Un’educazione stradale, capillare e profonda, abbinata all’imminente riforma del Codice della strada, condurrebbe l’Italia a perdere il primato di secondo Paese europeo per numero di multe e a evitare gravi incidenti. Fondamentale, infatti, è un’educazione stradale che sia impartita sin da piccoli, a scuola, attraverso delle iniziative e dei progetti finalizzati.
Le regole della circolazione (per i giovani pedoni, ciclisti e motociclisti) rappresentano dei valori che, oltre al significato specifico e codificato dei vari cartelli, trasmettono dei principi di convivenza, di rispetto e di buonsenso. Instillati in tenera età, si spera che tali insegnamenti possano rimanere come sfondo, formando le persone, per poi proseguire con il conseguimento delle patenti previste. I bambini e i ragazzi che oggi imparano le norme della mobilità, rappresentano gli automobilisti del futuro.
Il coinvolgimento degli studenti, di ogni ordine e grado, è utile per formare una coscienza della mobilità e dell’ambiente, basata sul corretto utilizzo degli spazi comuni. Lo conferma l’articolo 1 del Codice “La sicurezza e la tutela della salute delle persone nonché la tutela dell’ambiente, nella circolazione stradale, rientrano tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato. […] Perseguendo gli obiettivi: di ridurre i costi economici, sociali ed ambientali derivanti dal traffico veicolare; di migliorare il livello di qualità della vita dei cittadini”.
Sono recenti le polemiche per le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, in merito all’introduzione di targa, assicurazione, casco e frecce per i monopattini elettrici e le biciclette. La questione riguarda le novità che saranno introdotte, a breve, nel nuovo Codice della strada. La precisazione, successiva, da parte dello stesso ministro, prevede tali consistenti novità solo per quanto riguarda i monopattini elettrici, non le biciclette. La riforma del Codice prevede anche dei crediti formativi, legati alla frequenza di corsi sulla sicurezza stradale, per la scuola superiore e il primo anno di università.
Il sito alvolante.it, dell’omonima rivista specializzata nel settore automobilistico (alVolante), il 12 aprile scorso ha pubblicato, al link https://www.alvolante.it/da_sapere/legge-e-burocrazia/multe-auto-2023-guida-completa-alle-sanzioni-amministrative-383175, una dettagliata e aggiornata guida sulle multe; sono evidenziati i vari tipi di sanzioni, le modalità di pagamento e le procedure per presentare ricorso.
Le statistiche riguardanti le multe stradali in Italia sono numerose. Una delle più aggiornate, risalente al 3 giugno scorso, è quella pubblicata dal Codacons, al link https://codacons.it/multe-stradali-codacons-milano-la-citta-che-incassa-di-piu-oltre-151-milioni-di-euro-nel-2022-al-secondo-posto-roma/. Si leggono dati in generale nonché specifiche considerazioni sul corretto utilizzo degli autovelox “Con oltre 151,5 milioni di euro di incassi incamerati nel 2022, Milano è la città italiana che guadagna di più grazie alle sanzioni per violazioni del Codice della strada […] Al secondo posto si piazza Roma, con 133 milioni di euro, e molto più distaccate troviamo Firenze (46 milioni di euro), Bologna (43 milioni) e Torino (40 milioni circa). Tra i capoluoghi che registrano invece i proventi più bassi troviamo Catanzaro, con poco più di 812mila euro incassati nel 2022, e Aosta (917mila euro). […] Considerate le principali 20 città italiane, i proventi delle multe stradali hanno raggiunto nel 2022 la ragguardevole cifra di 547 milioni di euro, con una crescita del 37,4% rispetto al 2021, quando le stesse città prese in esame dal Codacons incassarono in totale 398 milioni di euro. […] È Firenze la regina italiana degli autovelox, con un incasso pari a 23,2 milioni di euro nel 2022 […] Seguono Milano con 12,9 milioni di multe tramite autovelox, e Genova con 10,7 milioni. A Napoli le multe inflitte dagli autovelox hanno garantito proventi per appena 18.700 euro. […] ‘Le multe stradali si confermano un tesoretto per i comuni italiani, garantendo alle casse degli enti locali generosi introiti – afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi – […] I dati dimostrano come permangano gravi criticità circa l’uso degli autovelox, spesso piazzati sulle strade in modo del tutto scorretto al solo scopo di far cassa e utilizzare gli automobilisti italiani come veri e propri bancomat’”.
