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La pace in Ucraina tra Balcani e piano Trump. La conferenza di Monaco

Ecco perché il presidente Usa è l'unico che può influenzare Putin, ma non ci può essere un accordo senza l'Europa

Ucraina anno zero. Gli esperti di geopolitica si interrogano se la pace tra Kiev e Mosca sia davvero vicina. Nei corridoi del quartier generale della Nato “si sta riflettendo molto” su come potrà essere il contributo europeo alla pace in Ucraina, compresa l’ipotesi di dislocare truppe sul campo, ma ci sono “molte domande” e si è in una fase “preliminare”. Ad affermarlo alle agenzia di stampa è un alto funzionario alleato. “C’è un accordo tra tutti o alcuni alleati europei su cosa si potrebbe offrire in termini militari? La risposta è semplice: no, perché è troppo presto”, prosegue. “Se ciò dovesse accadere un governo dovrà rivolgersi al suo Parlamento per chiedere il permesso e potrà farlo solo se avrà un piano molto credibile, ad esempio sulle regole d’ingaggio“. Intanto scrive su X il generale in pensione Keith Kellogg, inviato di Donald Trump per il conflitto ucraino: “Molto lieto di incontrare l’ambasciatrice italiana Mariangela Zappia per discutere della cooperazione nello sforzo di ripristinare la stabilità e la pace in Ucraina e nella regione. L’Italia è un prezioso partner transatlantico”. Il congelamento dei finanziamenti esteri da parte dell’amministrazione Trump si sta ripercuotendo su uno sforzo internazionale per dimostrare le responsabilità della Russia in presunti crimini di guerra in Ucraina, secondo otto fonti e un documento ucraino. Reuters ne pubblica un resoconto nel suo sito web. In gioco ci sono sei progetti finanziati dagli Stati Uniti presso l’ufficio del Procuratore generale (PGO) per un valore di 89 milioni di dollari, secondo un documento ucraino sui finanziamenti e i tagli degli Stati Uniti.

Ucraina
IMAGOECONOMICA VIA DONALD J. TRU

Nodo-Ucraina

I finanziamenti per almeno cinque di quei progetti sono già stati congelati, secondo cinque fonti direttamente coinvolte, che hanno citato interruzioni nei pagamenti. Gli interessati hanno lavorato su questioni che vanno dalla conservazione delle prove dal campo di battaglia, alle iniziative anticorruzione e alla riforma del sistema di accusa ucraino, scrive Reuters, facendo riferimento al documento e precisando che due dei progetti elencati sono stati finanziati dall’Usaid, tre dal Bureau of International Narcotics and Law Enforcement e uno direttamente dal Dipartimento di Stato. Sebbene i programmi non abbiano un impatto diretto sugli sforzi in prima linea dell’Ucraina per respingere l’assalto della Russia, i sostenitori affermano che rappresentano la migliore possibilità di documentare ampiamente le atrocità segnalate sul campo di battaglia. L’Ucraina ha aperto più di 140.000 casi di crimini di guerra dall’invasione di Mosca del febbraio 2022. Anche le organizzazioni non governative ucraine sono state colpite. I rappresentanti di due di questi gruppi hanno detto a Reuters che il loro lavoro di raccolta delle prove dalle vittime e documentazione dei danni potrebbe essere influenzato o è già stato congelato. “Il contesto geopolitico in Europa richiede unità e solidarietà da parte di tutti noi, a fermo sostegno dell’Ucraina e in difesa dell’ordine internazionale basato sulle regole”, si legge nella dichiarazione finale della riunione ministeriale dei Paesi del Balcani Occidentali andata in scena a Roma e presieduta dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. All’incontro hanno preso parte anche l’Alta commissaria Ue per la politica estera Kaja Kallas e la Commissaria Europea per l’Allargamento Marta Kos.

Danni provocati dalla guerra in ex Jugoslavia. Foto: Operazione Colomba Apg23

Ucraina e Balcani

Sul destino dell’Ucraina incide anche una zona geopolitica prossima a Kiev: i Balcani. E cioè l’intero territorio della Penisola Balcanica, che oggi comprende la Bulgaria, la Grecia, parte della Turchia (Tracia orientale), le repubbliche ex iugoslave di Croazia, Slovenia, Serbia, Montenegro e Macedonia, la Bosnia-Erzegovina, l’Albania. A questi Stati si aggiunge la Romania, che ha condiviso profondamente la storia balcanica. Il significato originario del termine Balcani era esclusivamente geografico e indicava la catena montuosa che divide in senso longitudinale la Bulgaria (dal termine turco balkan, “montagna”). Il futuro dei Balcani “è all’interno dell’Unione, e mentre l’Ue inizia un nuovo ciclo istituzionale, il processo di integrazione dei Balcani occidentali deve rimanere una priorità sia per i suoi Stati membri che per i paesi candidati“, si legge nella dichiarazione conclusiva del vertice di Roma sui Balcani occidentali. A cui hanno partecipato i ministri degli Affari Esteri e i rappresentanti designati del gruppo “Amici dei Balcani Occidentali” (Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Slovenia e Slovacchia) e dei Balcani Occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia). Alla riunione erano presenti anche l’Alto Rappresentante e vicepresidente della Commissione Europea Kaja Kallas e il Commissario Europeo per gli Affari Esteri Allargamento Marta Kos. I partecipanti hanno convenuto sull’importanza di una visione unitaria per salvaguardare la pace. “Il contesto geopolitico in Europa – si legge nella dichiarazione conclusiva della riunione ministeriale – richiede unità e solidarietà a sostegno dell’Ucraina e in difesa dell’ordine internazionale basato sulle regole. La collaborazione con l’Ue rimane un chiaro segno dell’orientamento strategico dei nostri partner dei Balcani occidentali”.

