“E’ tempo invece che ai poveri sia restituita la parola, perché per troppo tempo le loro richieste sono rimaste inascoltate. E’ tempo che si aprano gli occhi per vedere lo stato di disuguaglianza in cui tante famiglie vivono. E’ tempo di rimboccarsi le maniche per restituire dignità creando posti di lavoro”. Con queste parole il Santo Padre si è rivolto alla platea che venerdì 12 novembre lo ascoltava nella Porziuncola della Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, dove si era recato per un incontro con un gruppo di 500 poveri provenienti da diverse parti d’Europa, in occasione della quinta edizione della Giornata mondiale dei poveri, che quest’anno si celebra il 14 novembre.
Povertà in Italia: i dati del Rapporto Caritas “Oltre l’ostacolo”
E sono sempre di più i bisognosi a cui bisogna ridare parola, visibilità e risposte. Sono sempre di più le diseguaglianze da sanare. Uno dei colpi inferti dalla pandemia, con la crisi sanitaria, economica e sociale che ne sono scaturite, è stato quello di aggravare le condizioni dei più bisognosi e di aver generato nuovi poveri, a livello mondiale. Secondo il Rapporto delle Nazioni unite sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2021, a causa della pandemia in un anno le persone in povertà estrema sono passate da 119 milioni a 124 milioni, un aumento (dall’8,4% al 9,5%) che non si registrava dal 1998. Nel nostro Paese, secondo il Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale in Italia “Oltre l’ostacolo” le persone in povertà assoluta sono salite a 5,6 milioni, uno in più rispetto al periodo pre-pandemico, con un’incidenza delle famiglie in questa condizione che nel nostro Meridione raggiunge il 9,4%. Osservando il fenomeno più da vicino, emerge come per le famiglie composte da persone di nazionalità italiana la povertà assoluta – seppur in crescita dal 4,9% del 2019 – è al 6%, sale al 22,2% per le famiglie formate da persone di nazionalità e straniera e fino al 26,7% per quei nuclei composti da sole persone di nazionalità straniera – e in Italia gli individui di nazionalità straniera in povertà assoluta sono un milione e mezzo. Si aggrava inoltre il dato della povertà minorile, una drammatica situazione che segna il presente e rischia di compromettere il futuro di tanti minori. In valori assoluti, 1,3 milioni di minori non ha l’indispensabile per condurre una vita dignitosa, con una diseguaglianza nella diseguaglianza: l’incidenza della povertà cresce con il diminuire dell’età.
Farsi prossimi
C’è però chi anche nel momento più buio del bisogno riesce a portare una luce che dà calore e speranza. Nel 2020, Caritas italiana ha infatti dato supporto a 1,9 milioni di persone con 6.780 servizi promossi o gestiti dal circuito diocesano e parrocchiano, grazie all’opera di 93mila volontari laici e di 800 giovani del Servizio civile. Con la sua capacità di “farsi prossima”, Caritas ha inoltre riscontrato quote nuovi poveri “inedite” anche nel Nord Italia e ha osservato che, purtroppo, crescono i poveri cronici, cioè quelle persone seguite da Caritas da almeno cinque anni, anche se a intermittenza. Sono passati infatti dal 25,6% del 2019 al 25,7% del 2020. Tra le persone che si sono rivolte al circuito Caritas, più della metà ha al massimo la licenza di scuola media inferiore, il 64,9% degli assistiti dichiara di avere figli e un terzo vive con figli minori. Le persone che si sono dichiarate prive di abitazione sono state il 5,8%, mentre il 2,7% ha detto di essere ospite in centri di accoglienza. Infine, le persone senza fissa dimora raggiunte da Caritas sono state 22.527. Venendo all’anno in corso, nei primi otto mesi del 2021 si è registrato un aumento del 7,6% delle persone assistite rispetto al 2020 e sale la quota di chi vive forme di povertà croniche, più di una persona su quattro (27,7%). Una persona su cinque di quelle accompagnate da Caritas nel 2020 è percettore del Reddito di cittadinanza, con un’incidenza tra gli assistiti italiani del 30,1% e del 9,1% tra quelli di nazionalità straniera. A questo proposito, Caritas italiana ha redatto un documento per il riordino di questa misura che raggiunge 3,7 milioni di persone. Nella Agenda Caritas per il riordino del RdC, si propone infatti di implementare la capacità di intercettare le famiglie in povertà assoluta, in quanto metà di queste non percepisce il Reddito, una revisione dei criteri di accesso – con l’ampliamento di alcuni, quali una scala di equivalenza non discriminatoria verso le famiglie più numerose – e si richiedono un miglioramento e rafforzamento dell’inserimento lavorativo e dell’inclusione sociale.
