“In Italia 5,6 milioni di persone vivono in povertà assoluta. Parliamo del 9,4% della popolazione. I dati ISTAT fanno riferimento al 2021. Il rischio di povertà o esclusione sociale è rimasto stabile tra il 2020 e il 2021, ma comunque elevato nel confronto europeo, collocando l’Italia agli ultimi posti nella graduatoria dei Paesi dell’Unione. Ma la povertà non può essere e non è un fatto di numeri. È al contrario un fatto di visi, storie, persone che non possono essere abbandonate ed emarginate dal sistema Paese. Ogni povertà è quasi sempre multidimensionale e complessa, ed ogni povertà è collegata ad un’altra: educativa, sanitaria, abitativa, relazionale”. Nella VI Giornata Mondiale dei Poveri che si celebra oggi, 13 novembre, Interris.it ha intervistato il professor Roberto Rossini, Docente di Sociologia al Canossa Campus di Brescia e, dal 2016, portavoce di Alleanza contro la Povertà in Italia.
L’intervista a Roberto Rossini portavoce di Alleanza contro la Povertà
Domenica prossima si celebra la VI Giornata Mondiale dei Poveri sul tema “Gesù Cristo si è fatto povero per voi“. Cosa significa questo tema?
“Il tema della povertà riguarda tutti, non solo i poveri. L’impegno a costruire una società più giusta è un impegno che riguarda tutti. La povertà quindi è il segno di un malessere sul quale siamo chiamati tutti ad agire. Non stiamo cercando una società perfetta – cosa impossibile – ma una società più giusta. Quindi l’impegno a costruire una società più giusta, come il Papa ricorda nell’enciclica Laudato si’ o nella Fratelli Tutti, è un impegno che un cattolico non può trascurare. Nella Fratelli Tutti c’è inoltre il richiamo del Pontefice affinché i cattolici si impegnino in politica anche se non esiste un partito di cattolici. Anzi, forse a maggior ragione”.
Lei è portavoce di Alleanza contro la Povertà in Italia dal 2016. Come è iniziata la sua collaborazione con questa organizzazione non profit?
“E’ iniziata molti anni fa attraverso le Acli che avevano fondato insieme alla Caritas questa rete che poi si è allargata ai sindacati, all’Azione Cattolica e ad altri soggetti. E’ stato quindi il mio un passaggio naturale dalle Acli. Ora sta per terminare il mio secondo mandato. Nel 2017 siamo stati protagonisti dell’entrata in vigore del reddito di inclusione (REI). Alleanza Contro la Povertà è una delle poche reti che non si raggruppa su un credo politico, ma su un tema specifico trasversale: la lotta alla povertà. E, nel 2017, tutti convergemmo sull’importanza di istituire il reddito di inclusione”.
Cosa è il REI?
“Una misura di contrasto alla povertà dal carattere universale condizionata alla valutazione della condizione economica. Il REI si componeva di due parti: un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta REI), e un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà”.
Qual è la mission di Alleanza contro la Povertà in Italia e quali sono i soggetti sociali che ne fanno parte?
“Siamo 36 organizzazioni e ci impegniamo a combattere la povertà. Oltre alle Acli, aderiscono all’Alleanza contro la Povertà in Italia: Action Aid, Anci, Azione Cattolica Italiana, Cgil, Cisl, Uil, Cnca, Comunità di Sant’Egidio, Confcooperative, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, San Vincenzo de Paoli, Forum Nazionale del Terzo Settore, Save the Children, Umanità Nuova – Movimento dei Focolari, Adiconsum, Arci, Fondazione Banco Farmaceutico, CSVnet – Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, CNOAS, Croce Rossa Italiana, Focsiv, Don Orione, U.N.I.T.A.L.S.I. e la Comunità Papa Giovanni XXIII”.
Quanti sono i poveri in Italia?
