“Ad usi più nobili gli stessi fiori, sfrondati e sminuzzati (..) contraffanno le più nobili pitture ne’ colori e nel resto dell’apparenza” così scriveva il gesuita Giovan Battista Ferrari nel suo De florum cultura pubblicato nel 1633. Il libro è tra i primi che, con dovizia di particolari, celebra una tecnica antica e complessa, quella delle “infiorate”.
Una tradizione dal cuore cristiano
“L’origine dell’arte dell’infioratura si perde nella notte dei tempi – ricorda Giampaolo Ballelli, responsabile storico dell’Ente Palio San Giovanni Battista di Fabriano (AN) – ma con l’avvento del Cristianesimo venne spesso abbinata alle processioni solenni, specie del Corpus Domini.
A Fabriano, nel mese di Giugno per il Palio di San Giovanni Battista (patrono della città), gli infioratori dei diversi rioni cittadini – dette Porte – si misurano in una competizione incentrata sulle ‘Infiorate Artistiche’. La bravura raggiunta dai tanti volontari infioratori è tale che è conosciuta ed apprezzata in tutta Italia”.
Il palio di san Giovanni Battista
I rioni, o porte, sono 4: Porta del Borgo (il cui colore è il giallo), Porta del Piano (blu), Porta Cervara (rosso) e Porta Pisana (verde).
Il Palio di San Giovanni Battista è una rievocazione storica che si svolge per una settimana nella città della Carta e che culmina il giorno del santo patrono della città, il 24 giugno. In quella settimana, le porte si affrontano in varie competizioni quali: giochi storici popolari, infiorate artistiche, torneo degli arcieri e Palio dei Monelli (riservato ai ragazzi).
Culmina il 24 giugno con la Sfida del Maglio, la principale sfida fra le quattro porte, che esalta l’antico mestiere del fabbro e la storica vocazione cittadina alla lavorazione del ferro. L’antica Faberius divenne infatti nel Medioevo “Fabriano” anche perché era molto sviluppata in città l’attività dei fabbri.
Qui sotto, l’ultima sfida del maglio in ordine di tempo, quella del 2019, che ha visto vincere posta Pisana.
Una rievocazione che, dalla sua prima edizione del 1995 ad oggi, è cresciuta in quantità e qualità fino a superare i ristretti confini cittadini e regionali, diventando un’importante attrattiva culture e religiosa – oltre che eno-gastronomica – del Centro Italia.
Questo, fino al 2019. La 26esima edizione del Palio, quella dello scorso anno, non è stata fatta a causa del coronavirus. Il 2021 porta con sé la speranza di una nuova ripartenza.
Vergnetta: “L’infiorata ha un importante ruolo sociale”
In Terris ha intervistato il dott. Giorgio Vergnetta, responsabile Infiorate Ente Palio San Giovanni. per fare il punto sulla nuova edizione.
“Per l’infiorata del 2021 useremo i bozzetti – ben 22 – inviati e congelati (causa pandemia) nel marzo dello scorso anno”, esordisce Vergnetta. “Il covid ha infatti bloccato tutte le attività e l’infiorata non è stata fatta. I bozzetti erano però pervenuti prima del lockdown; perciò useremo quelli, spostando l’inizio delle attività e dei lavori delle Porte ai primi mesi del 2021, sperando che quest’anno vada meglio dello scorso anno”.
“Gli infioratori infatti – aggiunge – iniziano a cercare e raccogliere i fiori a marzo, con il risveglio della natura. Poi, c’è l’essiccazione, la colorazione e infine la messa a terra a giugno, per il Palio di San Giovanni”.
Volontari
“Lo stop è stato un ulteriore – benché necessario – momento di difficoltà per la popolazione. Alle infiorate lavorano infatti centinaia di persone ogni anno: tutti volontari. Almeno una trentina di persone per Porta è impegnata nella realizzazione finale del disegno, la cosiddetta messa a terra. Ma poi ci sono tutti gli altri. In tutto, almeno duecento persone”.
“L’infiorata – prosegue Vergnetta – ha infatti un importante ruolo sociale che è quello di far socializzare le persone. Le donne e gli uomini appartenenti alle quattro porte di Fabriano (Borgo-Cervara-Piano-Pisana) ricominciano a incontrarsi, a uscire per raccogliere i fiori, a stare insieme insomma. Quest’aspetto, importante in un centro come il nostro dove tutti tengono particolarmente a far bene e rilanciare Fabriano anche fuori dal territorio marchigiano, è andato completamente perso lo scorso anno per ovvi motivi. Anche a livello economico – con il blocco totale delle attività – è andata altrettanto male, con gli introiti delle Porte e degli operatori turistici a zero”.
