La presa in carico delle persone con disabilità e dei loro familiari rappresenta un aspetto fondamentale per promuovere l’inclusione sociale e il benessere di tutte le persone coinvolte. Le disabilità, sia fisiche che cognitive, possono comportare sfide significative, non solo per chi le vive direttamente, ma anche per i familiari, che spesso si trovano ad affrontare carichi emotivi, psicologici ed economici. È pertanto essenziale garantire un supporto adeguato, che favorisca l’autonomia e la partecipazione attiva nella società, attraverso interventi mirati, assistenza sanitaria e sostegno psicologico.
L’importanza del tempo libero
Un aspetto cruciale di questo percorso riguarda il valore del tempo libero, che deve essere riconosciuto come un diritto fondamentale. Lo stesso offre alle persone con disabilità l’opportunità di socializzare, sviluppare interessi personali e migliorare la qualità della vita, mentre per i familiari rappresenta una possibilità di rigenerazione e di equilibrio psicofisico. Investire in questi aspetti significa promuovere una società più giusta e solidale.
L’esperienza di “Nessuno è Escluso”
In ossequio agli obiettivi sopra descritti, a Milano, l’associazione “Nessuno è Escluso”, sorta nel 2020 con l’obiettivo di aiutare le famiglie di bambini e ragazzi con disabilità nella loro interezza, ha dato vita al progetto “In Camper si respira di più”. Interris.it, in merito a questa azione di prossimità concreta ha intervistato il dott. Fortunato Nicoletti, vicepresidente del sodalizio associativo e padre caregiver di Roberta, nata con una malattia rarissima, la displasia campomelica acampomelica.

L’intervista
Dottor Nicoletti, come nasce e che obiettivi ha il progetto “In Camper si respira di più”?
“Il progetto nasce dalle nostre esperienze personali e associative, le quali ci hanno fatto capire i bisogni e le necessità delle famiglie. Attraverso il camper abbiamo fuso due progetti: uno è ‘Viaggio anch’io’, realizzato attraverso il noleggio gratuito di un camper senza barriere alle famiglie per fare consulti o ricoveri fuori regione, oppure per brevi fine settimana finalizzati all’uscita dalla routine complicata dei nostri nuclei familiari. Poi, nell’ambito de ‘Il respiro in più’, ovvero l’altra progettualità che si occupa di assistere a domicilio le persone con disabilità e i loro familiari, del personale infermieristico specializzato, accompagna le persone con disabilità in gita con il camper per far vivere loro una giornata diversa, creando così un’opportunità di socializzare e, allo stesso tempo, dando ai familiari caregiver la possibilità di un momento di respiro. Da qui deriva il nome ‘In Camper si respira di più’”.
Quali sono i suoi desideri per lo sviluppo del progetto? In che modo, chi lo desidera, può contribuire al supporto di questa attività?
“Vorremmo che, tale progetto, anche in partnership con le istituzioni, possa diventare un modello in ogni regione affinché, le persone con disabilità e i genitori caregiver, ciclicamente possano compiere questa attività di grandissimo sollievo. Partendo da un’esperienza concreta e mettendo a disposizione i fondi adeguati, sarebbe possibile dar vita ad un nuovo modello di assistenza domiciliare in grado di mettere al centro l’integrazione dei servizi e la socialità delle persone. A tal proposito, è utile ricordare che, quest’ultima, costituisce il 90% della cura e dona uno spirito di libertà e alternativa il quale, molto spesso, i nostri ragazzi e le famiglie, non trovano in altri contesti. Un camper totalmente accessibile può avere moltissimi usi e sarebbe ora che, tutti noi, facessimo delle riflessioni adeguate su questa esperienza di inclusione. Chi desidera supportare la nostra attività, può trovare tutte le informazioni necessarie per farlo sul nostro sito.”