L’intervista
In occasione della quinta edizione della Giornata mondiale dei poveri, Interris.it ha intervistato don Marco Pagniello, responsabile dell’Ufficio politiche sociali e promozione umana di Caritas italiana.
Perché è importante celebrare una Giornata mondiale dei poveri?
“E’ un modo per rimetterli al centro della nostra attenzione e del nostro operato. Celebriamo, con la preghiera e l’intercessione, uomini e donne che anche a causa di scelte globali vivono in uno stato di povertà, ma sappiamo essere i prediletti dal Signore. Quest’anno il Papa ci invita in modo a particolare a scoprirci tutti poveri, perché siamo tutti bisognosi della misericordia di Dio e dei nostri fratelli”.
A quali rischi e pericoli sono esposte queste persone?
“Il rischio più grande è l’esclusione, quasi l’emarginazione, ma c’è anche l’aumento delle diseguaglianze tra Nord e Sud, tra uomini e donne, tra giovani e anziani. Questo è dovuto alla crisi sociale che era già in atto prima della pandemia e che ha conosciuto un’accelerazione. Questo può significare, nel caso dei giovani, una maggior difficoltà a entrare nel mondo del lavoro o crisi di senso, se pensiamo ai Neet (quei giovani non senza un’occupazione o che non sono inseriti in un percorso educativo o di formazione, ndr). Per gli anziani si pone invece il problema della cura e di come farli essere parte attiva del nostro mondo”.
Chi sono i nuovi poveri generati dalla crisi economica e sociale dovuta alla pandemia?
“Secondo l’Istituto nazionale di statistica (Istat), sono aumentate le famiglie in povertà assoluta, quelle che non riescono a garantirsi il necessario, e soffrire maggiormente sono le persone più giovani, i nuclei con figli minori. Inoltre, si trova in una condizione di povertà anche chi ha un lavoro ma non riesce ad arrivare alla fine del mese, basti pensare ai lavoratori autonomi o gli stagionali, messi in difficoltà dai momenti più duri dell’emergenza nel 2020. L’Istat ci dice anche che la fatica del post-Covid la vive anche il Nord Italia, che da sempre è il traino dell’economia del Paese”.
Come avete fatto a raggiungere i bisognosi in tempo di Covid?
“Con tanta creatività guidata dalla Spirito, che ci ha permesso di farci prossimi in tante situazioni. Abbiamo registrato che solo alcuni servizi sono rimasti temporaneamente chiusi e va riconosciuta alla rete Caritas, formata da 218 realtà diocesane, di essersi saputa adattare al momento e di aver ideato nuove forme di prossimità. Molti volontari contattavano quotidianamente al telefono le persone in difficoltà, si sono organizzate unità di strada, si sono pensati i pasti d’asporto, ci si è recati nelle abitazioni di chi non poteva uscire di casa, soprattutto persone anziane sole, portando cibo e farmaci, si è anche cercato di facilitare la vaccinazione delle persone più in difficoltà e anche recandosi nelle case, soprattutto di anziani soli, per portare cibo o farmaci a persone che non potevano uscire di casa”.
Com’è visto il povero nella la società di oggi?
“Il lavoro fatto a livello culturale ha portato alla luce tanto sommerso, si parla sempre più della povertà e dell’inclusione sociale, ma in certe parti del Paese purtroppo c’è ancora uno stigma legato alla povertà, mentre in altri luoghi assistiamo a guerra tra poveri. In un momento di crisi la reazione può essere che ognuno pensi per sé, anche se la pandemia ha dimostrato grandi esperienze di solidarietà nel nostro Paese. Le parole di Papa Francesco ci ricordano chi siamo e quale dovrebbe essere il nostro modo di vivere, come dice il Santo Padre questo è il tempo della pastorale della cura”.
Prendendo spunto dal titolo del vostro rapporto, come andare “oltre l’ostacolo”?
“Gli strumenti ci sono, vanno conosciuti e fatti conoscere. Una delle risposte alla crisi che viene da Caritas è l’accompagnamento della persone nella loro richiesta di diritti ad esigere i loro diritti. Dobbiamo riscoprirci fraternità in cammino, stringere alleanze perché nessuno si salva da solo. Ciascun deve fare la propria parte nel proporre nuovi servizi per ridurre il pericolo di esclusione dei poveri e nel dare voce a chi non ha voce. Noi abbiamo il grande privilegio di ascoltare i poveri e sappiamo che sono portatori di bisogni ma anche di risorse, dobbiamo portare all’attenzione dei tanti questo patrimonio di ascolto”.