Lo sviluppo impetuoso dell’Intelligenza Artificiale e delle nuove tecnologie in generale sta aprendo importanti questioni etiche in svariati settori e in molte attività quotidiane, basti pensare alle numerose implicazioni nel campo della salute, dell’automazione, della privacy e dei servizi smart. Interris.it, in merito all’attualità e alle prospettive future di sviluppo in questo campo, ha intervistato il dott. Andrea Biancini, docente, educatore e manager, operante nel campo dell’innovazione sociale, dello sviluppo delle competenze e nel campo della trasformazione digitale. Nel recente passato è stato membro del team per l’attuazione della stessa istituito presso la presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’intervista
Dottor Biancini, come possiamo definire l’Intelligenza Artificiale?
“Definirei l’Intelligenza Artificiale come la capacità delle macchine di svolgere dei compiti che, solitamente, associamo all’intelligenza umana. Di fatto però, l’I.A, è un insieme di algoritmi e programmi, i quali permettono ai computer di accedere a dei dati, riconoscere delle strutture all’interno degli stessi e poi suggerire delle decisioni in merito. Tendenzialmente, la capacità di usare delle informazioni per trarre delle conclusioni è tipicamente umana.”
In che modo, l’I.A., può influire sulla velocizzazione della trasformazione digitale del nostro Paese?
“L’Intelligenza Artificiale, ad oggi, è uno dei cambiamenti in atto per cui è previsto un grandissimo impatto, sia sulla trasformazione digitale che, più in generale, sull’innovazione delle nostre società ed economie. Ciò vale anche per l’Italia. Questa è l’aspettativa perché l’I.A., con la sua automazione e capacità di supporto alla presa di decisione e all’analisi dei dati, ci sta aiutando sempre di più nella creazione di nuovi modelli di business, prodotti, a efficientare i processi, compresi quelli industriali e sta suscitando degli effetti nel modo in cui, la nostra società, si relaziona con il mondo digitale. Ha quindi un impatto su tutti noi, anche al di fuori della sfera economica”.
A che livello è attualmente l’Italia su questo versante?
“In Italia, anche recentemente, c’è stata una grande spinta verso la trasformazione digitale, sia del sistema Paese che delle industrie. Cito l’esperienza dell’Agenzia per l’Italia Digitale e del team per la trasformazione digitale per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni. I vari investimenti nella cosiddetta ‘industria 4.0’ stanno caratterizzando le attività nel nostro Paese. Tendenzialmente, scontiamo alcuni ritardi rispetto ad altre realtà europee ma, l’attenzione posta negli ultimi anni, ha portato ad un risveglio. I ritardi su cui mi sento di porre l’attenzione sono quelli sulle competenze digitali, intese come capacità di sfruttare questi strumenti. Ciò rappresenta una componente di potenziale rischio perché, non essere in grado, al livello culturale e sociale, di comprendere e sfruttare le tecnologie digitali, può significare un rimanere indietro e un aumento delle disparità e delle differenze sociali le quali, in alcuni casi, possono portare all’esclusione delle frange più deboli della società da una vita sociale completa. Dobbiamo stare molto attenti al fine di scongiurare tale rischio”.
Focalizziamoci sulle giovani generazioni: in che modo, le nuove tecnologie digitali, possono aiutare i loro processi formativi?
“Le tecnologie digitali hanno avuto e avranno sempre più un ruolo cruciale. In particolare, grazie all’Intelligenza Artificiale, potranno avere un grande impatto sui processi formativi. L’utilizzo della tecnologia, anche dell’Intelligenza Artificiale, nell’ambito della formazione, dello studio e dello sviluppo di competenze, avviene ad opera degli studenti già molto di più di quanto si è disposti ad ammettere. Credo però che, quella in atto, sia una trasformazione positiva perché, di fatto, questi strumenti, danno sia agli studenti che alle istituzioni educative stesse, delle possibilità aggiuntive, se usati consapevolmente. Noto però che, l’utilizzo degli strumenti digitali e soprattutto dell’I.A. in ambito formativo, ha alcune caratteristiche che devono essere analizzate con attenzione. Diventa molto importante insegnare, ad ogni età, lo sviluppo di un pensiero critico, nonché una capacità di ragionamento e analisi, in grado di andare oltre l’utilizzo pedissequo degli strumenti. Dobbiamo sempre porci nel modo di mettere in discussione ciò che l’I.A. ci fornisce, utilizzarla criticamente e valutare, di volta in volta, se e quanto, la risposta data è positiva e adatta o, in qualche modo, viziata o carente”.