Un aspetto poco conosciuto ma molto interessante è quello di sapere dove finiscono i soldi che lo Stato e gli enti locali percepiscono dalle sanzioni. L’articolo 208 del Codice della strada indica dettagliatamente le destinazioni. Fra queste, una fetta notevole degli introiti spetta al delicato tema dell’educazione stradale. I dati, tuttavia, non sembrano essere in linea. Sicurauto.it, al link https://www.sicurauto.it/news/codice-della-strada/multe-stradali-unindagine-svela-come-si-spendono-gli-incassi-in-italia/, infatti, rivela alcuni aspetti controversi “L’indagine di Asaps e Ass. Lorenzo Guarnieri ha analizzato i progetti relativi all’impiego dei ricavi delle sanzioni al Codice della strada nelle 14 principali città italiane con popolazione superiore ai 200.000 abitanti per gli anni 2021 e 2022. Si tratta di 530 progetti che per l’anno 2022 ammontano a 310 milioni di euro destinati, di cui 226 milioni già realizzati secondo le dichiarazioni dei Comuni. Ecco, nel dettaglio, come vengono spesi i proventi delle multe in Italia: l’educazione alla sicurezza stradale è la cenerentola delle spese. Nel 2022 sono stati infatti destinati solo 82.501 euro pari allo 0,027% delle somme complessivamente destinate. Non meglio va alla formazione della Polizia Municipale (solo 18.494 euro), pari allo 0,006% del destinato. Nessuna attività di comunicazione legata all’educazione stradale. Si dice che la sicurezza stradale sia un problema culturale, ma non viene fatta educazione, formazione o comunicazione”.
L’osservanza delle norme dovrebbe essere frutto di un’adesione e interiorizzazione delle stesse, per il rispetto e la sicurezza di tutti, un impegno civico. Non tutte le norme, tuttavia, sono ben accette e, molto spesso, l’osservanza è solo frutto del timore di incorrere in spiacevoli e pesanti punizioni.
Sant’Agostino affermò “Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?” e “La punizione è giustizia per l’ingiusto”.
Oltre al classico “divieto di sosta”, le infrazioni più ricorrenti riguardano anche il non aver effettuato la revisione del mezzo, l’oltrepassare i limiti di velocità e, aspetto decisamente inquietante, la guida senza patente. Rischiano parecchio anche i possessori dei 2 milioni di automobili (il 5% sulle quasi 40 milioni presenti sul territorio nazionale) senza copertura assicurativa: sequestro del mezzo e sanzione fino a 3.464 euro.
Tra i reati più comuni, praticamente inestirpabili, figurano anche la guida senza occhiali (pur avendo l’obbligo), con l’uso di telefoni cellulari, in stato di ebbrezza. Nel primo caso, è prevista una multa variabile fra 83 e 332 euro; nel secondo caso da 165 a 660 euro (articolo 173 del Codice della strada, poco incisivo vista la gravità dei reati), la sospensione della patente è prevista solo nel caso di recidiva in un biennio. Il terzo caso è più adeguato alla pericolosità dell’infrazione; l’articolo 186, infatti, è molto articolato, distinto sul grado di consumo dell’alcol, con ripetute fattispecie di ricorso alla sospensione della patente, sequestro del mezzo e arresto del conducente.
La situazione dovrebbe cambiare nelle prossime settimane. Per il nuovo Codice, infatti, si utilizzano locuzioni severe come “ergastolo della patente”, ossia il ritiro a vita del documento, in caso di guida sotto effetto di stupefacenti. Altra novità è l’“alcolock”, che impedisce l’uso della vettura quando si è in stato di ebbrezza (per soggetti recidivi). Il ministro Salvini ha rassicurato sull’impiego degli autovelox, destinati a contribuire alla sicurezza statale e non a rimpinguare le casse pubbliche.
Ciclicamente tornano le richieste di riforma sulle modalità di calcolo e di applicazione delle multe, con riferimento al reddito del trasgressore, adeguandosi, pure in questo, a molte Nazioni europee, tra cui la Germania e la Francia.
L’intento è quello di rendere, con deterrenza “progressiva”, più equi il rischio e l’esposizione. A esempio, una multa di 100 euro ha un peso notevole per chi guadagna 1000 euro al mese, al contrario di chi ne guadagna 10.000 e che può tentare maggiormente l’azzardo, la velocità, la trasgressione, pur sapendo che, a livello economico (non di punti della patente) e di sequestro del mezzo, non comprometterebbe la sua situazione.
Chi non è d’accordo paventa un’ipotesi di discriminazione, perpetrata sulla base di una violazione di una norma, per una “legge che è uguale per tutti”. Come al solito, al più debole spetta sempre una condizione parimenti più pericolosa, in cui l’aver superato il limite di velocità, di pochissimi km orari, può compromettere la gestione finanziaria del mese. Il principio, egualitario, di rapportare l’importo delle sanzioni al reddito si scontra, tuttavia, con il contesto italiano, in cui l’enorme diffusione del lavoro nero e dell’evasione fiscale non permetterebbero il successo di una simile riforma.
Anzi, i più “sprovveduti”, in tale adeguamento rischierebbero di essere sostituiti dai falsi beneficiari: un “effetto sostituzione” che colpisce i “vulnerabili sociali”: veri poveri, invalidi e disoccupati.