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Giornata contro la Tratta, ministro Roccella: “Gli strumenti contro questo crimine odioso”

L'intervista di Interris.it al Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella, nella Giornata Mondiale contro la Tratta di Persone

Ogni Stato del mondo è colpito dal traffico di esseri umani, sia come Paese d’origine, di transito o di destinazione delle vittime. Le donne e le ragazze continuano ad essere le principali vittime dei trafficanti a livello globale. La stragrande maggioranza delle vittime del traffico a scopo di sfruttamento sessuale e il 35% di quelle trafficate per il lavoro forzato sono infatti donne, anche minorenni. I conflitti aggravano ulteriormente la vulnerabilità, con i civili vittime dei gruppi armati e i trafficanti che approfittano degli sfollati. Ma sono tante le forme, anche nascoste o “invisibili”, della tratta di esseri umani.

Per avviare una riflessione su questo crimine globale, che non accenna a diminuire, nel 2013 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito (con la risoluzione A/RES/68/192) di proclamare il 30 luglio Giornata Mondiale contro la Tratta di Persone.

Le cifre del fenomeno sono impressionanti e fortemente sottostimate. Circa 21 milioni sono le vittime di lavoro forzato e sfruttamento, secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Quasi un terzo delle vittime sono minori; il 71% sono donne e bambine, evidenzia l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC).

Gli strumenti per combattere il fenomeno e al contempo aiutare le vittime nel reinserimento sociale e lavorativo devono arrivare dalle istituzioni in sinergia con le associazioni e i singoli cittadini. In merito, Interris.it ha intervistato in esclusiva per la Giornata Mondiale contro la Tratta di Persone Eugenia Maria Roccella, Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità nel governo Meloni.

Il ministro Eugenia Maria Roccella

L’intervista al ministro Eugenia Maria Roccella

Ministro, perché l’ONU ha ritenuto rilevante dedicare una giornata mondiale alla tratta di persone?

“Le giornate mondiali non sono certo la soluzione dei problemi ma, soprattutto di fronte a questioni di questa portata delle quali non si parla mai abbastanza, possono essere utili ad accendere i riflettori e a promuovere una più diffusa consapevolezza. Sensibilizzazione significa infatti anche conoscenza e approfondimento. E di questo c’è particolare bisogno in un’epoca nella quale l’intensificarsi delle migrazioni e le evoluzioni tecnologiche fanno sì che i fenomeni mutino con rapidità crescente. Bene dunque che della tratta degli esseri umani si parli, in tutte le sue implicazioni”.

Quanti e quali tipi di tratta esistono?

“Sono tanti nel mondo i tipi di sfruttamento ai quali le persone vittime di tratta possono essere sottoposte, a cominciare dagli ambiti sessuale e lavorativo e dalle tante sotto-categorie in cui questi possono articolarsi. Senza contare i gravi fenomeni di sfruttamento che si registrano nell’accattonaggio, per conto famiglia o per conto terzi, nelle economie criminali in particolare legate alla droga, alle rapine e scippi e alle truffe informatiche, nei servizi alla persona, e in contesti che sono veri e propri schiaffi alla civiltà come i matrimoni forzati, il traffico di organi o le adozioni internazionali illegali. Ovviamente la composizione e la consistenza dei diversi ambiti di sfruttamento sono diversificate e dipendono da tante variabili come l’area geografica interessata, la presenza di conflitti o di situazioni di crisi, ma lo spettro è ampio e chiama in causa grandi sofferenze e lesioni dei diritti umani”.

Quali sono le vittime principali della tratta?