“Durante il Palio di San Giovanni Battista non ci sono solo le infiorate. Altri volontari, a decine, si occupano della sfida del Manlio, del Palio dei Monelli, delle Osterie, dei giochi popolari. Insomma, il Palio è un’attività che coinvolge – in un modo o nell’altro – moltissime famiglie fabrianesi e dei paesi limitrofi”.
Un territorio doppiamente ferito
“Questo grande lavoro – dice è premiato ogni anno dai tanti visitatori e turisti che risiedono in zona nella settimana del Palio. La festa rappresenta così un importante volano economico in un territorio doppiamente colpito: dalla crisi economica – con la chiusura o il ridimensionamento di tante importanti fabbriche note sia a livello nazionale sia internazionale – al terremoto del 2016, che ha causato non pochi danni”.
“Le infiorate sono un’ulteriore spinta turistica. Gli infioratori fabrianesi, infatti – che operano anche a Natale con diverse iniziative anche fuori Regione – sono ormai conosciuti e stimati in tutta Italia per la loro bravura e specificità. Sono tra i pochissimi in Italia ad usare fiori secchi”.
“La tecnica dei fiori secchi che richiede un lungo e paziente lavoro, che va dalla raccolta dei fiori, la separazione, l’essicazione, la colorazione, e la macinazione”.
“L’utilizzo dei fiori secchi permette di poter replicare le opere d’arte con una maggior fedeltà e accuratezza rispetto a quanti utilizzano fiori freschi i cui petali non vengono triturati”.
“Fabriano fa anche parte di InfiorItalia, l’associazione nazionale che raggruppa tutte le città che fanno infiorate. Queste sono all’incirca solo trentacinque. Quasi tutte sono piccoli o medi centri medievali del Centro Italia, oltre a qualche caso in Sicilia (come Noto) e al Nord”.
“Il motivo – spiega Vergnetta – è religioso: le infiorate sono tipicamente legate alla devozione del Corpus Domini, molto sentita a livello popolare – con grandi processioni – già da secoli. La città di Fabriano ha incentrato sulla festa del Santo Patrono, san Giovanni il Battista, che si celebra il 24 giugno”.
Bozzetti inediti
“Questa è un’altra specificità della città della carta. Inoltre, i nostri infioratori lavorano su bozzetti che, per regolamento, devono essere disegni originali, inediti. Questo, ha creato un ‘mercato parallelo’, con persone che negli anni si sono specializzate nel disegno per le infiorate, dimostrando la naturale predisposizione all’arte e alla bellezza legata alle tradizioni della città”.
“Non a caso Fabriano, dal 18 ottobre 2013, è annoverata Città Creativa dell’UNESCO per Artigianato e Arti popolari e i venticinque anni del Palio di San Giovanni Battista hanno combaciato con l’evento mondiale del XIII Annual Meeting delle Città Creative“, dice il dottor Vergnetta.
Il tema della Natività
“Se durante la sfida del Palio i bozzetti delle infiorate sono opere originali di artisti, durante le uscite del gruppo si predilige di solito la riproduzione di opere d’arte e tra queste il tema della Natività è sempre stato rilevantissimo. Siamo, per certi versi, gli eredi di Gentile da Fabriano e della sua Adorazione dei magi. Tutti gli anni gli infioratori hanno donato alla città nel periodo natalizio una infiorata a tema, le potete ammirare sul sito internet www.infioratorifabriano.it“, conclude Vergnetta.
La testimonianza dell’infioratrice
Per meglio comprendere la vita di questi artisti, abbiamo intervistato una delle infioratrici fabrianesi. Si tratta di Mihaela Simona Valimareanu, la responsabile dei Mastri Infioratori della Porta del Borgo. Mihaela ha 43 anni, è rumena e vive in Italia da 17 anni. Si è sposata 8 anni fa proprio nella parrocchia di San Nicolò con Maurizio Marini, Priore Emerito della Porta del Borgo. Hanno una bambina.
Mihaela, quando hai iniziato a fare l’infioratrice e perché?