“Secondo gli ultimi dati ISTAT, su 60 milioni di abitanti, i poveri in Italia sono 5 milioni 600mila persone; di questi, 1 milione e 400mila sono minori. In pratica, sono in povertà 1 milione 900mila famiglie. Il numero di poveri, cosa molto preoccupante, è in costante e rapido aumento: nel 2000 erano meno di 2 milioni di persone. Oggi siamo quasi al triplo. E si tratta di poveri assoluti, vale a dire persone non necessariamente senza una casa ma che guadagnano troppo poco (o nulla) per poter avere una vita dignitosa”.
Quali sono le 8 proposte di Alleanza contro la Povertà in Italia?
“Ci siamo concentrati per le nostre proposte sul Reddito di Cittadinanza (RdC), perché è attualmente lo strumento in vigore per contrastare la povertà. Le prime proposte riguardano l’accesso. Una recente analisi della Caritas ha dimostrato che solo la metà dei poveri ricevono il RdC. Questo significa che ci sono eccessive difficoltà ad accedere al sostegno. Nello specifico: procedure burocratiche troppo complicate e requisiti troppo stringenti. Per esempio, uno straniero in regola per accedere al RdC deve dimostrare di vivere in Italia da almeno 10 anni; oppure, una persona che ha una seconda casa è escluso automaticamente anche se l’immobile non riesce a venderlo (e perciò rappresenta una spesa e non un guadagno)”.
Quali sono le altre vostre proposte?
“Le altre proposte riguardano l’importo economico del RdC: va bene solo per i singoli, ma non per le famiglie numerose con 3 o più figli. Le scale di equivalenza sono pensate male. E poi le politiche attive del lavoro sono ancora piuttosto deboli. Noi chiediamo che si possa cumulare almeno in parte il RdC con il reddito di lavoro, quando quest’ultimo è particolarmente basso e/o solo stagionale. Al fine di far arrivare il lavoratore ad avere un reddito mensile dignitoso. Infine, è necessario aumentare il sussidio: è cresciuta l’inflazione e il costo della vita ma non è cambiato l’importo del RdC”.
Crede che il nuovo Governo dovrebbe riformare il Reddito di Cittadinanza e perché?
“Sì, andrebbe modificato per venire incontro alle esigenze reali delle persone. Ed essere più accessibile ad una platea più ampia di quanto non lo sia ora. Il RdC viene erogato a 1,4 milioni di persone; uno per nucleo familiare. A questi 5 milioni e 600 mila poveri bisogna dare dunque una risposta in più. Che non sia solo il lavoro. Chi può lavorare, infatti, dovrebbe essere aiutato a trovare un lavoro con uno stipendio dignitoso e che non sia precario. Ma molti poveri non sono in grado di lavorare. Basta andare in un dormitorio pubblico per rendersi conto che la povertà si accompagna spesso a molte altre problematiche: disabilità fisiche o psichiche, dipendenze, semi analfabetismo, etc. Insomma, la povertà quasi mai si accompagna da sola”.
Come associazione, come valutate l’attenzione che Papa Francesco ha verso i poveri?
“Papa Francesco sta dando un aiuto fondamentale alla lotta contro la povertà. Molta parte della sua predicazione riguarda proprio questo: lui parla spesso di società dello scarto, di sistema economico ingiusto, che uccide. L’attenzione che il Papa dà ai poveri è fondamentale al fine di ricostruire una società più adeguata dal punto di vista economico che sappia rispondere alle necessità di tutti. Per noi, è un invito ad impegnarci sempre più nel debellare questa piaga sociale, spesso derubricata. Infatti, non ci sono lobby che rappresentino e facciano sentire la voce dei poveri: i fragili non fanno politica. Ci siamo solo noi, cittadini e associazioni che possiamo fare la differenza”.
Cosa chiede alle Istituzioni?
“Sul tema della povertà l’Italia esca dalla logica degli slogan per costruire una società dove il numero dei poveri sia il più basso possibile. ‘I poveri li avrete sempre con voi’ (Mc, 14, 7) predicava Gesù. Eliminare del tutto questa piaga è impossibile, ma limitarla al massimo è il dovere di tutti, dalle Istituzioni ai cittadini. Una società più equa è possibile!”.