“Gli anziani non possono essere dei cittadini invisibili delle nostra società, non possiamo scartarli o ignorarli come spesso facciamo”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Comunità Sant’Egidio, il professor Marco Impagliazzo, intervistato da Interris.it, esprimendo tutta la sua preoccupazione per le persone anziane che, di fronte all’ondata di calore che si preannuncia tra le più forti e le lunghe dall’inizio del secolo minaccia seriamente la salute degli anziani. L’afa e le alte temperature costringono gli anziani in casa, fattore che contribuisce ancora di più al loro isolamento. Una condizione che hanno già vissuto durante la pandemia e che non ha giovato al loro benessere a causa della mancanza delle relazioni sociali, così importanti nella vita di ogni persona. L’attenzione verso questa fragile e delicata, ma importantissima, parte della società ha ribadito il prof. Impagliazzo deve essere una preoccupazione delle “istituzioni, sia locali sia nazionali, dei cittadini, delle parrocchie, degli uomini e delle donne di buona volontà”.
L’intervista
Professore, come Comunità Sant’Egidio avete lanciato la campagna “Salviamo i nostri anziani dal caldo e dall’isolamento”. Quali sono gli obiettivi?
“L’obiettivo è quello di salvare la vita degli anziani, fortemente indeboliti da una situazione di isolamento che viene aggravata dalle ondate di calore che incidono molto sul loro fisico. Abbiamo potuto constatare che questa ‘miscela’ tra isolamento, in cui vivono circa 9 milioni di anziani, e ondate di calore li rende ancora più deboli. Ci dobbiamo occupare di loro e creare una rete di protezione e solidarietà. Si tratta di mettere in atto semplici gesti: visite, telefonate, elargire loro dei consigli su come affrontare l’afa. Bisogna evitare che entrino in una spirale che li condurrà all’ospedalizzazione o all’istituzionalizzazione. Il nostro appello lo rivolgiamo alle istituzioni, sia locali sia nazionali, ai cittadini, alle parrocchie, agli uomini e alle donne di buona volontà, insomma a chiunque in questo periodo può ricordarsi che gli anziani sono le persone che soffrono di più nel nostro Paese”.
Dovremmo quindi invertire quella rotta per cui ci si aspetta che sia l’anziano ad alzare il telefono e chiamare per chiedere aiuto, a volte potrebbe essere troppo tardi…
“Alcune volte non ci si rende conto che ci si sta disidratando o che si sta entrando in una situazione di debolezza. Questo andrebbe risolto facendo un passo verso gli anziani: quello più semplice sarebbe andare a visitarli. Non parlo solo di quanti vivono soli in casa, ma anche di coloro che sono negli istituti dove, durante la pandemia, si è verificato il maggior numero di decessi. Si tratta di dedicare un po’ del nostro tempo a guardarci intorno e vedere se nelle nostre vicinanze ci sono degli anziani che possono aver bisogno di noi. E’ un discorso che Sant’Egidio sta portando avanti con un progetto molto innovativo: un monitoraggio degli anziani ultraottantenni che si chiama ‘Viva gli anziani’, attivo in 12 città italiane del Nord, Centro e Sud Italia. Grazie a telefonate e visite ha contribuito a ridurre di vari punti percentuale la mortalità e i ricoveri degli anziani. Per loro la più grande dignità è questa: vivere serenamente la vecchiaia nella loro casa, supportati su molti livelli”.
In alcuni casi, nonostante ci siano delle indicazioni ben chiare da parte del Governo, è molto difficile e complicato poter andare a fare una visita a quelle persone che si trovano nelle Rsa o nelle strutture a lunga degenza per via delle restrizioni imposte a causa della diffusione del Coronavirus. Come si potrebbe rimuovere questo scoglio?
“Quello che lei dice è molto vero in diverse zone d’Italia. Il problema è che l’accesso a queste strutture è affidato alla discrezione dei direttori che non tengono conto della disposizione del Ministero della Salute che permette visite molto più frequenti e prolungate. Bisogna fare pressioni affinché perché vengano rispettate le direttive del governo, è necessario tornare alla situazione pre-covid. Ovviamente, è necessario prendere tutte le precauzione possibili per proteggere l’anziano che si va a visitare”.
Nell’arco di questa estate, secondo i tempi stabiliti nel Pnrr, l’esecutivo dovrà presentare il disegno di legge delega per la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Che importanza ha questa riforma per il nostro Paese?
“E’ una riforma fondamentale, una vera rivoluzione positiva che potrebbe riguardare il mondo degli anziani fragili. Questo perché andrebbe ad unire l’aspetto sanitario con quello sociale, che fino ad ora erano due binari in parallelo. Inoltre, darebbe lavoro a tantissime persone e consentirebbe realmente all’anziano di vivere a casa propria. Noi siamo molto favorevoli a quello che il governo sta proponendo”.