile vedere una donna distrutta dalla violenza e dall’odio. Ma oggi Antonietta è un simbolo per tanti, una persona che, nonostante il crimine subito, il peggio di quello che si può immaginare, continua a lottare, per la sua dignità e le persone a lei più care. In una società in cui spesso ci si lamenta per molto poco, è un grande insegnamento vedere Maria Antonietta e la sua famiglia lottare. Come suo papà, Carlo Maurizio, una persona splendida e di grande forza nonostante la sofferenza di un padre”.

Una preghiera via social

Ed è sempre attraverso il web che, nel periodo peggiore dell’emergenza sanitaria, è stato sperimentato un modo di comunicare di cui, fino a quel momento, non eravamo riusciti ad apprezzare fino in fondo la potenzialità. Perlomeno non nel senso migliore del termine, con l’interfaccia web capace di farsi strumento di aggregazione in modi forse inaspettati. Persino quando a essere veicolata attraverso la rete è un atto intimo e profondo come la preghiera: “Per me è stata un’esperienza veramente nuova – ha detto don Buonaiuto raccontando il momento di raccoglimento organizzato sui social, seguito da migliaia di persone -. Su Facebook ero stato sempre molto restio, non ricordo di aver mai fatto una diretta streaming. Invece, con questo lockdown, un momento in cui c’era bisogno di far sentire agli altri quella presenza della Chiesa in una fase in cui le celebrazioni non potevano essere vissute dai fedeli, era necessario dare un segnale di vicinanza nella vita spirituale. Specialmente nel primo momento della pandemia, quando si facevano canti e applausi dai balconi, ho pensato di fare anche una preghiera dai balconi, dalle case, accendere una luce di speranza pensando ai malati e ai defunti, in un periodo in cui morivano tantissime persone ogni giorno”. Di una necessità, se n’è fatta virtù. E con risultati sorprendenti: “Non ho più fatto tanti calcoli, ho acceso questo ‘benedetto’ Facebook scoprendo che tanta gente non aspettasse altro che qualche pastore riunisse nella fede, anche se in questo modo singolare, il suo gregge. Cosa che hanno fatto tantissimi sacerdoti. Nel mio piccolo anch’io  ho avuto una grande risposta perché, in meno di 24 ore, si arrivava anche a 120 mila persone raggiunte, che si univano a quel momento di preghiera”. Una risposta che ha spinto don Buonaiuto a proseguire questa esperienza: “Quando avevo pensato di finire, sono arrivate tante lettere da persone che mi hanno scritto della loro solitudine, testimoniando il bene e la consolazione che hanno trovato in quel breve ma intenso momento di preghiera”. Così ogni sera alle 19.25 ci si collega per un’Ave Maria affidando alla Madonna le tante richieste che arrivano dai fedeli. Tutte le sere si chiede alla Vergine Santa di intercedere presso Dio supplicando grazie e guarigioni affidandoci sempre alla volontà di Dio.

Uno strumento di testimonianza

In Terris stesso, nei mesi della sofferenza, si è fatto strumento e voce degli inascoltati, e anche di chi, nella tribolazione, ha voluto ugualmente lasciare un messaggio di speranza. Come nel caso di un nonno che, nei suoi ultimi giorni trascorsi in una casa di riposo assistita, ha lasciato un’ultima carezza alla propria famiglia: “Noi procediamo sempre con umiltà. Lo scopo non è quello di pavoneggiarsi ma quello di portare avanti questa mission: un’informazione che possa formare le coscienze. In Terris è seguito trasversalmente da tanti mondi, da quello quello cattolico a tutto il terzo settore, i sindacati, la scuola, il mondo politico e quello universitario… Ha un vasto pubblico, eterogeneo e trasversale. E questo ci fa molto piacere. E’ uno strumento che mi meraviglia ogni giorno, perché qualcuno, da qualsiasi parte d’Italia e dall’estero scrive perché ha letto qualche nostro articolo”.

 

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