“Lo sport è un linguaggio universale“, afferma papa Francesco. Il professor Matteo Cantori è autore con Roberto Strani del libro “Lo sport linguaggio universale. Athletica Vaticana e Fiamme Gialle” (Editoriale Romani). Con la prefazione dell presidente di Athletica Vaticana, monsignor Melchor José Sánchez de Toca y Alameda. Sotto-segretario del Pontificio Consiglio della cultura e maratoneta. “Il Papa non poteva trovare una formulazione migliore. Lo sport unisce, fortifica, consolida i rapporti umani, crea condivisione. Sono valori che le Scritture e la Dottrina cristiana contemplano”, sottolinea il professor Matteo Cantori, giornalista pubblicista, giovane legale e docente universitario.
Valori cristiani dello sport
“Ogni Forza armata ha un proprio gruppo sportivo- osserva Cantori-. Singolare e di un certo significato è la storia del Gruppo Polisportivo Fiamme Gialle. La Guardia di Finanza si è felicemente gemellata con Athletica Vaticana. L’omologa dello Stato d’Oltretevere. Vivendo una crescita non solo sportiva tout court. Ma anche umana e soprattutto cristiana“. Paiono dunque riecheggiare le parole di San Giovanni XXIII: “Cerchiamo ciò che unisce e non ciò che divide”. E, osserva Cantori, “lo sport è un eccellente ed indiscusso collante di valori per l’uomo di ogni tempo”.Qual è la valenza religiosa dello sport?
“Il Magistero Pontificio attribuisce allo sport un significato di altissimo livello sotto il profilo formativo e culturale. Recita l’adagio: ‘Mens sana in corpore sano’. Ed è vero. Inoltre l’attività sportiva, anche quella agonistica, se affrontata con spirito di sana competizione, presenta anch’essa un valore aggiunto. Una lingua che potenzialmente ogni corpo umano può parlare. Pensiamo al salmista che loda i piedi del messaggero di pace. Ecco: lo sport è contro ogni conflitto”.
“È un sodalizio sorto in spirito di sana cooperazione. Meglio: è l’unico esempio al momento in cui Stato e Chiesa sono uniti e gemellati in nome dello sport. Atleti italiani e vaticani che gareggiano insieme. E che portano avanti, ormai da qualche anno, splendide iniziative benefiche congiunte, In segno di vicinanza nei confronti di quelli che evangelicamente sono i ‘fratelli più piccoli’. Allora, vediamo che quella corsa è un collante per gli uomini. Fedeli e cittadini. Cristiani e rappresentanti di una determinata categoria delle forze dell’ordine”.
“Tutti i Pontefici, almeno quelli a partire dal secolo scorso, si sono interessati di sport. Mi sovviene San Pio X, che volle in Vaticano i primi giochi paralimpici. Pio XII, poi, applaudiva alle accademie di pallavolo o di pallacanestro sul sagrato della basilica vaticana. Papa Roncalli, invece, è stato il Papa delle Olimpiadi di Roma del 1960. È pacifico che il significato che i successori di Pietro hanno attribuito allo sport in generale è quello di momento di distensione. Di crescita. Di promozione umana e della società”.
Lo sport può essere strumento di pacificazione a livello internazionale?
“Ovviamente. Nel presente conflitto in Europa dell’est, più di una volta abbiamo visto scatti di atleti di entrambi i Paesi che si allenano insieme. Si salutano cordialmente. E magari, tra loro, scatta -se non è ancora scattata- anche la scintilla dell’amore. Non dimentichiamo, per esempio, che stava per scoppiare la guerra civile in Italia a seguito dell’attentato a Togliatti. E Gino Bartali, cattolicissimo, riuscì a distrarre e a placare gli animi accesi dalla vendetta. Con una sua leggendaria vittoria sulle due ruote”.