Il 26 giugno si celebra la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1987 (risoluzione 42/112 del 7 Dicembre 1987) per ricordare l’obiettivo comune a tutti gli Stati membri di creare una comunità internazionale libera dalla droga. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ritiene, difatti, che il problema della droga costituisca una seria minaccia per la salute pubblica, la sicurezza e il benessere dell’umanità, in particolare dei giovani.
Il report annuale antidroga
La Direzione centrale per i servizi antidroga ha presentato la relazione annuale 2022 delle attività e dei risultati ottenuti nella lotta contro il narcotraffico. E’ stata registra un’impennata dei sequestri di droga rispetto all’anno precedente: dalle 59 tonnellate rinvenute nel 2020, si è saliti alle 91 tonnellate del 2021, che, per effetto di una sensibile crescita dei sequestri di cocaina e dei derivati della cannabis, rappresenta il quarto più alto risultato dal 2000 ad oggi. La forte crescita dei sequestri di droga riguarda anche la cannabis, sia in termini di hashish (+113%) sia di marijuana (+135%), che resta lo stupefacente più sequestrato in Italia: 67,7 tonnellate totali, oltre due terzi di tutta la droga sequestrata dalle Forze di polizia.
Le parole del presidente Mattarella
“Domani ricorre la Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga. Contiene due messaggi questa giornata: il contrasto al traffico, a quella ignobile orribile attività che cerca di trascinare i giovani nel perdere la pienezza della propria libertà e del proprio futuro pur di guadagnare profitti immani. È uno dei fenomeni più turpi della storia dell’umanità“. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita alla Fondazione Villa Maraini, agenzia nazionale di Croce Rossa Italiana e Training Center Mondiale della Federazione di Croce e Mezzaluna Rossa per le dipendenze patologiche. “L’altro messaggio è il contrasto all’abuso e al consumo, quindi l’attenzione alle persone – ha aggiunto -: rimuovere, contrastare, recuperare alla vita alla pienezza della vita e della propria libertà tante persone, e quando questo riesce, come sovente riesce, è un grande contributo alla civiltà e all’umanità“.
L’intervista
Il 26 giugno si celebra la giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga. Che importanza ha?
“E’ importante perché bisogna far sapere ai giovani che una vita piena e realizzata è possibile, non ci deve sballare. Non è riferito solo alle droghe, ma anche alle altre dipendenze. Una vita bella, sana, ricca di emozioni è alla portata di tutti e lo Stato deve garantire questo diritto, soprattutto ai giovani. Bisognerebbe raccontare il calvario delle tante persone, e delle loro famiglie, che sono cadute nel tunnel della dipendenza, ascoltare la voce di chi è riuscito a dire basta e dare una svolta positiva alla loro vita”.
Nei giorni scorsi operatori, volontari, simpatizzanti delle comunità terapeutiche hanno percorso a piedi il pellegrinaggio da Assisi a Loreto, lungo la via lauretana, per dire no alla droga. Qual è lo scopo di questa iniziativa?
“La vita è cammino, itinerario, sfida per un bene comune e per lo sviluppo delle proprie capacità, non rimanere con le pantofole ai piedi sul divano, imbambolati con la testa persa nel web. L’uso di sostanze stupefacenti è un rischio reale, che spegne la vita. Questo pellegrinaggio è un’occasione per testimoniare la bellezza della vita e del creato che ci circonda”.
Come spiegare ai giovani che la dipendenza dalle sostanze stupefacenti, anche da quelle così dette leggere, è nociva per la salute?
“La prima prevenzione deve avvenire nell’ambito familiare. Fin dalla più tenera età bisogna educare i bambini alla responsabilità all’uso delle cose, dei tempi, al rispetto delle persone, ad avere un linguaggio corretto. Bisogna dare loro tante conferme, ma si deve essere capaci di dire anche dei ‘no’: è necessario per educarli a distinguere il bene dal male. Poi, c’è la prevenzione nelle scuole: dare attenzione ad ognuno secondo le proprie capacità, ma anche al di fuori dell’ambito scolastico, come in ambienti sportivi. Infine, nella preadolescenza: bisogna fare molta attenzione a questa fascia di età. Abbiamo visto come durante il lockdown molti preadolescenti abbiamo iniziato o intensificato l’uso di sostanze stupefacenti”.
Nelle ultime ore, la Commissione giustizia della Camera ha dato il via libera alla depenalizzazione della coltivazione in casa della cannabis (se ne possono coltivare 4 piantine). Quali sono i rischi che potrebbero derivare da questa decisione?
“Si tratta di una decisione estremamente superficiale. Ci si potrebbe chiedere: ‘Cosa saranno mai quattro piantine?’. In questo modo si inculca nei giovani una mentalità sbagliata, come se fossero autorizzati a poter fare tutto ciò che vogliono, che non ci sia niente di male a sballarsi ogni tanto. E’ un messaggio contraddittorio che viene dato dalla società e dai nostri governanti. Sarebbe meglio, invece che prendere queste posizioni, investire in risorse sociali, culturali, sportive, musicali. Praticamente si dà il via libera a un privatizzazione delle scelte, all’individualismo e al narcisismo, a un chiudersi in sé stessi. E’ il contrario di ciò che è necessario per costruire il bene comune”.
Il Servo di Dio don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, diceva: “L’uomo non è il suo errore”. Cosa significa?
“E’ molta vera questa affermazione di don Oreste. Tra i migliori operatori delle nostre comunità terapeutiche o delle case famiglia ci sono persone che in gioventù sono cadute nel tunnel della dipendenza. Dopo aver fatto un percorso di recupero e riabilitazione, hanno rivelato tutte le loro realtà interiori più belle e autentiche. L’uomo non è il suo errore. Certe scelte, come abbiamo descritto prima, sostengono l’uomo che commette un errore, senza aiutarlo ad uscirne, tengono l’uomo o la donna fermi nel loro limite, mortificando l’esperienza più bella della vita”.
Il 24 ottobre 2021 è stata beatificata Sandra Sabattini, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII e operatrice in una comunità terapeutica, deceduta in seguito a un incidente stradale. Quale insegnamento può dare a tutti noi?
“Sandra ci ha insegnato che non bisogna giudicare nessuno, ma dobbiamo accompagnare e camminare con chi è in difficoltà o che sta vivendo una dipendenza. Sandra, nel periodo che aveva libero dallo studio, dedicava tutto il suo tempo a svolgere il ruolo di educatrice nelle comunità terapeutiche. E’ stata una compagna di liberazione, di un percorso che aveva come meta quello di dire un ‘sì’ pieno alla vita”.