Papa Francesco, nel recente G7, ha evidenziato l’importanza del fatto che “L’intelligenza artificiale resti a servizio dell’uomo. Serve l’etica”. Come si possono coniugare questi due aspetti?
“Il richiamo di Papa Francesco ha un valore straordinario. Ci riporta subito all’attenzione quale dovrebbe essere il valore di tutte le tecnologie rispetto all’uomo e, più in generale, alle nostre società. Esse devono essere mezzi e strumenti per abilitarci a raggiungere maggiori potenzialità, ma non devono mai diventare il fine. Inoltre, devono essere confinate in un contesto di controllo da parte umana quindi, al servizio dell’uomo e non viceversa. L’etica deve essere inclusa nell’utilizzo di tutti gli strumenti digitali, prestando attenzione al fine per cui si usano. Ogni avanzamento tecnologico della nostra storia umana è stato utilizzato a fin di bene oppure male. La scelta etica presuppone una finalità positiva, alla cui base ci sono l’inclusione, l’uguaglianza, lo sviluppo e la condivisione di benessere. Questi sono gli elementi che noi dobbiamo preservare e garantire. Il secondo elemento molto importante riguarda la costruzione degli strumenti digitali. Mi riferisco alle implicazioni sociali e ambientali delle tecnologie che usiamo, all’uso che viene fatto delle informazioni raccolte. Questi aspetti devono essere conciliati e regolamentati”.
Guardiamo al futuro: quali sono le potenzialità di sviluppo dell’I.A.?
“Guardando al futuro, anche non troppo lontano, le potenzialità di sviluppo dell’I.A. sono molteplici e, in alcuni casi, ricordano altri momenti storici di innovazione, come ad esempio l’avvento di Internet. Grazie all’uso dell’I.A., diversi settori, potranno essere totalmente ripensati. Basti pensare alla medicina, con la scoperta di nuove terapie più individualizzate e personalizzate, l’energia per efficientare i consumi e bilanciare le fonti di approvvigionamento al fine di diminuire l’impatto ambientale. Ci sono poi i settori dell’educazione e dei trasporti in cui potranno essere apportate diverse novità. In altre parole, quasi tutti gli ambiti della nostra vita, possono trarre benefici dall’utilizzo di questa tecnologia che ci può permettere di aprire nuovi scenari, prima difficilmente immaginabili”.
Quali sono i possibili rischi insiti in queste tecnologie?
“I possibili rischi possono riguardare un utilizzo senza una sufficiente attenzione ai risvolti etici di questi progressi tecnologici. Occorre quindi tenere alta l’attenzione in merito alle possibili implicazioni su questo versante, mi riferisco in particolare alla tutela della privacy, alla sicurezza dei dati e alla finalità di questi strumenti, la quale deve essere orientata al bene. Un ulteriore fattore di rischio è quello legato alla velocità del cambiamento. Mi spiego: queste tecnologie portano a dei mutamenti molto rapidi nelle nostre società. Basti pensare che, solo vent’anni fa, non avevamo i telefonini e invece, ad oggi, quasi non riusciamo a vivere senza. Lo stesso succederà anche con l’Intelligenza Artificiale ed il rischio è costituito dal fatto che, se il tempo della tecnologia diventa sempre più veloce, quello dell’adattamento umano rimane lineare. Alcune parti della società rischiano quindi di trovarsi escluse, come i nostri genitori che, ad oggi, faticano ad utilizzare i social network. Dobbiamo scongiurare questo rischio, aiutando chi ha difficoltà e tenendo coesa la società in modo che tutti, nessuno escluso, possano comprendere ed utilizzare tali strumenti. L’inclusione è un elemento da cui non si può prescindere”.