ucraina
Foto © Imagoeconomica via President.Gov

Cooperazione Ue

Alla luce di tali sfide complesse, tutti i partecipanti hanno sottolineato la necessità di rafforzare la cooperazione tra l’Unione Europea e le regioni. Si è convenuto, inoltre, sulla necessità di rafforzare la cooperazione e i partenariati strategici nella gestione della migrazione, per combattere il traffico di migranti, la tratta di esseri umani e tutte le forme di criminalità organizzata. “L’Unione europea e gli Stati membri – si legge nel documento – continueranno a lavorare fianco a fianco con i Paesi della regione per affrontare le minacce ibride e informatiche, nonché la manipolazione e l’interferenza delle informazioni straniere“. “Accogliamo con favore il costante impegno dei partner a favore della politica di difesa comune e di sicurezza (Psdc) dell’Ue, compreso il contributo alle missioni e alle operazioni della stessa Unione Europea”. Nella riunione è stata ribadita ancora la necessità di ulteriori sforzi decisivi per promuovere la riconciliazione e la stabilità regionale, sfruttando le opportunità offerte da iniziative quali il piano per la crescita, la promozione del mercato regionale comune, la connettività e la crescita economica. “Accelerare il processo di allargamento – continua la nota conclusiva della presidenza italiana – significa quindi sostenere l’integrazione e la prosperità della regione, con il contributo delle rispettive comunità imprenditoriali, che sono il motore del dialogo, del benessere, della crescita e dell’occupazione“. Tutti i partecipanti hanno, infine, convenuto sulla necessità di rafforzare le misure di integrazione graduale. Mentre la comunicazione strategica rivolta alle opinioni pubbliche deve rimanere uno strumento fondamentale per l’allargamento.

Cina Russia
A sinistra: Xi Jinping – foto © Samantha Zucchi/Inside Foto Image; a destra: Vladimir Putin – foto © Imago/Image

Conferenza di pace

Le sanzioni, rileva l’Ispi, avrebbero dovuto tagliare le gambe alla capacità bellica russa, ma i dati fotografano un’immagine diversa. È l’immagine di una “alleanza” implicita tra Cina e Russia, almeno sul piano strategico e militare, che si è rafforzata nel corso degli ultimi dodici mesi. Formalmente, Pechino continuare a ribadire la propria neutralità nel conflitto russo-ucraino. E non intende certo dare “pasti gratis” a Mosca, come dimostrato dalla riluttanza cinese nell’investire su nuovi gasdotti che dovrebbero portare a est il gas che Mosca non può (e non vuole) più vendere all’Europa. Tuttavia, i dati parlano chiaro: da marzo 2023, data dell’incontro diretto tra Xi e Putin (proprio a Mosca), più di un componente militare critico su due importato dai russi arriva dalla Cina. Intanto il  direttore della Conferenza per la sicurezza di Monaco, Christoph Heusgen, spera che “i contorni” di un possibile accordo di pace per l’Ucraina possano delinearsi durante la riunione in programma tra venerdì e domenica. “Speriamo – e abbiamo già segnali in tal senso – che Monaco possa essere usata per compiere progressi al riguardo della pace in Ucraina”, ha affermato a Berlino, dove ha presentato il “Munich Security Report 2025” in vista della Conferenza. Presenti, tra gli oltre 60 leader attesi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il vice presidente degli Stati Uniti Jd Vance e il cancelliere Olaf Scholz, che ha in programma un incontro con il vice di Trump. “Resta da vedere se alla conferenza verrà annunciato un piano”, ha aggiunto Heusgen. “Quello di cui sono certo è che l’evento verrà usato per guardare alle linee quadro e ai parametri che dovrebbero essere contenuti in un accordo“. Il piano-Trump per la pace in Ucraina “non è ancora pronto” e non sarà presentato “questa settimana”, né a Bruxelles dove si terrà la ministeriale Difesa della Nato – e vi sarà il debutto del capo del Pentagono Pete Hegseth – né a Monaco, dove JD Vance guiderà la delegazione Usa alla Conferenza sulla Sicurezza. Lo afferma un alta fonte diplomatica alleata. “Il generale Keith Kellogg verrà al quartier generale della Nato nella seconda metà di febbraio per una serie d’incontri e solo dopo il piano sarà maturo”, spiega. “Trump è l’unico che può influenzare Putin, è un bene che si parlino, ma non ci può essere un accordo senza l’Europa“.

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