“Ho iniziato a fare l’infioratrice 13 anni fa, nel 2008, quasi per caso, spinta della titolare dell’azienda preso cui lavoravo, probabilmente viste le mie dotti sia come grafica serigrafica, che come team leader dello stesso reparto, in cui (a suo dire) le mie qualità già spiccavano. Non conoscevo all’epoca cosa era la Porta del Borgo, né tanto meno il Palio di San Giovanni Battista, se non come semplice spettatrice del palio. Piano piano la mia partecipazione sia come Dama figurante del Priore della Porta del Borgo per 9 anni, sia come infioratrice mi hanno portato a crescere come persona ed ora come Consigliere di Porta e a scoprire quanto il Palio di San Giovanni Battista sia importante per la nostra comunità cittadina che per la stessa città e funzionale per una crescita sociale, oltre ad essere un potente veicolo turistico mediatico e propulsivo”.
Quali sono le maggiori difficoltà nel creare un’infiorata?
“Anche se ho sempre partecipato attivamente alla realizzazione dell’infiorata per il Palio del 24 Giugno, solo ora che sono la responsabile dell’infiorata della Porta del Borgo da un anno, mi rendo conto dell’impegno che ci vuole per coordinare più di 50 persone solo della Porta del Borgo e di tutti i passaggi per portare a termine un’infiorata. La nostra squadra è divisa in piccoli gruppi specifici: la raccolta dei fiori, il taglio dei petali, l’essiccazione, la catalogazione, la posa a terra e l’addobbo finale. E qui non finisce perché durante l’arco dell’anno si realizzano altre infiorate, tra cui la più significativa ed importante è quella di Natale, speso realizzata insieme ad altre Porte, oltre a quelle a carattere nazionale e ad altre saltuarie e/o cittadine. Tutto questo occupa piacevolmente il mio tempo a 360 gradi durante tutto l’anno, ma sempre sostenuta dalla mia famiglia consapevole nel fatto che porto via loro un po’ della mia presenza. La mia fortuna é anche quella di avere un gruppo coeso e brillante di Mastri Infioratori che vive con passione tutte le iniziative che vengono proposte con un sano senso di spiccato volontariato”.
Che cosa provi una volta finito il lavoro?
“Al termine di ogni infiorata si provano sempre bellissime emozioni e piacevoli sensazioni, sia per avere raggiunto l’obiettivo proposto o che ci proponevamo, sia per dare allo spettatore un’opera che suscita stupore e meraviglia. La possiamo definire senza falsa modestia ‘artistica’ ed è sicuramente il valore aggiunto al Palio di San Giovanni Battista”.
Quanto tempo avete impiegato per realizzare le vostre ultime opere?
“Come Mastri Infioratori della Porta del Borgo, a ottobre, abbiamo realizzato delle infiorate di dimensioni leggermente più ridotte rispetto alla norma, una a San Donato, Castello del Borgo, per accogliere in nuovo parroco Don Antonio ed una a San Nicolò per accogliere il nuovo parroco Don Aldo Buonaiuto rappresentando San Michele Arcangelo, a cui lui è particolarmente devoto. Recentemente a Dicembre per la festa del nostro Patrono abbiamo rappresentato San Nicola con una infiorata verticale di piccole dimensioni sotto forma di icona tale da rimanere stabile e duratura e visibile nel tempo, poi donata alla Parrocchia.
Per queste festività natalizie, Don Aldo ci ha dato la meravigliosa possibilità di realizzare sempre sotto forma di infiorata il Santo Presepe Parrocchiale all’interno della Cappella dedicata a San Nicolò. Tutto questo ci ha piacevolmente impegnato per 10 serate, considerando le ristrettezze orarie e di aggregazione date dal covid-19 che non ci ha fermato, ma anzi ci ha reso più uniti consapevoli di aver aperto con questa infiorata una finestra virtuale quando la pandemia fa chiudere quelle vere”.
Cosa hanno di speciale questi ultimi lavori artistici?
“L’icona di San Nicola è stata per noi una prima esperienza, con tutte le relative incognite realizzative, finalizzata con successo. Una RARISSIMA INFIORATA VERTICALE a livello nazionale e internazionale perché il materiale è stato posato con un metodo particolare atto a resistere la gravitazione e per il quale abbiamo ricevuto moltissimi complimenti ed elogi, lasciando piacevolmente stupiti anche noi stessi”.
