In questa Epifania del 2025 sentiamo forte il bisogno di una stella che ci illumini e ci orienti. La cerchiamo, a volte con ansia, ma non è facile trovarla in un cielo attraversato da altre luci, quelle sinistre delle armi, dei missili, dei droni di questa terza guerra mondiale a pezzi. Sono luci che non rischiarano e alla fine è il buio che sembra prevalere. Eppure, la stella c’è e brilla per noi. Per vederla occorre uscire dalle abitudini del quotidiano e mettersi in cammino, come i Magi. Il Vangelo di Matteo è chiaro al riguardo: di quella stella, che indica la nascita di Gesù, non si accorgono i potenti del tempo, i piccoli capi come Erode, gli uomini religiosi di Gerusalemme, e non se ne cura Roma che era allora il vero centro del mondo, capitale dell’impero.
La vedono invece uomini che vengono da Oriente, dove sorge il sole di chi cerca, e che hanno capito chi è il vero “Re dei giudei”. Chiedono dove è nato perché vogliono adorarlo, cioè riconoscere che è Lui il vero re di questo mondo, che la sua nascita li può salvare, può dare un nuovo senso alla loro vita. Si accorgono della stella perché hanno bisogno della luce vera. Quanti come loro l’attendono con trepidazione.
I Magi, diceva Papa Francesco, nella festa dell’Epifania di un anno fa, “sono immagine dei popoli in cammino alla ricerca di Dio, degli stranieri che ora sono condotti sul monte del Signore, dei lontani che adesso possono udire l’annuncio della salvezza, di tutti gli smarriti che sentono il richiamo di una voce amica”. Sono parole che fanno riflettere e ci mostrano i “popoli alla ricerca di Dio”, come quelli che soffrono per i conflitti in Ucraina o in Medio Oriente, come quelli che in Africa hanno fame di futuro. Ci ricordano “gli stranieri condotti sul monte”, come i tanti profughi che nel mare in tempesta sono portati sulla terra ferma. Ci fanno sentire “lontani” e quindi bisognosi di farci vicini e “udire” un annuncio che salva. Ci fanno prossimi a tutti gli “smarriti” che finalmente ascoltano “una voce amica”, come quella di chi si avvicina in questi giorni a chi vive nelle nostre strade, minacciato non solo dal freddo ma anche dalla solitudine.
E’ un popolo di umili e di poveri che attraversano il nostro mondo e che in questa Epifania si fanno Magi. La stella della Parola di Dio, dell’annuncio della nascita del “re dei Giudei”, li precede perché non mettono davanti il proprio io ma hanno fiducia e si fanno guidare. E la loro gioia – racconta il Vangelo di Matteo – “è grandissima”. Adorano il bambino che è nato per loro e gli offrono ciò che hanno di più prezioso. Poi ripartono per un’altra strada, quella di una nuova vita, di una speranza ritrovata. E così riprendono a sognare, tanto che proprio un sogno li consiglia di non tornare più dal re Erode, dai re di questo mondo, i padroni delle guerre e dell’oppressione. Tornano in pace nella loro terra. È ciò che ci auguriamo per tanti popoli che soffrono oggi per i conflitti, per tanti poveri che cercano una vita migliore, per tanti umili che si fanno loro amici nella costruzione di un mondo più umano, capace di far festa attorno a quel bambino che è nato per noi.