Il conflitto nello Yemen ha provocato l’uso diffuso di mine antiuomo e di ordigni esplosivi causando un grave pericolo per la popolazione del Paese. Questa situazione implica che molti bambini siano sempre più a rischio di imbattersi in questi ordigni. Quando accade, i piccoli che riescono a sopravvivere, portano sulla propria pelle il trauma delle ferite causate dalle esplosioni e molti di loro subiscono l’amputazione di un arto e lesioni al viso o al corpo. Ci sono poi ferite non visibili, ma altrettanto dolorose come la paura che possa riaccadere.
Tamara, ha tredici anni e abita con la madre e la sorella in un villaggio fuori Taiz, città del sud ovest dello Yemen. Qualche mese fa, mentre stava al pascolo con le pecore vicino a casa, una mina antiuomo è esplosa e a seguito dello scoppio le è stata amputata la gamba sinistra. Interris.it racconta tramite le sue parole la vita e la speranza di una ragazza e del suo popolo.
Tamara ci racconta la sua vita e i suoi sogni
Tamara, come è cambiata la tua vita?
“Prima io andavo a scuola e amavo giocare con gli amici. Dopo l’esplosione molte cose sono cambiate. Ora per camminare ho una stampella, ma le schegge di quel giorno hanno danneggiato anche la mia mano e non riesco a sorreggermi ad essa a lungo e la scuola è troppo lontana per poterla raggiungere da sola. Al mattino trascorro il mio tempo con mia madre e mia sorella a chiacchierare e a volte nel pomeriggio usciamo o qualcuno ci viene a far visita. Sono molto felice quando mia cugina mi viene a trovare da Taiz e nelle ultime settimane la cosa che mi ha dato più gioia è stata uscire a giocare con un mio amico perché era davvero da molto tempo che non accadeva”.
Come vedi oggi lo Yemen?
“Purtroppo il mio Paese vive in uno stato di disperazione. I bambini vengono lasciati morire a causa della guerra e questa situazione non potrà cambiare se non si porrà fine al conflitto. Per questo, se potessi scrivere una lettera alla persona più influente del mondo, le chiederei di porre fine alla guerra e di ripristinare la pace e la sicurezza nel mondo”.
Cosa vorresti dire ai tuoi coetanei che vivono come te il conflitto?
“Vorrei dire loro che in un Paese come il nostro è fondamentale stare sempre attenti. Per questo è importante non raccogliere oggetti di cui non si conosca l’origine e non camminare in zone poco frequentate, anche in pieno giorno, perché ad oggi queste risultano essere aree più a rischio di esplosioni”.
Tamara, tu passi molto tempo a disegnare. Ti capita mai di disegnare la guerra?
“Vivendo in un Paese distrutto dai combattimenti, la guerra è un disegno molto frequente e per farlo uso due colori, il rosso e il nero. Il primo è il colore del sangue che pervade ogni cosa quando le persone vengono distrutte dalle mine antiuomo e quando le case esplodono. Il nero invece, è il colore con cui raffiguro le macerie delle case”.