“L’INFIORATA NATALIZIA – prosegue Mihaela – è stata realizzata per la prima volta all’interno della chiesa di San Nicolò con devota partecipazione e rappresenta un PRESEPE con tutti personaggi tipici alla nostra tradizione cristiana. Abbiamo raggiunto con soddisfazione l’intento di rendere la Cappellina un unico corpo con un’INFIORATA A TAPPETTO di grande impatto visivo”.
Dove raccogliete i tantissimi fiori necessari per realizzare le infiorate?
“La maggior parte dei fiori che sono i veri protagonisti delle nostre infiorate vengono coltivati nel Giardino del Borgo, preso Casa Madonna della Rosa. La raccolta dei fiori ci dà la possibilità di poter disporre di tutto il necessario senza doverlo acquistare. Il Giardino ha la quadruplice funzione: di integrarci e relazionarci con i ragazzi del centro psichiatrico MDR, di avere del materiale sempre disponibile per le nostre infiorate e di avere un giardino fiorito e curato nel quartiere che si trasforma nel periodo natalizio in un Presepe che si illumina sotto la luce del albero di natale che noi accendiamo”.
Qual è l’importanza non solo artistica dei vostro impegno volontario?
“La visibilità della nostra laboriosa presenza all’interno della parrocchia di San Nicolò e di conseguenza nella comunità borghigiana e cittadina ha contribuito a sentirci tutti virtualmente più vicini, anche se ‘distanti’ e sentirci più comunità di intenti in un momento così complicato come quello della pandemia che ci ha per forza di cosa distanziati”.
Il commento del parroco
“Il valore dell’antichissima tradizione dell’infiorata non è puramente culturale o esclusivamente turistico. Ma ha principalmente un’importante valenza cristiana”, commenta don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII e nuovo parroco di San Nicolò.
“Le infiorate sono infatti nate per celebrare in grande stile, con i colori e i profumi meravigliosi dei fiori, i momenti liturgici forti dell’anno, dal Corpus Domini alle feste mariane, dalla Natività alla resurrezione di Gesù, senza dimenticare i santi e le sante che animano la vita religiosa della comunità dei fedeli”.
“La bellezza delle infiorate hanno accompagnato questo Santo Natale allietando un periodo di fatica, chiusura, causata dal coronavirus. La riproduzione di opere d’arte o le opere inedite dei giovani stupiscono gli occhi e aiutano a pregare. La bellezza e la maestosità di queste opere inoltre ci ricordano di non perdere mai la speranza, neppure nei tempi più bui“.
L’iniziativa per i poveri
“Gesù è nato in una mangiatoia, tra la povera gente”, aggiunge don Buonaiuto. “Lui si è fatto piccolo mettendosi ultimo tra gli ultimi. Il Natale, come detto anche da Papa Francesco lo scorso 25 dicembre, non può ridursi a mera festa consumistica. I poveri non possono essere dimenticati. Meno che mai nei tempi forti come la prossima Epifania, che si celebra domani. Per questo, è lodevole l’iniziativa di servizio della Delegazione Marche Nord dell’Ordine di Malta a supporto della comunità durante le festività”.
Dopo la recente distribuzione di pasti caldi il giorno di Natale ad oltre 150 residenti dei villaggi temporanei di Camerino, Visso ed Ussita, la delegazione ha infatti deciso di impegnarsi anche nella provincia di Ancona, proprio nel territorio di Fabriano.
Grazie anche alla collaborazione di Sua Eminenza Francesco Massara, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e vescovo di Fabriano-Matelica, e dell’ufficio diocesano Migrantes è stata decisa òa distribuzione a domicilio di altri 60 pasti domani, in occasione dell’Epifania.
Tale opera andrà ad aiutare situazioni di criticità, migranti con difficili circostanze alle spalle, ed in particolare mamme con bambini accolti dalla onlus Pace In Terra e poi le giovani vittime di tratta assistite presso la Comunità Papa Giovanni XXIII.
“Un piccolo gesto – sottolinea il Marchese Francesco Costa, delegato Marche Nord dell’Ordine di Malta – che vuole essere anche a sostegno di don Aldo Buonaiuto il quale, sull’insegnamento del ‘profeta dei nostri’ giorni don Oreste Benzi, dedica il proprio quotidiano lavoro all’aiuto degli altri, in particolar modo dei poveri”.