Papa Francesco ha parlato di “terza guerra mondiale a pezzi“. Ciò che sta accadendo in Ucraina conferma la validità della sua analisi. La Russia, infatti, potrebbe iniziare un’offensiva militare in Ucraina nel giro di pochi mesi. Con il rischio che il “revival” della guerra fredda si trasformi in conflitto reale. Vladimir Putin, infatti, ha schierato fino a 175 mila truppe lungo il confine secondo l’intelligence statunitense. Un’escalation inquietante che allarma il presidente Joe Biden. La Casa Bianca ha avvertito che ciò potrebbe portare a gravi conseguenze. Gli ultimi sviluppi arrivano dopo mesi di costanti aumenti di truppe lungo la frontiera Russia-Ucraina. I funzionari statunitensi e occidentali hanno lanciato l’allerta. E si moltiplicano le conversazioni tese tra i diplomatici americani e le loro controparti.
La minaccia della guerra
Le forze russe hanno le capacità in atto lungo il confine con l’Ucraina per effettuare un’invasione rapida e immediata. Compresa la costruzione di linee di rifornimento come unità mediche e carburante che potrebbero sostenere un conflitto prolungato. Se Mosca scegliesse di invadere. Gli accordi di pace di Minsk 2 sono stati negoziati nel 2015 dal “formato Normandia”. Cioè Germania-Francia-Russia-Ucraina. Ma ormai sembrano lettera morta. Kiev e Mosca litigano da anni su chi deve fare il primo passo nell’intesa. L’accordo prevede il ritiro delle truppe russe dal Donbass. In cambio di una maggiore autonomia alle regioni orientali. Col rischio però che poi siano loro a mettere il veto all’adesione del Paese alla Nato.
Alta tensione
Dunque sarà un vertice ad alta tensione quello di martedì tra Joe Biden e Vladimir Putin. L’obiettivo è disinnescare i timori di una invasione russa in Ucraina. Uno scenario che trasformerebbe nuovamente l’Europa in un campo di battaglia. I due leader avranno un video-collegamento dalle 16 italiane. Il presidente Usa dalla Casa Bianca. Lo “zar” dalla sua residenza di Sochi. Sarà un confronto lungo, secondo le previsioni. In vista di un altro summit di persona a inizio anno. Dopo quello di giugno a Ginevra. “Entrambi hanno usato un poco di pre-tattica da vigilia– osserva da Washington Claudio Salvalaggio– Il commander in chief si è consultato con gli alleati europei-chiave per coordinare il suo messaggio. Ha avvisato che non accetterà alcuna linea rossa. E ha avvertito che sta preparando con i partner un pacchetto di misure senza precedenti. In caso di blitz militare“.
Circuito Swift
“I media americani hanno anticipato un ampio ventaglio di sanzioni. Spaziano da quelle contro l’inner circle di Putin. A quelle contro il sistema bancario ed energetico russo. Fino a colpire il debito sovrano. E a escludere Mosca dal circuito Swift per i trasferimenti finanziari su scala globale– sottolinea il corrisponde dell’Ansa dagli Stati Uniti-. Una fonte della Casa Bianca ha rivelato, inoltre, che gli Usa sono pronti a rafforzare la loro presenza militare in Europa dell’est. E ‘risponderanno favorevolmente’ ad eventuali richieste dei loro alleati in quella regione. In caso di invasione dell’Ucraina“.
Cooperazione
Putin pretende delle garanzie legali contro l’espansione della Nato ad est. Alla vigilia del summit è volato dal premier Narendra Mori. Per rilanciare la cooperazione anche militare con l’India. E per evitare che diventi il baluardo della politica americana in Asia contro la Cina. Intanto il Cremlino ha denunciato le “numerose “fake news” sui suoi presunti piani di aggressione contro l’Ucraina. Puntando l’indice contro la “retorica aggressiva” occidentale anti-russa. E ha invitato a non aspettarsi svolte nelle relazioni bilaterali tra Usa e Russia. “Le stalle di Augia difficilmente possono essere pulite in diverse ore di negoziati”, afferma il portavoce Dmitri Peskov. Evocando la quinta fatica di Ercole. Ossia ripulire in un solo giorno le sozze stalle del re della città di Elide.
Temi in agenda
Tanti i temi in agenda. Dalla stabilità strategica all’Iran. Dalla Libia all’Afghanistan. Ma in cima a tutto resta la crisi ucraina. Appunto con un piano russo, secondo l’intelligence Usa, per invadere il Paese con 175 mila soldati a inizio anno. Vari analisti ritengono però che si tratti solo di una mossa di Putin. Per chiedere garanzie contro l’allargamento della Nato a est. E in caso di rifiuto? Prolungare o aggravare il conflitto congelato del Donbass appare per Putin l’unica garanzia per evitare che Kiev entri nell’Alleanza.
Guerra ad alto prezzo
“Come è successo con i conflitti congelati. In Transnistria. In Moldova. E nelle regioni separatiste georgiane di Abkazia e Ossezia del sud- evidenzia Salvalaggio-. Per la Nato è impossibile accettare un nuovo membro intrappolato in un conflitto militare. Non solo. Una invasione avrebbe un alto prezzo per Putin. In Ucraina. Dove ampi segmenti della popolazione hanno maturato disprezzo per Mosca e i suoi leader. Anche se lo ‘zar’ ritiene che russi e ucraini siano un ‘unico popolo‘. Ma anche in patria. Dove l’opinione pubblica non manifesta lo stesso entusiasmo dimostrato per l’occupazione della Crimea”.