“Delle stime si possono fare ma è difficile individuare con precisione quali e quante siano le vittime di tratta a livello globale. Non è semplice infatti l’identificazione formale, e soprattutto molti Stati non sono in grado di fornire dati statistici affidabili. Possiamo però rifarci all’ultimo rapporto globale dell’Onu, che su una base di 166 Paesi, prendendo come riferimento il 2020, evidenzia come delle vittime registrate il 42% sia rappresentato da donne, il 23% da uomini, il 18% da minorenni di genere femminile e dal 17% da minorenni di genere maschile. Le più recenti stime realizzate dalla Walk Free Foundation, nel rapporto The Global Slavery Index 2023, parlano di circa 49,8 milioni di persone vittime di schiavitù moderna. Fra gli indicatori da segnalare, ci sono anche le persone transessuali, vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, e le persone fortemente vulnerabili quali disabili e appartenenti a minoranze etniche”.

Qual è la situazione per quel che riguarda l’Italia?

“In Italia, negli ultimi anni il Sistema Antitratta ha registrato un progressivo incremento delle vittime di grave sfruttamento lavorativo. I dati più recenti raccolti dal database nazionale di cui è titolare il Dipartimento per le pari opportunità ci informano come, nel 2022, il 58,9% delle 852 persone che hanno deciso di accedere al Programma di protezione per le vittime di tratta sia di genere femminile, il 35,2% di genere maschile, mentre il 5,9% è costituito da persone transessuali. Tra le principali nazionalità troviamo quella nigeriana, con il 46,7%, quella pakistana, con l’8,5% e quella marocchina, con il 6,8%. Nel corso degli ultimi anni, inoltre, è diminuita la quota di minorenni presi in carico che rappresentano, sempre prendendo a riferimento il 2022, l’1,6%”.

In questo momento quali sono i temi sul tavolo del suo Ministero?

“Lo scorso 13 luglio ho riunito il Comitato Tecnico Anti tratta, l’organismo che ha il compito di accompagnare e monitorare l’attuazione del Piano Nazionale Anti-tratta, per il quale ricordo che la scorsa legge di bilancio ha disposto un incremento di risorse a regime pari a 7 milioni di euro l’anno a partire dal 2024. Del Comitato fanno parte le numerose amministrazioni coinvolte, i rappresentanti degli enti territoriali, le organizzazioni del privato sociale impegnate nella protezione delle vittime e quelle sindacali. Nel corso dei lavori, finalizzati a far emergere le principali criticità sulle quali orientare l’azione del Ministero nell’immediato e a dar conto delle iniziative intraprese, sono state individuate alcune aree sulle quali bisogna intervenire con urgenza, cosa che faremo con la massima determinazione. Mi riferisco, ad esempio, alla presa in carico dei minori, accompagnati e non, che richiede un ulteriore sforzo di cooperazione tra le istituzioni, così come alla necessità di individuare nuove modalità per intercettare le vittime, molte delle quali, a causa dello sfruttamento on line, sono diventate purtroppo invisibili. Senza trascurare il tema della cooperazione con i Paesi di provenienza delle vittime e quello dell’informazione statistica, che richiede ulteriori passi per dotare l’Italia di dati attendibili e sufficientemente disaggregati su questo crimine odioso”.

Qual è l’obiettivo finale e quali sono gli strumenti per contrastare il fenomeno della tratta?

“L’obiettivo finale è quello di intervenire prima possibile, aiutando la vittima a prendere coscienza della propria situazione e ad affidarsi alle istituzioni. In quest’ottica è importante il lavoro che si sta facendo al Ministero per l’aggiornamento del Meccanismo Nazionale di Referral per le Persone Trafficate in Italia, un documento finalizzato a fornire a tutti i soggetti, istituzionali e non, che possono entrare in contatto con le vittime di tratta, una guida sul funzionamento, sui principi, e sui soggetti coinvolti, nel percorso particolarmente complesso che prende le mosse dall’identificazione formale della vittima e prosegue con la sua presa in carico e il supporto all’integrazione socio-lavorativa. Il meccanismo nazionale di referral è un importante strumento a disposizione del sistema nazionale anti-tratta, sistema che costituisce una best practice a livello europeo e che cercheremo di rendere ancora più efficace, ad esempio potenziando ulteriormente i protocolli di collaborazione tra le istituzioni e tra queste e le altre organizzazioni interessate”.

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