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Il futuro dell’umanità è negli occhi dei bambini

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Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”, scrive Antoine de Saint-Exupery, autore del romanzo di formazione “Piccolo Principe”. Sono trascorsi 70 anni da quando l’Onu ha affidato alla Giornata universale del bambino la missione di favorire la fratellanza e la comprensione nell’infanzia. Oggi si celebra la ricorrenza internazionale che promuove per i più piccoli il diritto alla vita, alla salute, all’istruzione e al gioco, così come quello alla famiglia, alla protezione dalla violenza, alla non discriminazione e all’ascolto della loro opinione. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ribadisce un’esigenza fondamentale: per aiutare l’infanzia va sostenuto la genitorialità. La crisi della struttura demografica del Paese, rileva il Capo dello Stato, è dovuta a “una diffusa precarietà che scoraggia i giovani nella costruzione di una famiglia”. Servono perciò, “condizioni che consentano di costruire il futuro garantendo piena dignità”. Non è il lavoro ad allontanare dalla maternità, infatti, bensì la carenza di politiche per la famiglia. Ai bambini poi devono essere riconosciuti i diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici.

Credit: UFFICIO IMAGOECONOMICA

“Se c’è qualcosa che vorremmo cambiare in un bambino, dovremmo prima esaminarla e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi”, dice lo psicanalista Carl Gustav Jung. All’oratorio Carlo Acutis, al centro estivo e nella catechesi settimanale per le famiglie della parrocchia di San Nicolò di Fabriano, sperimentiamo costantemente la ricchezza di talenti e di bisogni dell’infanzia. Una testimonianza di condivisione, di scambio formativo e di socializzazione responsabile tra grandi e piccoli. “I bambini sono la gioia dell’umanità e della Chiesa in cui ciascuno è come un anello di una lunghissima catena che va dal passato al futuro e che copre tutta la terra”, insegna Francesco. Purtroppo però nel mondo milioni di bambini sono vittime di violenze taciute.

Foto di Artem Kniaz su Unsplash

Secondo l’Unicef, in ogni Paese, cultura e a ogni livello sociale i bambini subiscono varie forme di abuso, abbandono, sfruttamento e violenza. Un’emergenza che riguarda case, scuole, istituzioni, ambienti di lavoro, comunità, soprattutto durante i conflitti armati e i disastri naturali. “In molti paesi le punizioni corporali e gli abusi sessuali sono ancora pratiche di violenza contro i bambini legali e socialmente approvate”, evidenzia Il report annuale delle Nazioni Unite. E la violenza può assumere varie forme: sfruttamento e abuso, tratta, punizioni corporali umilianti, reclutamento nelle forze armate e pratiche tradizionali dannose, incluse il matrimonio precoce e la mutilazione genitale. Crescere subendo violenza e abusi condiziona pesantemente lo sviluppo, la dignità e l’integrità fisica e psicologica di un bambino. “Nessuno è più povero del bambino non nato, avverte Madre Teresa.

La “cultura dello scarto” porta a rifiutare i bambini anche con l’aborto, mentre l’accentuata diminuzione della natalità rappresenta uno degli aspetti più preoccupanti delle dinamiche sociali contemporanee. Al contrario la felicità dei bambini richiede una presenza costante dei genitori attraverso la conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro. Però: conflitti, povertà, fame e crisi climatica stanno spingendo milioni di minori sull’orlo del baratro. Nel mondo, documenta Save the Children, 468 milioni di bambini, cioè più di uno su 6, vivono in una zona di guerra e 160 milioni sono schizzati nelle maglie dello sfruttamento e del lavoro minorile. Trenta milioni di bambine vivono nei 10 Paesi con il più alto numero di matrimoni infantili. Oltre un miliardo di bambini, quasi la metà della popolazione infantile mondiale, vive in Paesi a rischio estremo di subire gli impatti del climate change. “Non c’è grande scoperta o progresso che tenga, fintanto che ci sarà anche un solo bambino triste”, diceva lo scienziato premio Nobel, Albert Einstein.

Foto: Unicef

In Italia, quasi un milione e quattrocentomila bambini vivono in povertà assoluta. Servono quindi investimenti nell’istruzione e nei servizi di prima infanzia per scongiurare il pericolo di un’Italia in cui l’infanzia corra il pericolo di estinguersi entro pochi decenni. Il Papa richiama l’attenzione su chi è vittima della guerra e della violenza, chi soffre la fame e la sete, chi vive in strada, chi è costretto a fare il soldato o a fuggire come profugo, separato dai suoi genitori, chi non può andare a scuola, chi è vittima di bande criminali, della droga o di altre forme di schiavitù, degli abusi. Insomma su tutti quei bambini a cui ancora oggi con crudeltà viene rubata l’infanzia. “Ascoltiamoli perché nella loro sofferenza ci parlano della realtà, con gli occhi purificati dalle lacrime e con quel desiderio tenace di bene che nasce nel cuore di chi ha veramente visto quanto è brutto il male”, raccomanda il Papa che affida ai bambini la missione di edificare una società più fraterna e attenta alla casa comune. Cominciando dalle cose semplici, come “salutare gli altri, chiedere permesso, chiedere scusa, dire grazie”. Il mondo, infatti, si trasforma prima di tutto “attraverso le cose piccole, senza vergognarsi di fare solo piccoli passi”. Anzi, la nostra piccolezza ci ricorda che siamo fragili e che abbiamo bisogno gli uni degli altri come membra di un unico corpo.

©UNICEF/UNI448976/Aliaga Ticona

Da soli, infatti, non si può essere felici perché la gioia cresce nella misura in cui la si condivide. “Ogni bambino che nasce è in qualche misura un genio, così come un genio resta in qualche modo un bambino”, sostiene il filosofo Arthur Schopenhauer. Tutelare i piccoli è indispensabile per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, due dei quali sono focalizzati proprio sul diritto alla salute e all’educazione per l’infanzia. Il futuro dell’umanità, insomma, è nello sguardo dei bambini e cammina sulle loro gambe.

don Aldo Buonaiuto: Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata