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Giornata contro la droga. L’intervista a Fabio Bernasconi dell’Apg23

In occasione della giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga l'intervista di Interris.it a Fabio Bernasconi

Il fenomeno delle dipendenze è molto diffuso e per molti versi ci sfugge: i numeri che abbiamo a disposizione riguardano le persone che si rivolgono ai servizi, c’è un’area grigia con la quale non veniamo in contatto. Un fenomeno molto diffuso tra i giovani e giovanissimi”. E’ quanto ha dichiarato Fabio Bernasconi, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata dal servo di Dio don Oreste Benzi, e operatore nella comunità terapeutica San Giuseppe di Sabbiuno (Bologna). Fabio, che da anni condivide la sua vita con quanti arrivano alla struttura per uscire dal tunnel delle dipendenze, si è trasferito con la sua famiglia in una depandance della comunità terapeutica: una scelta fatta alla luce del carisma dell’associazione di cui fa parte: condividere la propria vita, 24 ore su 24, con gli ultimi.

Il pellegrinaggio contro le dipendenze

Gli ospiti, gli operatori e i simpatizzanti della comunità terapeutica di servizi per persone con problemi di dipendenza patologica S.Giuseppe di Castel Maggiore (BO), hanno camminato da Terni a Roma, 140 km lungo la Via di Francesco, impegnati in un pellegrinaggio contro le dipendenze. Il pellegrinaggio si inserisce fra le iniziative per le Giornate dell’Interdipendenzaorganizzate da Comunità Papa Giovanni XXIII, Azienda USL di Bologna, in collaborazione con istituzioni ed enti locali tra i quali il Comune di Bologna e l’Arcidiocesi di Bologna. Il 18 giugno, l’arrivo a Roma per assistere all’Angelus in piazza San Pietro. Il 26 giugno si terrà poi a Bologna l’evento conclusivo delle iniziative dell’edizione 2023.

Foto ©Apg23

La giornata contro l’abuso e il traffico illecito di droga

Il 26 giugno si celebra la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1987 (risoluzione 42/112 del 7 Dicembre 1987) per ricordare l’obiettivo comune a tutti gli Stati membri di creare una comunità internazionale libera dalla droga. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ritiene, difatti, che il problema della droga costituisca una seria minaccia per la salute pubblica, la sicurezza e il benessere dell’umanità, in particolare dei giovani.

Droga: i dati della relazione annuale 2023

Nei giorni scorsi, presso la Scuola di perfezionamento per le Forze di Polizia di Roma, è stata presentata la Relazione Annuale 2023 sulla lotta al narcotraffico relativo al 2022. Dall’analisi dei dati raccolti, come viene evidenziato nel sito della Polizia di Stato, è emerso che “nel 2022 c’è stato un record assoluto di sequestro di cocaina con 26 tonnellate e che le organizzazioni criminali, dopo le restrizioni mondiali dovute al Covid19, dai luoghi di produzione dove eccedeva lo stupefacente non commercializzato, pur mantenendo il traffico attraverso schemi operativi tradizionali, hanno saputo sfruttare la rete internet, i corrieri postali e commerciali e i sistemi di comunicazione criptata”. Inoltre, a livello nazionale, nel 2022 “il sequestro di droga ha raggiunto complessivamente le 75 tonnellate nonostante il cambio di strategia delle organizzazioni criminali, che per evitare di perdere grosse importazioni dai sequestri hanno ridotto i carichi di droga aumentando le spedizioni”.

L’intervista

Dipendenza dalle cosiddette “droghe leggere” o dalle “droghe pesanti”: si può fare una distinzione?

“Sicuramente si può fare un distinguo, ma non per dire che una dipendenza sia più o meno grave dell’altra? Ogni sostanza ha degli effetti diversi e dà, effettivamente, delle conseguenze. Parliamo di sostanze che entrano nel nostro organismo e lo inquinano, lo alterano. Per noi è più importante ragionare e introdurre nel dibattito quella che viene chiamata ‘cultura dello sballo’. Dobbiamo trovare dei modi e delle occasioni per comunicare il piacere dello stare insieme, del divertimeno sano, dello sport, della cultura, di tante altre possibilità che esistono”.

Come prevenire le dipendenze?

“E’ un argomento che interessa tutta la società. Il nostro tentativo è quello di parlare di questo problema, accendere un riflettore su questo argomento. Anche noi come Apg23 siamo molto attivi su questo fronte, la prevenzione è un aspetto che ci sta particolarmente a cuore. Negli ultimi anni la nostra associazione ha investito molto su questo tema, lavorando principalmente con le scuole, ma anche con tutti gli interlocutori che si muovono verso i giovani”.

Tu sei operatore nella comunità terapeutica San Giuseppe, come vivi questo tuo servizio?

“Sto vivendo un esperienza particolare da qualche anno, perché il mio impegno all’interno della comunità terapeutica è di condivisione: con mia moglie Claudia, da quattro anni a questa parte, abbiamo scelto di vivere all’interno di una depandance di fianco alla struttura. Abbiamo scelto di vivere a 360 gradi la condivisione con queste persone che hanno dipendenze patologiche. E’ una scelta vocazionale che comporta tanto impegno ma ci regala tanta soddisfazione e ci riempie la vita”.

Come si sta al fianco di queste persone? Come si accompagnano?

“Al di là della specializzazione e della formazione, elementi fondamentali, la cosa più importante è porsi davanti a loro con atteggiamento umile, indipendentemente dall’esperienza che possiamo aver maturato in questo ambito. Ma l’elemento forte, per la nostra associazione è la condivisione, quindi la voglia di stare con loro, di sceglierli ogni giorno”.

Quanto è importante nel percorso di recupero, riscoprire la fede, il rapporto con Dio?

“Ognuno è libero di scegliere autonomamente, ma proponiamo a tutti – indipendentemente dalla religione che professa – di poter avere dei momenti di riflessione, di pregiera. Vediamo che gli aspetti della spiritualità e della fede, se curati, effettivamente trovano un’adesione”.

Se avessi possibilità di chiedere qualcosa direttatemente alle istituzioni, cosa chiederesti?

“Più investimenti in questo settore, sia per la prevenzione sia per la formazione degli operatori. Sono questi, secondo me, i due elementi che devono essere rinforzati. Gli operatori e le strutture hanno bisogno di sostegno”.

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